IL CASO
"Taglieggiato per anni da Volpe
lasciavo i soldi sulla sua scrivania"
Lo sfogo del titolare di un'area: in Comune bloccavano ogni mio lavoro. "C'è chi, per fargli chiudere gli occhi su un maxi abuso, arredò la cameretta del figlio"
di CORRADO ZUNINO
"Taglieggiato per anni da Volpe lasciavo i soldi sulla sua scrivania"
Si siede sull'unica panchina all'ombra, attorno i ventun ettari di prato del suo Punto verde: s'allarga nella parte orientale di Roma, non se ne vede la fine. Lui alza lo sguardo e inizia a raccontare. Si libera. "Il responsabile del progetto Punti verde qualità, Stefano Volpe, mi ha taglieggiato per quattro anni. Io contestavo i metodi delle sue assegnazioni e lui metteva la mia pratica in fondo. Ho aperto questa struttura nel 2004, l'ho completata nel 2010 e ad ogni sal, lo stato di avanzamento dei lavori, arrivava la commissione di controllo del Comune e bloccava tutto. "Ci sono quattro panchine ancora da impiantare e gli alberi hanno una circonferenza di 25 centimetri, troppo giovani. Il fusto deve essere almeno trenta. Ma come, ho ventun ettari e mi contesti quattro panchine? Scuse, ostacoli. Per costringermi a pagare".
L'imprenditore sportivo chiede di non essere citato, ha in piedi querele, contese civili. "Comunque ho deciso, vado dal magistrato". Ogni sua rivelazione è accompagnata da una data, una testimonianza, un riscontro. "Quell'uomo, Stefano Volpe, il dirigente dell'assessorato Ambiente ora in carcere con la compagna, mi ha lasciato in piedi notti intere con il pensiero che la mia struttura sarebbe fallita, che mi avrebbe fatto fallire". C'è andato vicino.
"Lo conosco da una vita. È un funzionario
fiscale, al limite dell'ottusità. Preparato sul piano tecnico. Scrive lui i capitolati e i bandi dei Punti verde. Governa un ufficio con trenta persone che faticano a scrivere una lettera senza errori. Volpe è l'unico dirigente con la porta blindata, solo che ha dato le sue chiavi a Fabrizio Moro, l'ex socio di Antonio Lucarelli. Anche Moro, imprenditore scafato, aveva una scrivania all'interno dell'assessorato Ambiente". In assessorato, e in particolare ai Punti verdi, da tempo si viaggiava a colpi di favori: Stefano Volpe si è distinto presto per la voracità. "Il vecchio dirigente, Mastrangelo, un giorno mi rivelò: "Oggi si è preso un assegno da 20 mila euro e l'ha depositato sul conto del fratello".
Allora Volpe era ancora il numero due". Notizie dirette, vissute? "Nel 2008 mi sono piegato. L'uomo mi strangolava con la commissione controllo, roba sua. Prima di partire in missione passavano dal dirigente e lui dava le indicazioni: "Questo lo menate, questo lo salvate... Io, etichettato come di sinistra e rompicoglioni, ero costantemente sotto scacco. Mi sono fatto forza, allora. Dovevo salvare la struttura e la mia famiglia. Ho messo duemila euro in una busta e ho raggiunto Circonvallazione Ostiense. Sono entrato dal dirigente Pvq, Stefano Volpe, e, senza parole, ho lasciato la busta sulla scrivania. Me ne sono andato con una rabbia vergognosa dentro. Avevo tradito gli insegnamenti di mio padre: ""Se lo fai una volta non ti molleranno più". Non mi ha più mollato".
Dopo la prima dazione l'imprenditore di Roma Est torna a respirare. Sei mesi, non di più. "La seconda volta è venuto lui al mio centro sportivo, senza timori. È entrato in segreteria, si è preso altri duemila euro. Le intercettazioni descrivono bene Volpe: si vende per due spicci. Ricordo quando mi martellò perché in ufficio non gli funzionava il computer. Gli ho dovuto regalare pc e stampante. Un ristoratore, per fargli chiudere gli occhi su un abuso enorme, arredò la cameretta del figlio con un impianto stereo da discoteca". Lui, concessionario del punto verde di Roma Est, ha sopportato la visita del funzionario Volpe nella casa al mare, in Sardegna. Senza invito. "Due settimane alloggio e vitto, una tangente in natura".
venerdì 30 marzo 2012
REPUBBLICA 29/3/2012 -Punti verdi, appalti senza gara
Punti verdi, appalti senza gara
Sotto inchiesta altri funzionari
Pressing al telefono alla Belviso. "Vedo che posso fare". La bufera dopo gli arresti. L'inchiesta promette nuovi scenari e nuovi protagonisti
di MARIA ELENA VINCENZI
L'inchiesta sui punti verde qualità non si ferma. Anzi, promette nuovi scenari e nuovi protagonisti. Altre aree, altri imprenditori, altri funzionari comunali in odore di corruzione. È chiaro il gip nell'ordinanza con cui martedì ha disposto gli arresti per due architetti del Campidoglio e due imprenditori che avevano in gestione alcuni pvq, aree che l'amministrazione ha dato in gestione a privati per riqualificare il verde pubblico.
Di spunti ce ne sono parecchi. A partire dalle aree finite nel mirino dei procuratori aggiunti Alberto Caperna e Nello Rossi e dei sostituti Francesco Minisci, Giorgio Orano e Alberto Pioletti e dei finanzieri del I gruppo di Roma e del nucleo di polizia tributaria: molte di più rispetto alle tre per cui sono state disposte le misure (
Tor Sapienza, Feronia e Spinaceto). I due imprenditori arrestati Marco Bernardini e Massimo Dolce, avevano le mani in pasta anche altrove. In una intercettazione telefonica del 7 dicembre scorso, Dolce parla con Stefano Volpe (architetto responsabile dei punti verde finito in manette) e lascia intendere, sottolinea il gip Nicotra,"che truffe e fenomeni corruttivi sono stati commessi e sono in atto anche con riferimento alla realizzazione di altri pvq, in particolare parco Feronia e parco Kolbe".
LA SCHEDA I Punti verde qualità nati per riqualificare le periferie
Non sono i soli: l'ordinanza parla anche di Pino Lecce e Casa Calda (venduti da Dolce a Fabrizio Moro), di Torrevecchia e di Forte Ardeatino.
Insomma il sospetto è che siano diverse le aree che hanno qualcosa che non va. E certo non poteva essere tutto nelle mani di Volpe e della sua compagna Anna Maria Parisi (ai domiciliari). Non a caso l'ordinanza cita anche altri dipendenti comunali. In particolare l'ex capo del dipartimento Ambiente Paolo Giuntarelli (di cui Volpe diceva: "è un amico") e Carlo Sigilò (che riceve un assegno dai due imprenditori e "il cui ruolo, sottolinea il gip, deva ancora essere chiarito").
Resta da spiegare, poi, la telefonata che Dolce fa al vicesindaco Sveva Belviso per cercare di sbloccare un pagamento. È il 14 dicembre scorso. L'imprenditore chiede un aiuto e il numero due del Campidoglio risponde: "Non so perché è stato bloccato, ora provo a informarmi". E, stando alla ricostruzione del gip, a informarsi è l'assessore all'Ambiente Visconti che, qualche ora dopo, informa che il pagamento ha avuto il nulla osta.
Sotto accusa anche le modalità di rilascio delle concessioni che, secondo il gip, "presentano non poche anomalie". Per il pvq di Spinaceto, si legge, "bisognerebbe anche chiarire se ci sia stata una regolare gara pubblica. Dai riscontri probatori risulta che l'attuale concessionaria Maspen Center Sport srl è un soggetto giuridico che non ha partecipato ad alcuna gara, che non è mai stato selezionato e nemmeno valutato per le sue caratteristiche produttive e patrimoniali: una scatola vuota amministrata da un prestanome (Claudio Testi), gestita da Dolce e Bernardini, e dei cui debiti il Comune è reso fideiussore fino a 15.972.000 euro".
(29 marzo 2012)
Sotto inchiesta altri funzionari
Pressing al telefono alla Belviso. "Vedo che posso fare". La bufera dopo gli arresti. L'inchiesta promette nuovi scenari e nuovi protagonisti
di MARIA ELENA VINCENZI
L'inchiesta sui punti verde qualità non si ferma. Anzi, promette nuovi scenari e nuovi protagonisti. Altre aree, altri imprenditori, altri funzionari comunali in odore di corruzione. È chiaro il gip nell'ordinanza con cui martedì ha disposto gli arresti per due architetti del Campidoglio e due imprenditori che avevano in gestione alcuni pvq, aree che l'amministrazione ha dato in gestione a privati per riqualificare il verde pubblico.
Di spunti ce ne sono parecchi. A partire dalle aree finite nel mirino dei procuratori aggiunti Alberto Caperna e Nello Rossi e dei sostituti Francesco Minisci, Giorgio Orano e Alberto Pioletti e dei finanzieri del I gruppo di Roma e del nucleo di polizia tributaria: molte di più rispetto alle tre per cui sono state disposte le misure (
Tor Sapienza, Feronia e Spinaceto). I due imprenditori arrestati Marco Bernardini e Massimo Dolce, avevano le mani in pasta anche altrove. In una intercettazione telefonica del 7 dicembre scorso, Dolce parla con Stefano Volpe (architetto responsabile dei punti verde finito in manette) e lascia intendere, sottolinea il gip Nicotra,"che truffe e fenomeni corruttivi sono stati commessi e sono in atto anche con riferimento alla realizzazione di altri pvq, in particolare parco Feronia e parco Kolbe".
LA SCHEDA I Punti verde qualità nati per riqualificare le periferie
Non sono i soli: l'ordinanza parla anche di Pino Lecce e Casa Calda (venduti da Dolce a Fabrizio Moro), di Torrevecchia e di Forte Ardeatino.
Insomma il sospetto è che siano diverse le aree che hanno qualcosa che non va. E certo non poteva essere tutto nelle mani di Volpe e della sua compagna Anna Maria Parisi (ai domiciliari). Non a caso l'ordinanza cita anche altri dipendenti comunali. In particolare l'ex capo del dipartimento Ambiente Paolo Giuntarelli (di cui Volpe diceva: "è un amico") e Carlo Sigilò (che riceve un assegno dai due imprenditori e "il cui ruolo, sottolinea il gip, deva ancora essere chiarito").
Resta da spiegare, poi, la telefonata che Dolce fa al vicesindaco Sveva Belviso per cercare di sbloccare un pagamento. È il 14 dicembre scorso. L'imprenditore chiede un aiuto e il numero due del Campidoglio risponde: "Non so perché è stato bloccato, ora provo a informarmi". E, stando alla ricostruzione del gip, a informarsi è l'assessore all'Ambiente Visconti che, qualche ora dopo, informa che il pagamento ha avuto il nulla osta.
Sotto accusa anche le modalità di rilascio delle concessioni che, secondo il gip, "presentano non poche anomalie". Per il pvq di Spinaceto, si legge, "bisognerebbe anche chiarire se ci sia stata una regolare gara pubblica. Dai riscontri probatori risulta che l'attuale concessionaria Maspen Center Sport srl è un soggetto giuridico che non ha partecipato ad alcuna gara, che non è mai stato selezionato e nemmeno valutato per le sue caratteristiche produttive e patrimoniali: una scatola vuota amministrata da un prestanome (Claudio Testi), gestita da Dolce e Bernardini, e dei cui debiti il Comune è reso fideiussore fino a 15.972.000 euro".
(29 marzo 2012)
LIBERO 29/3/2012 Roma: Visconti su punti verdi, ribadiamo estraneita'
Roma: Visconti su punti verdi, ribadiamo estraneita'
Cronaca
Roma, 29 mar. - (Adnkronos) - "Come e' stato gia' pubblicamente chiarito, il mio ruolo in relazione al Programma Punti verdi qualita' si limita al fedele svolgimento dei compiti istituzionali e politici. In qualita' di assessore all'Ambiente, appena insediato nel gennaio 2011 ho chiesto un'attenta disamina di ogni attivita' amministrativa legata ai Punti verdi qualita'". E' quanto dichiara l'assessore all'Ambiente di Roma Capitale, Marco Visconti.
"L'esame, gia' avviato dall'attuale capo del Dipartimento nell'agosto 2010, subito dopo il suo insediamento, ha rilevato alcune irregolarita' che abbiamo immediatamente segnalato alla Procura della Repubblica. Inoltre - continua - sono state annullate tutte le determinazioni dirigenziali non conformi ed e' stata revocata la gestione dei Punti verdi Qualita' morosi, con l'ingiunzione della restituzione delle somme".
"Alla luce di quanto sopra ribadito, si diffida chiunque dall'accostare artatamente la mia persona a questa vicenda giudiziaria. In attesa che la Magistratura faccia il suo corso, invito la politica romana alla massima prudenza e ad evitare pericolose strumentalizzazioni che non manchero' di portare in sede civile e penale per difendere i miei diritti di persona non coinvolta in alcun modo nella vicenda giudiziaria", conclude.
Cronaca
Roma, 29 mar. - (Adnkronos) - "Come e' stato gia' pubblicamente chiarito, il mio ruolo in relazione al Programma Punti verdi qualita' si limita al fedele svolgimento dei compiti istituzionali e politici. In qualita' di assessore all'Ambiente, appena insediato nel gennaio 2011 ho chiesto un'attenta disamina di ogni attivita' amministrativa legata ai Punti verdi qualita'". E' quanto dichiara l'assessore all'Ambiente di Roma Capitale, Marco Visconti.
"L'esame, gia' avviato dall'attuale capo del Dipartimento nell'agosto 2010, subito dopo il suo insediamento, ha rilevato alcune irregolarita' che abbiamo immediatamente segnalato alla Procura della Repubblica. Inoltre - continua - sono state annullate tutte le determinazioni dirigenziali non conformi ed e' stata revocata la gestione dei Punti verdi Qualita' morosi, con l'ingiunzione della restituzione delle somme".
"Alla luce di quanto sopra ribadito, si diffida chiunque dall'accostare artatamente la mia persona a questa vicenda giudiziaria. In attesa che la Magistratura faccia il suo corso, invito la politica romana alla massima prudenza e ad evitare pericolose strumentalizzazioni che non manchero' di portare in sede civile e penale per difendere i miei diritti di persona non coinvolta in alcun modo nella vicenda giudiziaria", conclude.
IL TEMPO 30/3/2012 -Tancredi: «Non c'entro niente»
Servizio giardini
Tancredi: «Non c'entro niente»
È estraneo ai fatti.
Non ha mai dato l'ok ai pagamenti. E dichiara la sua fiducia nella magistratura. A parlare è il direttore del Servizio Giardini di Roma Capitale, Fabio Tancredi «Riguardo a quanto riportato da alcuni organi di stampa - attacca - , dichiaro con fermezza di essere estraneo alla vicenda giudiziaria che vede coinvolti alcuni dipendenti comunali e alcuni imprenditori collegati alla gestione di Punti verdi qualità - spiega Fabio Tancredi - In qualità di direttore del Servizio giardini, funzione che ho assunto a decorrere dal mese di novembre 2011, confermo di non aver mai firmato alcun nulla osta di pagamenti a favore della società Maspen, concessionaria di Parco Spinaceto. Certo che la Magistratura chiarirà ogni responsabilità - conclude il responsabile del servizio comunale che si occupa degli spazi verdi nella metropoli - mi riservo di ricorrere in sede penale e civile contro l'associazione strumentale del mio nome ad azioni che mi sono estranee e a questa vicenda giudiziaria».
Vai alla homepage
Tancredi: «Non c'entro niente»
È estraneo ai fatti.
Non ha mai dato l'ok ai pagamenti. E dichiara la sua fiducia nella magistratura. A parlare è il direttore del Servizio Giardini di Roma Capitale, Fabio Tancredi «Riguardo a quanto riportato da alcuni organi di stampa - attacca - , dichiaro con fermezza di essere estraneo alla vicenda giudiziaria che vede coinvolti alcuni dipendenti comunali e alcuni imprenditori collegati alla gestione di Punti verdi qualità - spiega Fabio Tancredi - In qualità di direttore del Servizio giardini, funzione che ho assunto a decorrere dal mese di novembre 2011, confermo di non aver mai firmato alcun nulla osta di pagamenti a favore della società Maspen, concessionaria di Parco Spinaceto. Certo che la Magistratura chiarirà ogni responsabilità - conclude il responsabile del servizio comunale che si occupa degli spazi verdi nella metropoli - mi riservo di ricorrere in sede penale e civile contro l'associazione strumentale del mio nome ad azioni che mi sono estranee e a questa vicenda giudiziaria».
Vai alla homepage
IL MANIFESTO 29/3/2012 Punti verdi qualità, il buco nero di Roma
TRUFFA CAPITALE - Gestire e attrezzare i parchi, i giardini, le campagne della «città più verde d'Europa» può fruttare molto. Con un meccanismo che favorisce i privati a scapito del pubblico
Punti verdi qualità, il buco nero di Roma
APERTURA - Flavia Montini
ROMA
Il Campidoglio e le concessioni a costo zero difficili da revocare anche nel caso di morosità del gestore
«Punti Verde Qualità» di Roma: è l'ultimo scandalo che ha colpito la capitale. Le indagini della procura della Repubblica sulle opere pubbliche progettate e realizzate con fondi privati su terreni comunali hanno portato in carcere quattro persone, fra imprenditori e funzionari comunali, con l'accusa di corruzione e truffa ai danni del comune. Ma cosa sono i Punti verde qualità? Quando nascono e per quali scopi? E qual è il meccanismo di gestione nel quale si inseriscono agevolmente gli eventuali corruttori e corrotti?
Tutto inizia con la prima giunta Rutelli che nel 1995 lancia la sperimentazione per la «Realizzazione e la gestione delle aree di proprietà comunale abbandonate o delle aree verdi non attrezzate o insufficientemente attrezzate». Il comune mette a bando grandi aree verdi che gli assegnatari avrebbero dotato di impianti e servizi, in parte a pagamento, in parte di libera fruizione, curando la manutenzione dell'intera area.
I Punti verde qualità (Pvq) sono una delle tante modalità di gestione del verde pubblico di Roma, «città più verde d'Europa». Meravigliose ville storiche, grandi aree protette a ridosso della città, parchi e giardini di quartiere: un patrimonio immenso e molto costoso. Per far fronte alle ingenti spese a metà degli anni Novanta il comune di Roma avvia «concessioni a costo zero», partenariati che affidano a privati - associazioni, cooperative, società - la manutenzione del verde pubblico in cambio di benefici di vario tipo a seconda della convenzione firmata. Oggi viene gestito così il 5% del verde pubblico romano, quasi 180 ettari, un'estensione di poco inferiore a quella di Villa Pamphili. Una buona pratica di collaborazione fra pubblico e privato? Nel caso dei Punti verde qualità forse no.
«Innanzitutto c'era un problema di risorse», racconta Loredana De Petris, all'epoca assessore alle politiche ambientali. «Quando vincemmo le elezioni, nel '93, trovammo una situazione economica e organizzativa molto seria tanto che si ipotizzò anche di dichiarare il default del comune». Si optò, invece, per la via del risanamento, ideando strumenti di manutenzione del verde che, affidandosi a soggetti esterni, non gravassero sulle malridotte casse comunali. A fronte di un numero sempre crescente di aree verdi, il Servizio Giardini di Roma subisce infatti una forte riduzione di personale: tra il 1996 e il 2003 il numero di giardinieri e operai passa infatti da 1.124 a 612 unità.
«La proposta è partita - conferma l'architetto Stefano Mastrangelo, allora direttore del dipartimento per le Politiche ambientali e agricole del comune - dalla constatazione dell'enorme patrimonio di spazi pubblici destinati a verde che il comune non avrebbe mai avuto le risorse né per attrezzare né per manutenere. Nei quartieri di periferia l'offerta di verde era addirittura superiore alla domanda, ma erano lande desolate. Per evitare il degrado e gli atti di vandalismo pensammo di dotarle di attrezzature e servizi, in modo equilibrato, per stimolare una maggiore e migliore frequentazione».
Non tutto, però, è andato per il verso giusto. Delle 75 aree messe a bando dal comune nel 1995, solo 18 sono state effettivamente riqualificate, attrezzate e oggi sono aperte al pubblico. Neanche 130 ettari a fronte degli oltre 1.000 previsti dal bando. In 10 aree i cantieri sono ancora aperti e per tutte le altre i lavori non sono stati mai avviati: le aree giacciono, ora come allora, in uno stato di abbandono. Ma come si è arrivati a questo punto?
«Su molte aree ci sono stati subito tantissimi problemi: occupazioni abusive o vincoli paesaggistici e archeologici - racconta De Petris - Alcuni lotti inizialmente individuati non sono stati inseriti nel bando». Un lavoro lungo e faticoso a causa delle negligenze decennali dell'amministrazione comunale che non era a conoscenza delle aree di sua proprietà.
«Si capiva dall'inizio che sarebbe stato un fallimento» afferma deciso Paolo Berdini, urbanista e attento osservatore dei processi di costruzione della città. «Non c'è dubbio che la manutenzione costa - prosegue - ma limitandosi a denunciare la mancanza di risorse economiche, non ci si è chiesti quanto sarebbe costato». Le aree inserite nel bando, inoltre, sono state scelte senza criterio specifico, se non quello della loro disponibilità immediata. «Sono gli anni del trionfo della concezione economicistica della città - ricorda Berdini - Il ragionamento mancato è che deve essere il pubblico a decidere quali aree vanno a bando, dare indicazioni precise, scegliere dove porre un'attenzione maggiore, su una specifica area, nei quartieri di edilizia pubblica. Ci voleva una forza che il pubblico non ha più».
Molte aree del bando erano destinate a verde e servizi già dai "Piani di Zona" del Piano regolatore, secondo le disposizione della legge 167 del 1962 sull'edilizia economica e popolare. Erano quindi spazi inseriti in un ragionamento urbanistico di cui non vi è più traccia nel bando che si limita a prevedere soltanto un elenco di servizi e attrezzature «obbligatori» e «compatibili». In ciascun Pvq l'imprenditore avrebbe dovuto costruire una ludoteca, un parco giochi, un punto ristoro, spazi espositivi e servizi socio-culturali. Una lista valida per tutte le aree, generica e approssimativa che non obbligava a un preventivo studio del territorio, né una verifica dei bisogni degli abitanti. «C'è un po' di semplicismo in quell'elenco. Per poter dare un'indicazione precisa - riflette Stefano Mastrangelo - avremmo dovuto fare una pianificazione sul territorio, di settore, sulle attività sportive e ludico-ricreative. Bisogna avere una strategia su tutta la città». Strategia su cui l'amministrazione comunale non ha lavorato, lasciando la valutazione ai privati. Ma «il pubblico non può delegare ad altri quello che è il suo compito specifico» commenta Berdini. «La cosa dolorosa è la privatizzazione della sfera pubblica».
Lasciati senza indicazioni specifiche, gli imprenditori hanno realizzato le strutture economicamente più redditizie e non quelle socialmente più rilevanti. È difficile infatti che un privato investa, per esempio, su sport minori, realizzando un campo d'atletica o una palestra per la pallavolo. Quasi sempre sono stati costruiti campetti da calcio, piscine e palestre per il fitness, anche in una stessa zona, a poca distanza fra loro, con una duplicazione dei servizi. Come nel caso del Pvq Grottaperfetta a Cinecittà dove sorgeranno una palestra, una piscina e un centro sportivo. «Si persevera nel costruire strutture sportive - denuncia il Wwf Lazio - in una porzione della città in cui l'offerta è largamente in grado di soddisfare la richiesta di settore, mistificando nuovo cemento come forma di riqualificazione, di fatto degradando il territorio».
Un altro errore del bando sta nel fatto che il direttore dei lavori sia scelto dal concessionario e non dalla pubblica amministrazione. Il mancato controllo sull'effettiva realizzazione dei progetti ha dato vita a Punti Verde Qualità in cui lo spazio pubblico e fruibile da tutti è ridotto al minimo, come al Centro sportivo Perconti dei Colli Aniene dove sono sorti servizi lontani dalla nozione di "verde pubblico". O come il McDonald's ai Parchi della Colombo e in via Romagnoli a Dragona, o dove è prevalso l'interesse commerciale su quello pubblico come il cinema Stardust Village all'Eur, dove i residenti hanno dovuto lottare per mesi prima di veder realizzato il parco pubblico intorno al cinema.
Naturalmente ci sono anche casi di imprenditori onesti e volenterosi che hanno realizzato impianti sportivi per i disabili o promosso attività socialmente utili. Rare e fortunate eccezioni. Come il caso del Pvq La Rustica, periferia est di Roma, aperto un anno fa con il plauso dei residenti. «Un evento che attendevamo da molto tempo. In questi anni - si legge nel blog del comitato di quartiere - abbiamo ottenuto, in corso d'opera, dei miglioramenti al progetto iniziale, anche grazie alla disponibilità del concessionario, la Polisportiva Roma Sud». Da spazio inutilizzato e degradato, il parco è oggi un luogo di ritrovo molto frequentato da adulti e bambini.
Un punto cruciale è l'aspetto economico-finanziario. Perché si è giunti al paradosso di un programma nato per sgravare l'economia di un'amministrazione già in crisi di bilancio e che rischia invece di affossarla ancora di più?
«Il meccanismo economico non era stato approfondito», risponde candidamente Mastrangelo. «Per un "vizio ideologico" dell'allora giunta di centro-sinistra», riconosce Foschi. Per timore di possibili privatizzazioni delle aree da parte di privati, infatti, i destinatari ideali del bando sono le polisportive, le associazioni, le onlus, le cooperative. Tutti soggetti senza grandi disponibilità economiche, inadatti a sostenere un simile sforzo imprenditoriale. Per questo la giunta Rutelli prevede agevolazioni nei prestiti e decide che a farsi garante verso le banche in caso di morosità del concessionario sarà il Comune. I privati che non ce l'hanno fatta a sostenere l'impresa «hanno avviato una compravendita delle concessioni, procedura non contemplata dal bando, nel disinteresse colpevole dell'amministrazione», racconta Enzo Foschi, allora consigliere comunale di maggioranza e autore della denuncia in procura nel 2010. Oppure hanno smesso di pagare le rate dei mutui, obbligando il comune a farsi carico dei debiti. Come nel caso del debito di quasi 2 milioni di euro contratto dalla VigorPerconti di Colli Aniene.
E se tutti i Pvq di Roma fallissero? Si creerebbe un buco nelle casse del comune di Roma di proporzioni spaventose: fino a 350 milioni di euro, secondo un'associazione che riunisce alcuni imprenditori dei Pvq. Nonostante il rischio, nel 2006 il comune ha confermato il meccanismo, concedendo, con due apposite delibere, una fidejussione per favorire l'accesso al credito per i concessionari, stipulando un accordo con la Banca di Credito Cooperativo. Orlando Garimberti, imprenditore che gestisce un Pvq di Ostia, chiede invece «la sostituzione del regime fidejussorio con un diritto di superficie che liberi il Campidoglio da responsabilità per insolvenza». Secondo le regole tradizionali del project financing il suolo resta pubblico mentre il privato, in cambio di una concessione di 99 anni, accede al mutuo ipotecando il bene. Il Comune non mette più garanzie e i rischi finanziari sono azzerati».
«Sui meccanismi di revoca della concessione in caso di morosità del privato - racconta Mastrangelo - abbiamo scoperto che sono veramente difficili da attuare. Tirare fuori un concessionario moroso da un Pvq è un'operazione complicata, perché fa opposizione agli atti e dovresti sgombrarlo con la forza pubblica». E infatti è successo una sola volta, al Pvq di via Madonna di Campiglio, che venne chiuso dal comune per rimettere a bando l'area e trovare un nuovo imprenditore. «Dopo 10 giorni abbiamo dovuto riaprire - racconta Mastrangelo - per le forti proteste dei clienti che non volevamo perdere l'abbonamento sottoscritto».
Dall'idea iniziale dei Pvq si sono sviluppati altri programmi per l'affidamento a privati di aree pubbliche, come i Punti verde Ristoro e Infanzia. Anche qui, pur in misura minore, non sono mancate polemiche e denunce dei residenti sulla tendenza di alcuni gestori di allargare l'area a loro disposizione, a scapito del verde pubblico.
Con i Punti Verdi Qualità si era individuata una traiettoria per la partecipazione dei privati nella realizzazione e gestione di opere pubbliche. Principio valido se le regole sono chiare e con una mano pubblica capace di guidare i processi, di indirizzare l'iniziativa economica vincolandola entro precisi limiti, attuando severi controlli per tutelare l'interesse collettivo. Il pubblico, invece, delegando uno dei suoi compiti principali, ha fatto un passo indietro, rinunciando, di fatto, a fare il pubblico. E anzi, a quanto emerge in questi giorni dall'inchiesta della procura, si è dato vita a un complesso sistema di corruzione e abuso di potere.
Punti verdi qualità, il buco nero di Roma
APERTURA - Flavia Montini
ROMA
Il Campidoglio e le concessioni a costo zero difficili da revocare anche nel caso di morosità del gestore
«Punti Verde Qualità» di Roma: è l'ultimo scandalo che ha colpito la capitale. Le indagini della procura della Repubblica sulle opere pubbliche progettate e realizzate con fondi privati su terreni comunali hanno portato in carcere quattro persone, fra imprenditori e funzionari comunali, con l'accusa di corruzione e truffa ai danni del comune. Ma cosa sono i Punti verde qualità? Quando nascono e per quali scopi? E qual è il meccanismo di gestione nel quale si inseriscono agevolmente gli eventuali corruttori e corrotti?
Tutto inizia con la prima giunta Rutelli che nel 1995 lancia la sperimentazione per la «Realizzazione e la gestione delle aree di proprietà comunale abbandonate o delle aree verdi non attrezzate o insufficientemente attrezzate». Il comune mette a bando grandi aree verdi che gli assegnatari avrebbero dotato di impianti e servizi, in parte a pagamento, in parte di libera fruizione, curando la manutenzione dell'intera area.
I Punti verde qualità (Pvq) sono una delle tante modalità di gestione del verde pubblico di Roma, «città più verde d'Europa». Meravigliose ville storiche, grandi aree protette a ridosso della città, parchi e giardini di quartiere: un patrimonio immenso e molto costoso. Per far fronte alle ingenti spese a metà degli anni Novanta il comune di Roma avvia «concessioni a costo zero», partenariati che affidano a privati - associazioni, cooperative, società - la manutenzione del verde pubblico in cambio di benefici di vario tipo a seconda della convenzione firmata. Oggi viene gestito così il 5% del verde pubblico romano, quasi 180 ettari, un'estensione di poco inferiore a quella di Villa Pamphili. Una buona pratica di collaborazione fra pubblico e privato? Nel caso dei Punti verde qualità forse no.
«Innanzitutto c'era un problema di risorse», racconta Loredana De Petris, all'epoca assessore alle politiche ambientali. «Quando vincemmo le elezioni, nel '93, trovammo una situazione economica e organizzativa molto seria tanto che si ipotizzò anche di dichiarare il default del comune». Si optò, invece, per la via del risanamento, ideando strumenti di manutenzione del verde che, affidandosi a soggetti esterni, non gravassero sulle malridotte casse comunali. A fronte di un numero sempre crescente di aree verdi, il Servizio Giardini di Roma subisce infatti una forte riduzione di personale: tra il 1996 e il 2003 il numero di giardinieri e operai passa infatti da 1.124 a 612 unità.
«La proposta è partita - conferma l'architetto Stefano Mastrangelo, allora direttore del dipartimento per le Politiche ambientali e agricole del comune - dalla constatazione dell'enorme patrimonio di spazi pubblici destinati a verde che il comune non avrebbe mai avuto le risorse né per attrezzare né per manutenere. Nei quartieri di periferia l'offerta di verde era addirittura superiore alla domanda, ma erano lande desolate. Per evitare il degrado e gli atti di vandalismo pensammo di dotarle di attrezzature e servizi, in modo equilibrato, per stimolare una maggiore e migliore frequentazione».
Non tutto, però, è andato per il verso giusto. Delle 75 aree messe a bando dal comune nel 1995, solo 18 sono state effettivamente riqualificate, attrezzate e oggi sono aperte al pubblico. Neanche 130 ettari a fronte degli oltre 1.000 previsti dal bando. In 10 aree i cantieri sono ancora aperti e per tutte le altre i lavori non sono stati mai avviati: le aree giacciono, ora come allora, in uno stato di abbandono. Ma come si è arrivati a questo punto?
«Su molte aree ci sono stati subito tantissimi problemi: occupazioni abusive o vincoli paesaggistici e archeologici - racconta De Petris - Alcuni lotti inizialmente individuati non sono stati inseriti nel bando». Un lavoro lungo e faticoso a causa delle negligenze decennali dell'amministrazione comunale che non era a conoscenza delle aree di sua proprietà.
«Si capiva dall'inizio che sarebbe stato un fallimento» afferma deciso Paolo Berdini, urbanista e attento osservatore dei processi di costruzione della città. «Non c'è dubbio che la manutenzione costa - prosegue - ma limitandosi a denunciare la mancanza di risorse economiche, non ci si è chiesti quanto sarebbe costato». Le aree inserite nel bando, inoltre, sono state scelte senza criterio specifico, se non quello della loro disponibilità immediata. «Sono gli anni del trionfo della concezione economicistica della città - ricorda Berdini - Il ragionamento mancato è che deve essere il pubblico a decidere quali aree vanno a bando, dare indicazioni precise, scegliere dove porre un'attenzione maggiore, su una specifica area, nei quartieri di edilizia pubblica. Ci voleva una forza che il pubblico non ha più».
Molte aree del bando erano destinate a verde e servizi già dai "Piani di Zona" del Piano regolatore, secondo le disposizione della legge 167 del 1962 sull'edilizia economica e popolare. Erano quindi spazi inseriti in un ragionamento urbanistico di cui non vi è più traccia nel bando che si limita a prevedere soltanto un elenco di servizi e attrezzature «obbligatori» e «compatibili». In ciascun Pvq l'imprenditore avrebbe dovuto costruire una ludoteca, un parco giochi, un punto ristoro, spazi espositivi e servizi socio-culturali. Una lista valida per tutte le aree, generica e approssimativa che non obbligava a un preventivo studio del territorio, né una verifica dei bisogni degli abitanti. «C'è un po' di semplicismo in quell'elenco. Per poter dare un'indicazione precisa - riflette Stefano Mastrangelo - avremmo dovuto fare una pianificazione sul territorio, di settore, sulle attività sportive e ludico-ricreative. Bisogna avere una strategia su tutta la città». Strategia su cui l'amministrazione comunale non ha lavorato, lasciando la valutazione ai privati. Ma «il pubblico non può delegare ad altri quello che è il suo compito specifico» commenta Berdini. «La cosa dolorosa è la privatizzazione della sfera pubblica».
Lasciati senza indicazioni specifiche, gli imprenditori hanno realizzato le strutture economicamente più redditizie e non quelle socialmente più rilevanti. È difficile infatti che un privato investa, per esempio, su sport minori, realizzando un campo d'atletica o una palestra per la pallavolo. Quasi sempre sono stati costruiti campetti da calcio, piscine e palestre per il fitness, anche in una stessa zona, a poca distanza fra loro, con una duplicazione dei servizi. Come nel caso del Pvq Grottaperfetta a Cinecittà dove sorgeranno una palestra, una piscina e un centro sportivo. «Si persevera nel costruire strutture sportive - denuncia il Wwf Lazio - in una porzione della città in cui l'offerta è largamente in grado di soddisfare la richiesta di settore, mistificando nuovo cemento come forma di riqualificazione, di fatto degradando il territorio».
Un altro errore del bando sta nel fatto che il direttore dei lavori sia scelto dal concessionario e non dalla pubblica amministrazione. Il mancato controllo sull'effettiva realizzazione dei progetti ha dato vita a Punti Verde Qualità in cui lo spazio pubblico e fruibile da tutti è ridotto al minimo, come al Centro sportivo Perconti dei Colli Aniene dove sono sorti servizi lontani dalla nozione di "verde pubblico". O come il McDonald's ai Parchi della Colombo e in via Romagnoli a Dragona, o dove è prevalso l'interesse commerciale su quello pubblico come il cinema Stardust Village all'Eur, dove i residenti hanno dovuto lottare per mesi prima di veder realizzato il parco pubblico intorno al cinema.
Naturalmente ci sono anche casi di imprenditori onesti e volenterosi che hanno realizzato impianti sportivi per i disabili o promosso attività socialmente utili. Rare e fortunate eccezioni. Come il caso del Pvq La Rustica, periferia est di Roma, aperto un anno fa con il plauso dei residenti. «Un evento che attendevamo da molto tempo. In questi anni - si legge nel blog del comitato di quartiere - abbiamo ottenuto, in corso d'opera, dei miglioramenti al progetto iniziale, anche grazie alla disponibilità del concessionario, la Polisportiva Roma Sud». Da spazio inutilizzato e degradato, il parco è oggi un luogo di ritrovo molto frequentato da adulti e bambini.
Un punto cruciale è l'aspetto economico-finanziario. Perché si è giunti al paradosso di un programma nato per sgravare l'economia di un'amministrazione già in crisi di bilancio e che rischia invece di affossarla ancora di più?
«Il meccanismo economico non era stato approfondito», risponde candidamente Mastrangelo. «Per un "vizio ideologico" dell'allora giunta di centro-sinistra», riconosce Foschi. Per timore di possibili privatizzazioni delle aree da parte di privati, infatti, i destinatari ideali del bando sono le polisportive, le associazioni, le onlus, le cooperative. Tutti soggetti senza grandi disponibilità economiche, inadatti a sostenere un simile sforzo imprenditoriale. Per questo la giunta Rutelli prevede agevolazioni nei prestiti e decide che a farsi garante verso le banche in caso di morosità del concessionario sarà il Comune. I privati che non ce l'hanno fatta a sostenere l'impresa «hanno avviato una compravendita delle concessioni, procedura non contemplata dal bando, nel disinteresse colpevole dell'amministrazione», racconta Enzo Foschi, allora consigliere comunale di maggioranza e autore della denuncia in procura nel 2010. Oppure hanno smesso di pagare le rate dei mutui, obbligando il comune a farsi carico dei debiti. Come nel caso del debito di quasi 2 milioni di euro contratto dalla VigorPerconti di Colli Aniene.
E se tutti i Pvq di Roma fallissero? Si creerebbe un buco nelle casse del comune di Roma di proporzioni spaventose: fino a 350 milioni di euro, secondo un'associazione che riunisce alcuni imprenditori dei Pvq. Nonostante il rischio, nel 2006 il comune ha confermato il meccanismo, concedendo, con due apposite delibere, una fidejussione per favorire l'accesso al credito per i concessionari, stipulando un accordo con la Banca di Credito Cooperativo. Orlando Garimberti, imprenditore che gestisce un Pvq di Ostia, chiede invece «la sostituzione del regime fidejussorio con un diritto di superficie che liberi il Campidoglio da responsabilità per insolvenza». Secondo le regole tradizionali del project financing il suolo resta pubblico mentre il privato, in cambio di una concessione di 99 anni, accede al mutuo ipotecando il bene. Il Comune non mette più garanzie e i rischi finanziari sono azzerati».
«Sui meccanismi di revoca della concessione in caso di morosità del privato - racconta Mastrangelo - abbiamo scoperto che sono veramente difficili da attuare. Tirare fuori un concessionario moroso da un Pvq è un'operazione complicata, perché fa opposizione agli atti e dovresti sgombrarlo con la forza pubblica». E infatti è successo una sola volta, al Pvq di via Madonna di Campiglio, che venne chiuso dal comune per rimettere a bando l'area e trovare un nuovo imprenditore. «Dopo 10 giorni abbiamo dovuto riaprire - racconta Mastrangelo - per le forti proteste dei clienti che non volevamo perdere l'abbonamento sottoscritto».
Dall'idea iniziale dei Pvq si sono sviluppati altri programmi per l'affidamento a privati di aree pubbliche, come i Punti verde Ristoro e Infanzia. Anche qui, pur in misura minore, non sono mancate polemiche e denunce dei residenti sulla tendenza di alcuni gestori di allargare l'area a loro disposizione, a scapito del verde pubblico.
Con i Punti Verdi Qualità si era individuata una traiettoria per la partecipazione dei privati nella realizzazione e gestione di opere pubbliche. Principio valido se le regole sono chiare e con una mano pubblica capace di guidare i processi, di indirizzare l'iniziativa economica vincolandola entro precisi limiti, attuando severi controlli per tutelare l'interesse collettivo. Il pubblico, invece, delegando uno dei suoi compiti principali, ha fatto un passo indietro, rinunciando, di fatto, a fare il pubblico. E anzi, a quanto emerge in questi giorni dall'inchiesta della procura, si è dato vita a un complesso sistema di corruzione e abuso di potere.
CINQUEGIORNI 30/3/2012 Punti verdi, tutta la storia dal 2006
Punti verdi, tutta la storia dal 2006
LO SCANDALO - Ripercorriamo le fasi della vicenda, raccontate da “Cinque Giorni” sin dall’autunno del 2010
Punti verdi, tutta la storia dal 2006
Ora che il bubbone dei punti verdi qualità (PVQ) è scoppiato dilagando ormai sulle cronache romane di tutti i quotidiani, non è inopportuno ricordare ai nostri lettori i trenta articoli, servizi ed approfondimenti che Cinque Giorni ha pubblicato già dall'autunno del 2010, quando il consigliere regionale del PD Enzo Foschi presentò il suo esposto alla Procura della Repubblica. Già, perché nel bailamme della polemica politica laddove le parti si rinfacciano reciprocamente i torti e le omissioni, non emergono ancora chiaramente le dimensioni di quella che potrebbe essere la truffa del secolo, almeno per la Capitale.
Ragioniamo quindi sui fatti, o meglio sui soldi che tutta l'operazione ha fatto girare. Soldi nostri, di noi cittadini contribuenti, sia ben chiaro. Accantonate le chiacchiere sulle finalità sociali di queste aree verdi vediamo cosa è successo dal 2006 ad oggi. Con due delibere consiliari del 14 settembre di quell'anno, la 148 e la 149 votate dai consiglieri di tutti i partiti presenti in aula, si autorizzava il Comune a rilasciare garanzia fideiussoria per favorire l'accesso al credito da parte dei concessionari di PVQ. Una fideiussione al 95% per 180 milioni, 90 milioni della Bcc e 90 del Credito Sportivo. Nel frattempo l'affare cresce, le concessioni passano da una società all'altra, i cantieri lavorano e qualche PVQ già funziona, per cui sorge la necessità di rifinanziare tutta l'operazione. Ma questa volta non si risparmia e con delibera n.101 del 17 novembre 2009 il Consiglio, con tutte le forze politiche più o meno presenti in aula, delibera di concedere analoga garanzia al 95% alla Bcc per ben 220 milioni. In meno di tre anni il Comune di Roma finisce per garantire 400 milioni ovvero, tanto per memoria, 800 miliardi di vecchie lire. Una massa di liquidità a costo quasi zero se non per quella quota di garanzia del 5% in quota ai concessionari che presto la Bcc riassorbirà in considerazione della morosità di alcuni poco virtuosi. Soldi che dovevano servire a tirar su strutture sportive, centri fitness, chioschi, ristoranti ecc, ma in molti casi il conto economico non quadra e i concessionari stentano a restituire i ratei di mutuo alla Bcc mettendo oggettivamente a rischio l'erario comunale che ha garantito. Non è casuale che l'associazione dei concessionari invochi una soluzione 'politica' che prolunghi le concessioni oltre i 33 anni, ma soprattutto consenta ai concessionari di pagare i soli interessi sul debito per tempi indefiniti.
Sin qui parliamo di imprenditori in difficoltà o che hanno sbagliato il conto economico; ben diverso è il rischio di soldi che potrebbero essere finiti nelle tasche di qualcuno. Escludiamo per un attimo la presunta corruzione di alcuni funzionari preposti al controllo dei vari stati di avanzamento lavori cui corrispondevano le sostanziose erogazioni di credito e ricapitoliamo alcune vicende. L'imprenditore Dolce finisce in galera per fatture gonfiate di 1 milione e 200 mila euro a fronte di lavori movimento terra al Parco Spinaceto inferiori almeno di 500/600 mila euro, ma c'è di peggio. Feronia ad esempio. Da una perizia effettuata lo scorso anno risulterebbe che la Edil House avrebbe emesso fatture per circa 8 milioni di euro alla luoghi del Tempo' di Lucia Mokbel e del marito direttore ai lavori, l'ingegner Scarrozza. La perizia scrive però di "periodi di presenza non congrui' rispetto all'ammontare delle fatture emesse, adombrando la sovrafatturazione.
Dopo la pubblicazione della notizia incontrammo Andrea Munno che pur non comparendo nella compagine societaria e tanto meno nelle cariche amministrative della Edil House 80, è il patron del PVQ Parco Kolbe in fase di realizzazione. Questi lamentò che la perizia fosse stata effettuata senza un contraddittorio con la Edil House, anzi ci disse di essere ancora creditore dello Scarrozza per oltre un milione. Sarà. Ma resta il fatto che Scarrozza dichiara di aver realizzato lavori per 13 milioni mentre dalla perizia ne risulterebbero realizzati per 7. Ci sono poi i 4 milioni del PVQ Vigor Perconti a tiburtino sud, mai restituiti alla Banca a struttura ultimata. Non sorprende quindi che la Procura stia ormai indagando a tutto campo. Eppure nel 2009 si decise di rifinanziare tutta l'operazione con 220 milioni mentre alcuni sostengono che ne sarebbero stati necessari solo (?) 120. Perché? 67 concessioni ma solo 17 le strutture completate, eppure l'unico documento ufficiale riassuntivo, ancorché incompleto, ci risulta sia stato redatto solo nell'autunno dello scorso anni e già qui le anomalie, come abbiamo pubblicato, risultavano evidenti. Ma per capirvi qualcosa di più o di peggio, occorrerà risalire al giro delle concessioni esistenti e alla loro concentrazioni in alcune mani proprio a partire, guarda caso, dal 2009. (continua)
Giuliano Longo
LO SCANDALO - Ripercorriamo le fasi della vicenda, raccontate da “Cinque Giorni” sin dall’autunno del 2010
Punti verdi, tutta la storia dal 2006
Ora che il bubbone dei punti verdi qualità (PVQ) è scoppiato dilagando ormai sulle cronache romane di tutti i quotidiani, non è inopportuno ricordare ai nostri lettori i trenta articoli, servizi ed approfondimenti che Cinque Giorni ha pubblicato già dall'autunno del 2010, quando il consigliere regionale del PD Enzo Foschi presentò il suo esposto alla Procura della Repubblica. Già, perché nel bailamme della polemica politica laddove le parti si rinfacciano reciprocamente i torti e le omissioni, non emergono ancora chiaramente le dimensioni di quella che potrebbe essere la truffa del secolo, almeno per la Capitale.
Ragioniamo quindi sui fatti, o meglio sui soldi che tutta l'operazione ha fatto girare. Soldi nostri, di noi cittadini contribuenti, sia ben chiaro. Accantonate le chiacchiere sulle finalità sociali di queste aree verdi vediamo cosa è successo dal 2006 ad oggi. Con due delibere consiliari del 14 settembre di quell'anno, la 148 e la 149 votate dai consiglieri di tutti i partiti presenti in aula, si autorizzava il Comune a rilasciare garanzia fideiussoria per favorire l'accesso al credito da parte dei concessionari di PVQ. Una fideiussione al 95% per 180 milioni, 90 milioni della Bcc e 90 del Credito Sportivo. Nel frattempo l'affare cresce, le concessioni passano da una società all'altra, i cantieri lavorano e qualche PVQ già funziona, per cui sorge la necessità di rifinanziare tutta l'operazione. Ma questa volta non si risparmia e con delibera n.101 del 17 novembre 2009 il Consiglio, con tutte le forze politiche più o meno presenti in aula, delibera di concedere analoga garanzia al 95% alla Bcc per ben 220 milioni. In meno di tre anni il Comune di Roma finisce per garantire 400 milioni ovvero, tanto per memoria, 800 miliardi di vecchie lire. Una massa di liquidità a costo quasi zero se non per quella quota di garanzia del 5% in quota ai concessionari che presto la Bcc riassorbirà in considerazione della morosità di alcuni poco virtuosi. Soldi che dovevano servire a tirar su strutture sportive, centri fitness, chioschi, ristoranti ecc, ma in molti casi il conto economico non quadra e i concessionari stentano a restituire i ratei di mutuo alla Bcc mettendo oggettivamente a rischio l'erario comunale che ha garantito. Non è casuale che l'associazione dei concessionari invochi una soluzione 'politica' che prolunghi le concessioni oltre i 33 anni, ma soprattutto consenta ai concessionari di pagare i soli interessi sul debito per tempi indefiniti.
Sin qui parliamo di imprenditori in difficoltà o che hanno sbagliato il conto economico; ben diverso è il rischio di soldi che potrebbero essere finiti nelle tasche di qualcuno. Escludiamo per un attimo la presunta corruzione di alcuni funzionari preposti al controllo dei vari stati di avanzamento lavori cui corrispondevano le sostanziose erogazioni di credito e ricapitoliamo alcune vicende. L'imprenditore Dolce finisce in galera per fatture gonfiate di 1 milione e 200 mila euro a fronte di lavori movimento terra al Parco Spinaceto inferiori almeno di 500/600 mila euro, ma c'è di peggio. Feronia ad esempio. Da una perizia effettuata lo scorso anno risulterebbe che la Edil House avrebbe emesso fatture per circa 8 milioni di euro alla luoghi del Tempo' di Lucia Mokbel e del marito direttore ai lavori, l'ingegner Scarrozza. La perizia scrive però di "periodi di presenza non congrui' rispetto all'ammontare delle fatture emesse, adombrando la sovrafatturazione.
Dopo la pubblicazione della notizia incontrammo Andrea Munno che pur non comparendo nella compagine societaria e tanto meno nelle cariche amministrative della Edil House 80, è il patron del PVQ Parco Kolbe in fase di realizzazione. Questi lamentò che la perizia fosse stata effettuata senza un contraddittorio con la Edil House, anzi ci disse di essere ancora creditore dello Scarrozza per oltre un milione. Sarà. Ma resta il fatto che Scarrozza dichiara di aver realizzato lavori per 13 milioni mentre dalla perizia ne risulterebbero realizzati per 7. Ci sono poi i 4 milioni del PVQ Vigor Perconti a tiburtino sud, mai restituiti alla Banca a struttura ultimata. Non sorprende quindi che la Procura stia ormai indagando a tutto campo. Eppure nel 2009 si decise di rifinanziare tutta l'operazione con 220 milioni mentre alcuni sostengono che ne sarebbero stati necessari solo (?) 120. Perché? 67 concessioni ma solo 17 le strutture completate, eppure l'unico documento ufficiale riassuntivo, ancorché incompleto, ci risulta sia stato redatto solo nell'autunno dello scorso anni e già qui le anomalie, come abbiamo pubblicato, risultavano evidenti. Ma per capirvi qualcosa di più o di peggio, occorrerà risalire al giro delle concessioni esistenti e alla loro concentrazioni in alcune mani proprio a partire, guarda caso, dal 2009. (continua)
Giuliano Longo
mercoledì 28 marzo 2012
ROMA CAPITALE NEWS - PUNTI VERDI QUALITA’, ALEMANNO E VISCONTI: UN UFFICIO AD HOC AL COMUNE
PUNTI VERDI QUALITA’, ALEMANNO E VISCONTI: UN UFFICIO AD HOC AL COMUNE
mar 28, 2012 | Commenti 0
Un ufficio dedicato al Programma Punti Verdi Qualità sarà aperto presso il Comune di Roma Capitale, al fine di “proseguire il lavoro di revisione già avviato dal Dipartimento ambiente”. L’iniziativa parte dall’assessore all’Ambiente Marco Visconti e dallo stesso sindaco Gianni Alemanno.
L’ufficio “assumerà la piena responsabilità” del programma Punti Verdi allo scopo di “di garantire sia un approccio complessivo sia l’esame rigoroso e puntuale di ogni singola situazione”. Il Comune vuole così raggiungere la massima trasparenza in merito alla questione e intende risolvere nel più breve tempo possibile tutti i problemi relativi alla situazione
mar 28, 2012 | Commenti 0
Un ufficio dedicato al Programma Punti Verdi Qualità sarà aperto presso il Comune di Roma Capitale, al fine di “proseguire il lavoro di revisione già avviato dal Dipartimento ambiente”. L’iniziativa parte dall’assessore all’Ambiente Marco Visconti e dallo stesso sindaco Gianni Alemanno.
L’ufficio “assumerà la piena responsabilità” del programma Punti Verdi allo scopo di “di garantire sia un approccio complessivo sia l’esame rigoroso e puntuale di ogni singola situazione”. Il Comune vuole così raggiungere la massima trasparenza in merito alla questione e intende risolvere nel più breve tempo possibile tutti i problemi relativi alla situazione
ROMATODAY -Spinaceto: scandalo Punto Verde Qualità. Arrivano le manette
RomaToday » Zone » Eur » Spinaceto
Spinaceto: scandalo Punto Verde Qualità. Arrivano le manette
Arrestato l'uomo della Maspen Sport S.r.L., piccola azienda assegnataria del Punto Verde in via di Mezzocammino, a Spinaceto
di Fabio Grilli 27/03/2012
1
PersonaMassimo Dolce
LuogoSpinaceto
Storie Correlate
Casal Brunori: molte perplessità sul Punto Verde Qualità Casal Brunori: molte perplessità sul Punto Verde Qualità
Spinaceto: inaugurato il nuovo mercato di via di Mezzocammino Spinaceto: inaugurato il nuovo mercato di via di Mezzocammino
Casal Brunori: ignorate le richieste di partecipazione Casal Brunori: ignorate le richieste di partecipazione
Casal Brunori: prosegue la battaglia dei residenti in difesa del verde pubblico Casal Brunori: prosegue la battaglia dei residenti in difesa del verde pubblico
A Spinaceto esistono due importanti progetti legati alla filosofia del Punto Verde Qualità. Da una parte, a ridosso del Liceo Classico Plauto, sulla via Pontina, c'è la cosiddetta "Città del Rugby" riconducibile al gruppo Abbondanza.
Su via di Mezzocammino, a segnare uno spartiacque tra Spinaceto, Villaggio Azzurro e Casal Brunori, ne esiste un altro, di cui più volte si è scritto soprattutto in riferimento allo spostamento del mercato bisettimanale. Si tratta di un'area, che occupa l'intera vallata del parco, assegnata al gruppo Maspen Center Sport S.r.L., di cui Massimo Dolce sarebbe consulente commerciale.
Un progetto ambizioso, con cui la piccola S.r.l., realizzando una piscina, un campo da mini golf, ed una serie di esercizi commerciali, si sarebbe garantita un utile niente male, sicuramente più che sufficiente a compensare le spese di manutenzione del parco.
Perché in effetti, i Punti Verde Qualità sono nati proprio per questo, e cioè per affidare ad un privato, in gestione trentennale, le aree verdi di cui il Comune, per assenza di fondi, non riesce a garantirne il decoro.
In cambio, all'imprenditore si concede la possibilità di edificare, e di ottenere mutui dalla Banca di Credito Cooperativo, garantiti dal Campidoglio che, di fatto, rimane proprietario dell'area e delle nuove costruzioni.
Ebbene, per realizzare il suo Punto Verde Qualità, la Maspen Center Sports Srl chiese ed ottenne lo spostamento del mercato bisettimanale di Largo Sergi, area prospicente il Parco Spinaceto, nella vicina vallata di Casal Brunori. Il costo dell'operazione, peraltro concessa con una determinazione dirigenziale firmata dall'allora direttore del X Dipartimento Paolo Giuntarelli , senza progetto esecutivo e senza gara d'appalto, era stato stabilito nella somma di 1,6milioni di euro. Poi arrivata a 2,4 milioni, per realizzare un plateatico, edificare un bar e creare un parcheggio insufficiente ad ospitare i clienti del mercato.
Tra le molteplici proteste, inascoltate in primis dall'amministrazione municipale, dei residenti di Casal Brunori.
La notizia di oggi dell'arresto di Massimo Dolce, consulente commerciale della Maspen Center Sport srl, società con un capitale sociale di appena 10mila euro, ma che tra mutui e fideiussioni gestiva un progetto da circa 15 milioni, accresce i timori sulla trasparenza di un'operazione che, sicuramente, ha portato allo spostamento di un mercato. Ma che ha anche determinato la distruzione di un parco, molto amato dai residenti. Oggi ridotto ad un cantiere. Di cui non si conosce bene il destino
Spinaceto: scandalo Punto Verde Qualità. Arrivano le manette
Arrestato l'uomo della Maspen Sport S.r.L., piccola azienda assegnataria del Punto Verde in via di Mezzocammino, a Spinaceto
di Fabio Grilli 27/03/2012
1
PersonaMassimo Dolce
LuogoSpinaceto
Storie Correlate
Casal Brunori: molte perplessità sul Punto Verde Qualità Casal Brunori: molte perplessità sul Punto Verde Qualità
Spinaceto: inaugurato il nuovo mercato di via di Mezzocammino Spinaceto: inaugurato il nuovo mercato di via di Mezzocammino
Casal Brunori: ignorate le richieste di partecipazione Casal Brunori: ignorate le richieste di partecipazione
Casal Brunori: prosegue la battaglia dei residenti in difesa del verde pubblico Casal Brunori: prosegue la battaglia dei residenti in difesa del verde pubblico
A Spinaceto esistono due importanti progetti legati alla filosofia del Punto Verde Qualità. Da una parte, a ridosso del Liceo Classico Plauto, sulla via Pontina, c'è la cosiddetta "Città del Rugby" riconducibile al gruppo Abbondanza.
Su via di Mezzocammino, a segnare uno spartiacque tra Spinaceto, Villaggio Azzurro e Casal Brunori, ne esiste un altro, di cui più volte si è scritto soprattutto in riferimento allo spostamento del mercato bisettimanale. Si tratta di un'area, che occupa l'intera vallata del parco, assegnata al gruppo Maspen Center Sport S.r.L., di cui Massimo Dolce sarebbe consulente commerciale.
Un progetto ambizioso, con cui la piccola S.r.l., realizzando una piscina, un campo da mini golf, ed una serie di esercizi commerciali, si sarebbe garantita un utile niente male, sicuramente più che sufficiente a compensare le spese di manutenzione del parco.
Perché in effetti, i Punti Verde Qualità sono nati proprio per questo, e cioè per affidare ad un privato, in gestione trentennale, le aree verdi di cui il Comune, per assenza di fondi, non riesce a garantirne il decoro.
In cambio, all'imprenditore si concede la possibilità di edificare, e di ottenere mutui dalla Banca di Credito Cooperativo, garantiti dal Campidoglio che, di fatto, rimane proprietario dell'area e delle nuove costruzioni.
Ebbene, per realizzare il suo Punto Verde Qualità, la Maspen Center Sports Srl chiese ed ottenne lo spostamento del mercato bisettimanale di Largo Sergi, area prospicente il Parco Spinaceto, nella vicina vallata di Casal Brunori. Il costo dell'operazione, peraltro concessa con una determinazione dirigenziale firmata dall'allora direttore del X Dipartimento Paolo Giuntarelli , senza progetto esecutivo e senza gara d'appalto, era stato stabilito nella somma di 1,6milioni di euro. Poi arrivata a 2,4 milioni, per realizzare un plateatico, edificare un bar e creare un parcheggio insufficiente ad ospitare i clienti del mercato.
Tra le molteplici proteste, inascoltate in primis dall'amministrazione municipale, dei residenti di Casal Brunori.
La notizia di oggi dell'arresto di Massimo Dolce, consulente commerciale della Maspen Center Sport srl, società con un capitale sociale di appena 10mila euro, ma che tra mutui e fideiussioni gestiva un progetto da circa 15 milioni, accresce i timori sulla trasparenza di un'operazione che, sicuramente, ha portato allo spostamento di un mercato. Ma che ha anche determinato la distruzione di un parco, molto amato dai residenti. Oggi ridotto ad un cantiere. Di cui non si conosce bene il destino
ROMATODAY -Punti Verde Qualità nel Municipio XII
Punti Verde Qualità nel Municipio XII
RomaToday » Zone » Eur
Punti Verde Qualità nel Municipio XII
Quanti sono, dove stanno e quali opere prevedono i Punti Verde Qualità sparsi nel territorio municipale.
di Fabio Grilli 28/03/2012
LuogoSpinaceto
Storie Correlate
Spinaceto: scandalo Punto Verde Qualità. Arrivano le manette 1 Spinaceto: scandalo Punto Verde Qualità. Arrivano le manette
Piazza dei Pianeti: commercianti e CdQ Torrino Nord rivendicano l’apertura 10 Piazza dei Pianeti: commercianti e CdQ Torrino Nord rivendicano l'apertura
Torrino: un giardino abbandonato in cambio di 3 sale cinematografiche? 1 Torrino: un giardino abbandonato in cambio di 3 sale cinematografiche?
Casal Brunori: "No alla mega antenna telefonica" 5 Casal Brunori: "No alla mega antenna telefonica"
Dopo l'arresto di Massimo Dolce e di Marco Bernardini, personaggi riconducibili alla Maspen Center Sport s.r.l. società che, con 10mila euro di capitale sociale, aveva ottenuto l'autorizzazione ed i mutui per realizzare un'opera da 15 milioni, la domanda, diceva Lubrano, nasce spontanea. Quanti sono e cosa sono questi Punti Verde Qualità su cui, parte dell'amministrazione comunale ed alcuni imprenditori privati, lucravano allegramente?
Tanto per incominciare, nel nostro territorio se ne contano diversi. Ed ovviamente le irregolarità riscontrate, attengono esclusivamente a quello collocato tra Spinaceto, Casal Brunori e Villaggio Azzurro, lungo via di Mezzocammino.
Ma sebbene di PVQ se ne contino molti, soltanto uno è stato già portato. Si tratta dello Stardust Village, un cinema multi sala realizzato, pochi anni fa, tra i quartieri di Decima e Torrino Nord.
Stardust. Provare a spiegare cos'è un Punto Verde Qualità, avendo presente l'impianto dello Stardust, è piuttosto complicato. Poiché di verde, in quell'area, ne rimane ben poco. Uno stagnetto, un prato curato, alcuni alberelli. E poi qualche opera di pubblica utilità, come i due parcheggi, ampiamente sfruttati dal cinema stesso ed una piazza, quella dei Pianeti, ancora senza acqua, luce e corrente elettrica, sulla cui utilità i residenti sono apparsi solomonicamente divisi.
Città del Rugby. Un altro Punto Verde Qualità, ormai in dirittura d'arrivo, si trova a Spinaceto Sud, lungo la via Pontina. Compreso tra il liceo classico Plauto ed il Parco di via Renzini, quest'area era nota ai residenti per la presenza dell'Iceland e dei campi di calcio dell' a.s.d.Roma 12. Proprio a partire da queste due realtà, ed in particolare dalla seconda che aveva già in concessione un'area di 34mila mq, nacque il progetto di realizzare un Punto Verde Qualità. L'obiettivo espressamente dichiarato era di venire incontro a sport come l'hockey su ghiaccio, ma soprattutto al Rugby, un'altra disciplina sportiva con elevati contenuti sociali ed aggragativi (..) nella difficile situazione - si legge nella deliberazione comunale n.14 del febbraio 2004 con cui si avvalla il progetto - di grossa carenza dal punto di vista dell'impiantistica.
Per queste ragioni si parlò di realizzare, prendendo anche una cospicua fetta di parco, la città del Rugby, oltrechè quella del Ghiaccio. Ma l' a.s.d. Roma 12 passò, con una scrittura privata, il timone al Gruppo Abbondanza, già proprietario della Rugby Roma ed il progetto mutò radicalmente. Campi di calcio, piscine, centro fitness, beuty farm e palaghiaccio. Ed una foresteria di circa 40 stanze con bagno, che sembra proprio un albergo. Il tutto costruito, a dispetto del progetto iniziale votato alla sostenibilità, con materiali fortemente impattanti ed in netto contrasto col superstite verde limitrofo. E, dulcis in fundo, la città del Rugby, affidata a colui che il Rugby capitolino l'ha condotto al fallimento, non ci sarà più. Nessun campo per la palla ovale, sembrerebbe esser stato realizzato. La foresteria/albergo e tutto il resto, invece, rimangono.
Spinaceto. Dell'altro parco di Spinaceto, in cui un'altra piscina, oltre che una serie di attività commerciali, già si è scritto ieri. L'anomalia, particolarmente evidente in quel caso, fu rappresentata dallo spostamento di un mercato. Costi lievitati, nessun bando di gara, distruzione di una vallata e tanta amarezza, per i reiterati tentativi, da parte principalmente dei residenti di Casal Brunori, che avevano cercato di impedire lo scempio, denunciando ed informando. Purtroppo restando in gran parte inascoltato, anche se non certo da noi.
Casal Brunori. Un quarto Punto Verde Qualità è in fase di progettazione, e riguarda proprio Casal Brunori, il piccolo quartiere i cui abitanti lottano come leoni in gabbia. In questo caso però, diversamente da quanto riscontrato in situazioni analoghe, sembra che i cittadini siano stati sufficientemente coinvolti dall'impresa che completerà l'opera. Le richieste avanzate dai residenti sono semplici e riguardano la realizzazione di una zona destinata ad orti, una zona agricola, con piante da frutta, destinata a campo-scuola per gli studenti delle scuole elementari e medie, una zona da destinare a pet therapy ed infine un'altra da assegnare all'aeromodellismo, vecchio pallino degli abitanti del quartiere.
Se queste richieste verranno effettivamente recepite, al momento attuale, è difficile stabilirlo. In quanto si è ancora in una fase interlocutoria, ed esiste solo un progetto preliminare. Mentre, come si sarà intuito, i problemi, con i Punti Verde Qualità del Municipio XII, sono le varianti introdotte in corso d'opera. Spesso avvallate, ci sarà consentito dirlo, in presenza di due arresti, con troppa superficialità.
“
RomaToday » Zone » Eur
Punti Verde Qualità nel Municipio XII
Quanti sono, dove stanno e quali opere prevedono i Punti Verde Qualità sparsi nel territorio municipale.
di Fabio Grilli 28/03/2012
LuogoSpinaceto
Storie Correlate
Spinaceto: scandalo Punto Verde Qualità. Arrivano le manette 1 Spinaceto: scandalo Punto Verde Qualità. Arrivano le manette
Piazza dei Pianeti: commercianti e CdQ Torrino Nord rivendicano l’apertura 10 Piazza dei Pianeti: commercianti e CdQ Torrino Nord rivendicano l'apertura
Torrino: un giardino abbandonato in cambio di 3 sale cinematografiche? 1 Torrino: un giardino abbandonato in cambio di 3 sale cinematografiche?
Casal Brunori: "No alla mega antenna telefonica" 5 Casal Brunori: "No alla mega antenna telefonica"
Dopo l'arresto di Massimo Dolce e di Marco Bernardini, personaggi riconducibili alla Maspen Center Sport s.r.l. società che, con 10mila euro di capitale sociale, aveva ottenuto l'autorizzazione ed i mutui per realizzare un'opera da 15 milioni, la domanda, diceva Lubrano, nasce spontanea. Quanti sono e cosa sono questi Punti Verde Qualità su cui, parte dell'amministrazione comunale ed alcuni imprenditori privati, lucravano allegramente?
Tanto per incominciare, nel nostro territorio se ne contano diversi. Ed ovviamente le irregolarità riscontrate, attengono esclusivamente a quello collocato tra Spinaceto, Casal Brunori e Villaggio Azzurro, lungo via di Mezzocammino.
Ma sebbene di PVQ se ne contino molti, soltanto uno è stato già portato. Si tratta dello Stardust Village, un cinema multi sala realizzato, pochi anni fa, tra i quartieri di Decima e Torrino Nord.
Stardust. Provare a spiegare cos'è un Punto Verde Qualità, avendo presente l'impianto dello Stardust, è piuttosto complicato. Poiché di verde, in quell'area, ne rimane ben poco. Uno stagnetto, un prato curato, alcuni alberelli. E poi qualche opera di pubblica utilità, come i due parcheggi, ampiamente sfruttati dal cinema stesso ed una piazza, quella dei Pianeti, ancora senza acqua, luce e corrente elettrica, sulla cui utilità i residenti sono apparsi solomonicamente divisi.
Città del Rugby. Un altro Punto Verde Qualità, ormai in dirittura d'arrivo, si trova a Spinaceto Sud, lungo la via Pontina. Compreso tra il liceo classico Plauto ed il Parco di via Renzini, quest'area era nota ai residenti per la presenza dell'Iceland e dei campi di calcio dell' a.s.d.Roma 12. Proprio a partire da queste due realtà, ed in particolare dalla seconda che aveva già in concessione un'area di 34mila mq, nacque il progetto di realizzare un Punto Verde Qualità. L'obiettivo espressamente dichiarato era di venire incontro a sport come l'hockey su ghiaccio, ma soprattutto al Rugby, un'altra disciplina sportiva con elevati contenuti sociali ed aggragativi (..) nella difficile situazione - si legge nella deliberazione comunale n.14 del febbraio 2004 con cui si avvalla il progetto - di grossa carenza dal punto di vista dell'impiantistica.
Per queste ragioni si parlò di realizzare, prendendo anche una cospicua fetta di parco, la città del Rugby, oltrechè quella del Ghiaccio. Ma l' a.s.d. Roma 12 passò, con una scrittura privata, il timone al Gruppo Abbondanza, già proprietario della Rugby Roma ed il progetto mutò radicalmente. Campi di calcio, piscine, centro fitness, beuty farm e palaghiaccio. Ed una foresteria di circa 40 stanze con bagno, che sembra proprio un albergo. Il tutto costruito, a dispetto del progetto iniziale votato alla sostenibilità, con materiali fortemente impattanti ed in netto contrasto col superstite verde limitrofo. E, dulcis in fundo, la città del Rugby, affidata a colui che il Rugby capitolino l'ha condotto al fallimento, non ci sarà più. Nessun campo per la palla ovale, sembrerebbe esser stato realizzato. La foresteria/albergo e tutto il resto, invece, rimangono.
Spinaceto. Dell'altro parco di Spinaceto, in cui un'altra piscina, oltre che una serie di attività commerciali, già si è scritto ieri. L'anomalia, particolarmente evidente in quel caso, fu rappresentata dallo spostamento di un mercato. Costi lievitati, nessun bando di gara, distruzione di una vallata e tanta amarezza, per i reiterati tentativi, da parte principalmente dei residenti di Casal Brunori, che avevano cercato di impedire lo scempio, denunciando ed informando. Purtroppo restando in gran parte inascoltato, anche se non certo da noi.
Casal Brunori. Un quarto Punto Verde Qualità è in fase di progettazione, e riguarda proprio Casal Brunori, il piccolo quartiere i cui abitanti lottano come leoni in gabbia. In questo caso però, diversamente da quanto riscontrato in situazioni analoghe, sembra che i cittadini siano stati sufficientemente coinvolti dall'impresa che completerà l'opera. Le richieste avanzate dai residenti sono semplici e riguardano la realizzazione di una zona destinata ad orti, una zona agricola, con piante da frutta, destinata a campo-scuola per gli studenti delle scuole elementari e medie, una zona da destinare a pet therapy ed infine un'altra da assegnare all'aeromodellismo, vecchio pallino degli abitanti del quartiere.
Se queste richieste verranno effettivamente recepite, al momento attuale, è difficile stabilirlo. In quanto si è ancora in una fase interlocutoria, ed esiste solo un progetto preliminare. Mentre, come si sarà intuito, i problemi, con i Punti Verde Qualità del Municipio XII, sono le varianti introdotte in corso d'opera. Spesso avvallate, ci sarà consentito dirlo, in presenza di due arresti, con troppa superficialità.
“
REPUBBLICA 28/3/2012 IL CASO Punti verdi, le indagini si allargano a tutte le aree
L CASO
Punti verdi, le indagini
si allargano a tutte le aree
Le perquisizioni non hanno riguardato solo i quattro arrestati, ma anche le sedi di Porta Metronia e di Circonvallazione Ostiense del Dipartimento Tutela ambientale e del verde.
Punti verdi, le indagini si allargano a tutte le aree
Saranno approfondite tutte le vicende relative alla realizzazione dei Punti Verde di Qualità di Roma. Un progetto, quello dei Punti Verde di Qualità, risalente nel tempo e che prevedeva la realizzazione di 67 aree. Di questi, 17 però sono quelli avviati effettivamente. I magistrati capitolini e la guardia di finanza procederanno ora infatti all'esame di tutta la documentazione acquisita nelle 19 perquisizioni eseguite ieri nei confronti di 25 obiettivi.
Le perquisizioni non hanno infatti riguardato solo i quattro arrestati, ma anche le sedi di Porta Metronia e di Circonvallazione Ostiense del Dipartimento Tutela ambientale e del verde. L'indagine quindi potrebbe allargarsi ad altri Punti Verdi oltre a quelli di Tor Sapienza, Parco Feronia e Parco Spinaceto. L'enorme mole di carte potrebbe infatti portare alla luce altri illeciti, come lo stesso gip Bernadette Nicotra ha evidenziato nel provvedimento cautelare emesso nei confronti dei quattro arrestati. Secondo lo stesso gip infatti quanto emerso fino "è la punta dell'iceberg di un fenomeno più esteso, di molteplici episodi di truffa e corruzione" e citando un'intercettazione telefonica tra due indagati rileva che il contenuto di tale conversazione "lascia intendere esplicitamente che truffe e fenomeni corruttivi sono stati commessi e sono in atto anche con riferimento alla realizzazione di altri Punti Verdi di Qualità, in particolare quello di Parco Feronia e quello di Parco Kolbe".
Intanto domani il gip comincerà gli interrogatori
di garanzia dei quattro arrestati: l'architetto del Comune Stefano Volpe, gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini (i tre sono in carcere) e l'architetto dello stesso ufficio capitolino Anna Maria Parisi (finita invece ai domiciliari). Truffa aggravata ai danni del Comune di Roma e con abuso delle proprie funzioni, falso ideologico e materiale, corruzione, sono i reati ipotizzati a seconda delle singole posizioni.
Punti verdi, le indagini
si allargano a tutte le aree
Le perquisizioni non hanno riguardato solo i quattro arrestati, ma anche le sedi di Porta Metronia e di Circonvallazione Ostiense del Dipartimento Tutela ambientale e del verde.
Punti verdi, le indagini si allargano a tutte le aree
Saranno approfondite tutte le vicende relative alla realizzazione dei Punti Verde di Qualità di Roma. Un progetto, quello dei Punti Verde di Qualità, risalente nel tempo e che prevedeva la realizzazione di 67 aree. Di questi, 17 però sono quelli avviati effettivamente. I magistrati capitolini e la guardia di finanza procederanno ora infatti all'esame di tutta la documentazione acquisita nelle 19 perquisizioni eseguite ieri nei confronti di 25 obiettivi.
Le perquisizioni non hanno infatti riguardato solo i quattro arrestati, ma anche le sedi di Porta Metronia e di Circonvallazione Ostiense del Dipartimento Tutela ambientale e del verde. L'indagine quindi potrebbe allargarsi ad altri Punti Verdi oltre a quelli di Tor Sapienza, Parco Feronia e Parco Spinaceto. L'enorme mole di carte potrebbe infatti portare alla luce altri illeciti, come lo stesso gip Bernadette Nicotra ha evidenziato nel provvedimento cautelare emesso nei confronti dei quattro arrestati. Secondo lo stesso gip infatti quanto emerso fino "è la punta dell'iceberg di un fenomeno più esteso, di molteplici episodi di truffa e corruzione" e citando un'intercettazione telefonica tra due indagati rileva che il contenuto di tale conversazione "lascia intendere esplicitamente che truffe e fenomeni corruttivi sono stati commessi e sono in atto anche con riferimento alla realizzazione di altri Punti Verdi di Qualità, in particolare quello di Parco Feronia e quello di Parco Kolbe".
Intanto domani il gip comincerà gli interrogatori
di garanzia dei quattro arrestati: l'architetto del Comune Stefano Volpe, gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini (i tre sono in carcere) e l'architetto dello stesso ufficio capitolino Anna Maria Parisi (finita invece ai domiciliari). Truffa aggravata ai danni del Comune di Roma e con abuso delle proprie funzioni, falso ideologico e materiale, corruzione, sono i reati ipotizzati a seconda delle singole posizioni.
IL MESSAGGERO 28/3/2012 Truffa delle aree verdi.
Truffa delle aree verdi. «Telefonate
ai politici per accelerare pagamenti»/Video
A svelare i dettagli il nipote di uno degli imprenditori coinvolti: uno degli arrestati chiamò il vicesindaco e l’assessore
[Aumenta la dimensione del testo] [Diminuisci la dimensione del testo] [Commenti] RSS
Il Punto verde di Mezzocamino (foto Cecilia Fabiano - Toiati)
di Valentina Errante
ROMA - La gola profonda racconta i dettagli. Perché Daniele Panzarotto, nipote ed ex socio di Massimo Dolce, al progetto Spinaceto ha lavorato. Agli atti dell’inchiesta sui Punti verde qualità ci sono le intercettazioni, ma soprattutto i verbali del testimone numero uno, che ha dato il vero impulso alle indagini e ha spiegato ai pm come Stefano Volpe, in cambio di mazzette e favori, abbia aiutato i due imprenditori arrestati a «impossessarsi» di altri progetti.
Gli altri punti verde. «Stefano - si legge nell’ordinanza - gli ha dato una sorta di lista di punti verde appetibili, dove loro potevano metterci sopra le mani, hanno messo le mani su Pino Lecce, se lo sono venduto, hanno messo le mani su Casacalda e Torrevecchia, Casacalda l’hanno venduto sempre a Fabrizio Moro». Dagli atti risulta che allo stesso imprenditore Moro sarebbe stato venduto anche Pino Lecce.
L’ufficio della Maspen in Comune. «All’epoca (gennaio 2010) - si legge sempre nel verbale di Panzarotto - Dolce e Bernardini lavoravano con Stefano Dolce al progetto Punti verde qualità di Spinaceto... mi ricordo andai a casa di Stefano Volpe a Ostia, c’erano Marco, Massimo e Stefano.. loro stavano preparando il quadro economico generale del punto verde.. Stefano gli stava spiegando come dovevano mettere in piedi questo quadro economico per poi presentarlo al Comune e farselo approvare.. Poi Marco mi raccontò che praticamente Stefano gli aveva individuato una stanza su, non mi ricordo se al secondo o al terzo piano, loro si erano appropriati della stanza e la utilizzavano tipo come un ufficio, quando poi un giorno passò qualcuno che se ne accorse e li cacciarono, perché logicamente non erano dipendenti, non c’avevano nessun titolo».
L’interessamento del vice sindaco. A un certo punto la seconda tranche di finanziamenti per il progetto Spinaceto viene bloccata. Sono otto milioni 710 mila euro. Si legge nell’ordinanza: «Gli indagati si sono interrogati sui motivi del blocco, attribuendolo ipoteticamente al nuovo dirigente del dipartimento Tutela ambientale e del verde Fabio Tancredi, oppure a una decisione della banca. Risulta che, al fine di sbloccare il pagamento, Massimo Dolce e Marco Bernardini, abbiamo predisposto una lettera di diffida per la banca ed effettuato pressioni nei confronti dell’assessore all’Ambiente, Marco Visconti, ottenendo l’interessamento del vicesindaco, Sveva Belviso». Nel provvedimento si cita un’informativa del nucleo di polizia Tributaria della finanza del 21 dicembre scorso e «una conversazione telefonica avvenuta il 14 dicembre tra Massimo Dolce e Sveva Belviso. «Va sottolineato - si legge nel provvedimento - che, nonostante le problematiche emerse, il Comune di Roma, nella persona di Fabio Tancredi, ha ribadito il suo nulla osta al pagamento del secondo stralcio».
Le denunce da ritirare. In una conversazione con un certo Fabrizio, non identificato, l’imprenditore manifesta la volontà di fare ritirare la denuncia a Franco Cerqueti, un inconsapevole prestanome titolare di una società gestita dagli indagati. Quando ha capito cosa stava accadendo, Cerqueti si è rivolto ai pm. «Deve ritirare le denunce, le denunce nei confronti de la Maspen center Sport.. cioè glielo dico io quello che deve fà». E l’amico: «Va bene va bene». Poi Dolce continua: «Movite, tanto tu lo sai come te devi muove». E l’altro: «Io lo so, non te preoccupà... se uno je dà una pizza in faccia... o je rompe la testa poesse che capisce... capito che te voglio dì?».
Mercoledì 28 Marzo 2012 - 10:55 Ultimo aggiornamento: 16:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ai politici per accelerare pagamenti»/Video
A svelare i dettagli il nipote di uno degli imprenditori coinvolti: uno degli arrestati chiamò il vicesindaco e l’assessore
[Aumenta la dimensione del testo] [Diminuisci la dimensione del testo] [Commenti] RSS
Il Punto verde di Mezzocamino (foto Cecilia Fabiano - Toiati)
di Valentina Errante
ROMA - La gola profonda racconta i dettagli. Perché Daniele Panzarotto, nipote ed ex socio di Massimo Dolce, al progetto Spinaceto ha lavorato. Agli atti dell’inchiesta sui Punti verde qualità ci sono le intercettazioni, ma soprattutto i verbali del testimone numero uno, che ha dato il vero impulso alle indagini e ha spiegato ai pm come Stefano Volpe, in cambio di mazzette e favori, abbia aiutato i due imprenditori arrestati a «impossessarsi» di altri progetti.
Gli altri punti verde. «Stefano - si legge nell’ordinanza - gli ha dato una sorta di lista di punti verde appetibili, dove loro potevano metterci sopra le mani, hanno messo le mani su Pino Lecce, se lo sono venduto, hanno messo le mani su Casacalda e Torrevecchia, Casacalda l’hanno venduto sempre a Fabrizio Moro». Dagli atti risulta che allo stesso imprenditore Moro sarebbe stato venduto anche Pino Lecce.
L’ufficio della Maspen in Comune. «All’epoca (gennaio 2010) - si legge sempre nel verbale di Panzarotto - Dolce e Bernardini lavoravano con Stefano Dolce al progetto Punti verde qualità di Spinaceto... mi ricordo andai a casa di Stefano Volpe a Ostia, c’erano Marco, Massimo e Stefano.. loro stavano preparando il quadro economico generale del punto verde.. Stefano gli stava spiegando come dovevano mettere in piedi questo quadro economico per poi presentarlo al Comune e farselo approvare.. Poi Marco mi raccontò che praticamente Stefano gli aveva individuato una stanza su, non mi ricordo se al secondo o al terzo piano, loro si erano appropriati della stanza e la utilizzavano tipo come un ufficio, quando poi un giorno passò qualcuno che se ne accorse e li cacciarono, perché logicamente non erano dipendenti, non c’avevano nessun titolo».
L’interessamento del vice sindaco. A un certo punto la seconda tranche di finanziamenti per il progetto Spinaceto viene bloccata. Sono otto milioni 710 mila euro. Si legge nell’ordinanza: «Gli indagati si sono interrogati sui motivi del blocco, attribuendolo ipoteticamente al nuovo dirigente del dipartimento Tutela ambientale e del verde Fabio Tancredi, oppure a una decisione della banca. Risulta che, al fine di sbloccare il pagamento, Massimo Dolce e Marco Bernardini, abbiamo predisposto una lettera di diffida per la banca ed effettuato pressioni nei confronti dell’assessore all’Ambiente, Marco Visconti, ottenendo l’interessamento del vicesindaco, Sveva Belviso». Nel provvedimento si cita un’informativa del nucleo di polizia Tributaria della finanza del 21 dicembre scorso e «una conversazione telefonica avvenuta il 14 dicembre tra Massimo Dolce e Sveva Belviso. «Va sottolineato - si legge nel provvedimento - che, nonostante le problematiche emerse, il Comune di Roma, nella persona di Fabio Tancredi, ha ribadito il suo nulla osta al pagamento del secondo stralcio».
Le denunce da ritirare. In una conversazione con un certo Fabrizio, non identificato, l’imprenditore manifesta la volontà di fare ritirare la denuncia a Franco Cerqueti, un inconsapevole prestanome titolare di una società gestita dagli indagati. Quando ha capito cosa stava accadendo, Cerqueti si è rivolto ai pm. «Deve ritirare le denunce, le denunce nei confronti de la Maspen center Sport.. cioè glielo dico io quello che deve fà». E l’amico: «Va bene va bene». Poi Dolce continua: «Movite, tanto tu lo sai come te devi muove». E l’altro: «Io lo so, non te preoccupà... se uno je dà una pizza in faccia... o je rompe la testa poesse che capisce... capito che te voglio dì?».
Mercoledì 28 Marzo 2012 - 10:55 Ultimo aggiornamento: 16:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA
REPUBBLICA 28/3/2012 Sport e giochi, il grande business
Sport e giochi, il grande business
Quei maxi appalti da 350 milioni
Ecco l'inchiesta sui Punti verdi qualità immaginati dalla prima giunta Rutelli che fa tremare la destra capitolina. Sui progetti di riqualificazione le mani delle cosche e della famiglia Mokbel
di CORRADO ZUNINO
Sport e giochi, il grande business Quei maxi appalti da 350 milioni
I Punti verdi qualità immaginati dalla prima giunta Rutelli, negli ultimi quattro anni sono diventati l'affare sporco della destra romana. Dell'imprenditoria di destra, che nelle buone relazioni con il Campidoglio ha trovato lo scudo per mangiarsi una dozzina di aree. Ognuna, oggi, vale fra i 15 e i 20 milioni. Gli uffici tecnici dell'assessorato all'Ambiente dal 2008 hanno trasformato le richieste degli associati storici ai Punti verdi in elemosine, i loro diritti in tangenti. Fino allo scorso autunno, poi alla direzione dell'Ufficio giardini è tornato Fabio Tancredi e le dazioni in Comune, le iperfatturazioni dei singoli cantieri, sono diventati una questione da girare alla procura. Per gli altri, i manager sciolti con il denaro facile, le autorizzazioni sono piovute, concesse con la sola firma di un dirigente, senza passaggi in Consiglio comunale né in giunta. Questa politica amministrativa ha fatto sì che oggi il Campidoglio sull'argomento Punti verdi si trovi esposto - causa fideiussioni concesse senza controllo, rate di mutuo non onorate - per 350 milioni.
Ecco, i 67 luoghi "di sport e aggregazione" a basso costo ipotizzati nella prima metà dei Novanta si sono trasformati in ventisei realizzazioni, comprese le dieci in corso d'opera, a forte impronta speculativa. Con qualche significativa eccezione, soprattutto in XIII Circoscrizione. Repubblica ha iniziato a raccontare il degrado dell'"operazione Pvq" nel 2009. Nell'ottobre 2010 il consigliere regionale Enzo Foschi ha firmato una
denuncia: segnalava come almeno dodici aree fossero state assegnate ad amici politici ed ex soci del capo della segreteria di Gianni Alemanno, l'ex forzanovista Antonio Lucarelli. Nel 1995, ancora lontano dalla politica istituzionale, Lucarelli fu l'assegnatario dei due Punti verdi di San Basilio e Torraccia. Con quali amici si mosse, allora? Quali soci? La famiglia Moro, quindi Massimo Dolce. Parco Feronia, proseguendo, è diventato il regno di Lucia Mokbel, sorella del duro fascista su cui si è aperta la maxiinchiesta TelecomSparkle. Da Parco Feronia sono arrivate le prime incongruenze economiche. In un'intercettazione telefonica si è ascoltato Gennaro Mokbel chiedere un punto verde sulla Cristoforo Colombo per Carmine Fasciani, boss di Ostia. E l'architetto Giancarlo Scarozza, genero del riciclatore Mokbel, a San Basilio è stato il direttore dei lavori, poi ha acquisito due punti verdi in proprio.
Il livello del progetto era diventato questo: destra e criminalità. Ci sono voluti successivi esposti, e l'intervento della Finanza al posto dei Ros, per scoprire i conti esagerati di Parco Spinaceto dove l'area business - dovevano essere luoghi di aggregazione a basso costo e basso impatto i punti verdi, sono diventati un business - è stata arata a ritmi record mentre i servizi al quartiere sono rimasti progetto. Ancora, sono arrivate le appetitose offerte del "giro di destra" agli imprenditori storici spompati: volevano acquistare nuovi Pvq, avevano i cash. Sono arrivate le intercettazioni su Dolce e i suoi imponenti affari edilizi. Le nuove piste investigative. Quella dei finanziamenti alle campagne elettorali del centrodestra. E quella, pesante, dei Punti verdi utilizzati come luoghi di riciclaggio di denaro sporco. La presenza nel business di Gennaro Mokbel offre conferme all'ipotesi e così il fatto che il suo cassiere, Silvio Fanella, alla fine dei Novanta sia subentrato alla famiglia Lucarelli alla guida della società Mondo verde, detentrice dei "titoli" su Torraccia e San Basilio. Con la loro fiscalità bassa i centri sportivi no profit sono zone ideali per i passaggi di denaro alimentati da fatture false.
Il comitato di quartiere di Casal Brunori ha segnalato i 950 mila euro gonfiati nel cantiere di Spinaceto. Sui Parchi della Colombo e nella via Romagnoli di Dragona si sono allargati McDonald's. I costruttori Di Veroli (Guido e Michele sono stati indagati per evasione fiscale sull'affaire Pambianchi ed è stata la famiglia Di Veroli a fondare la Maspen oggi al centro dell'inchiesta giudiziaria) hanno progettato supermercati sopra le rovine romane di Cinecittà Est. L'epilogo di un progetto.
Quei maxi appalti da 350 milioni
Ecco l'inchiesta sui Punti verdi qualità immaginati dalla prima giunta Rutelli che fa tremare la destra capitolina. Sui progetti di riqualificazione le mani delle cosche e della famiglia Mokbel
di CORRADO ZUNINO
Sport e giochi, il grande business Quei maxi appalti da 350 milioni
I Punti verdi qualità immaginati dalla prima giunta Rutelli, negli ultimi quattro anni sono diventati l'affare sporco della destra romana. Dell'imprenditoria di destra, che nelle buone relazioni con il Campidoglio ha trovato lo scudo per mangiarsi una dozzina di aree. Ognuna, oggi, vale fra i 15 e i 20 milioni. Gli uffici tecnici dell'assessorato all'Ambiente dal 2008 hanno trasformato le richieste degli associati storici ai Punti verdi in elemosine, i loro diritti in tangenti. Fino allo scorso autunno, poi alla direzione dell'Ufficio giardini è tornato Fabio Tancredi e le dazioni in Comune, le iperfatturazioni dei singoli cantieri, sono diventati una questione da girare alla procura. Per gli altri, i manager sciolti con il denaro facile, le autorizzazioni sono piovute, concesse con la sola firma di un dirigente, senza passaggi in Consiglio comunale né in giunta. Questa politica amministrativa ha fatto sì che oggi il Campidoglio sull'argomento Punti verdi si trovi esposto - causa fideiussioni concesse senza controllo, rate di mutuo non onorate - per 350 milioni.
Ecco, i 67 luoghi "di sport e aggregazione" a basso costo ipotizzati nella prima metà dei Novanta si sono trasformati in ventisei realizzazioni, comprese le dieci in corso d'opera, a forte impronta speculativa. Con qualche significativa eccezione, soprattutto in XIII Circoscrizione. Repubblica ha iniziato a raccontare il degrado dell'"operazione Pvq" nel 2009. Nell'ottobre 2010 il consigliere regionale Enzo Foschi ha firmato una
denuncia: segnalava come almeno dodici aree fossero state assegnate ad amici politici ed ex soci del capo della segreteria di Gianni Alemanno, l'ex forzanovista Antonio Lucarelli. Nel 1995, ancora lontano dalla politica istituzionale, Lucarelli fu l'assegnatario dei due Punti verdi di San Basilio e Torraccia. Con quali amici si mosse, allora? Quali soci? La famiglia Moro, quindi Massimo Dolce. Parco Feronia, proseguendo, è diventato il regno di Lucia Mokbel, sorella del duro fascista su cui si è aperta la maxiinchiesta TelecomSparkle. Da Parco Feronia sono arrivate le prime incongruenze economiche. In un'intercettazione telefonica si è ascoltato Gennaro Mokbel chiedere un punto verde sulla Cristoforo Colombo per Carmine Fasciani, boss di Ostia. E l'architetto Giancarlo Scarozza, genero del riciclatore Mokbel, a San Basilio è stato il direttore dei lavori, poi ha acquisito due punti verdi in proprio.
Il livello del progetto era diventato questo: destra e criminalità. Ci sono voluti successivi esposti, e l'intervento della Finanza al posto dei Ros, per scoprire i conti esagerati di Parco Spinaceto dove l'area business - dovevano essere luoghi di aggregazione a basso costo e basso impatto i punti verdi, sono diventati un business - è stata arata a ritmi record mentre i servizi al quartiere sono rimasti progetto. Ancora, sono arrivate le appetitose offerte del "giro di destra" agli imprenditori storici spompati: volevano acquistare nuovi Pvq, avevano i cash. Sono arrivate le intercettazioni su Dolce e i suoi imponenti affari edilizi. Le nuove piste investigative. Quella dei finanziamenti alle campagne elettorali del centrodestra. E quella, pesante, dei Punti verdi utilizzati come luoghi di riciclaggio di denaro sporco. La presenza nel business di Gennaro Mokbel offre conferme all'ipotesi e così il fatto che il suo cassiere, Silvio Fanella, alla fine dei Novanta sia subentrato alla famiglia Lucarelli alla guida della società Mondo verde, detentrice dei "titoli" su Torraccia e San Basilio. Con la loro fiscalità bassa i centri sportivi no profit sono zone ideali per i passaggi di denaro alimentati da fatture false.
Il comitato di quartiere di Casal Brunori ha segnalato i 950 mila euro gonfiati nel cantiere di Spinaceto. Sui Parchi della Colombo e nella via Romagnoli di Dragona si sono allargati McDonald's. I costruttori Di Veroli (Guido e Michele sono stati indagati per evasione fiscale sull'affaire Pambianchi ed è stata la famiglia Di Veroli a fondare la Maspen oggi al centro dell'inchiesta giudiziaria) hanno progettato supermercati sopra le rovine romane di Cinecittà Est. L'epilogo di un progetto.
CINQUEGIORNI 28/3/2012 LA GRANDE TRUFFA: esplode lo scandalo dei Punti verde
LA GRANDE TRUFFA: esplode lo scandalo dei Punti verde
Fatture false a fronte di crediti facili garantiti dal Campidoglio
LA GRANDE TRUFFA: esplode lo scandalo dei Punti verde
Una truffa di un milione e trecentomila euro quella che ha mandato ieri in carcere alcuni funzionari e businessman dei Punti verde qualità, a seguito dell’inchiesta che ha portato all’esecuzione di quattro misure di custodia cautelare disposte dal gip Bernadette Nicotra per l’architetto del Comune Stefano Volpe e gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini, mentre agli arresti domiciliari Anna Maria Parisi (architetto dello stesso ufficio).
I due imprenditori sono amministratori di fatto della Maspen Center Sport srl, società concessionaria del Comune per la realizzazione del Pvq “Parco Spinaceto” del quale ebbe modo di scrivere anche questo giornale il 10 gennaio scorso. Nel frattempo i finanzieri del nucleo di polizia tributaria e del I Gruppo del provinciale eseguivano 19 decreti di perquisizione presso uffici e società. Truffa aggravata ai danni del Comune di Roma e abuso delle proprie funzioni, falso ideologico e materiale, corruzione, sono i reati ipotizzati. L’inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Nello Rossi e Alberto Caperna, aveva preso il via dalle denunce presentate alla magistratura dall’architetto Annunziato Seminara, titolare della Euroimpresa, e dall’imprenditore Sergio Cerqueti, titolare della Tecma, accortisi che sui conti correnti aziendali erano state convogliate, a loro insaputa, somme di denaro corrisposte dal Credito Cooperativo a titolo di mutuo per dei lavori sul Punto verde Spinaceto e che Dolce e Bernardini intendevano così distrarre dalla loro destinazione. Dalle indagini è emerso che Dolce e Bernardini, attraverso altre due società a loro riconducibili, avevano emesso fatture false e compilato “stati di avanzamento lavori” (SAL), per lavori mai eseguiti presso quel Pvq.
Tale documentazione era stata presentata alla competente unità operativa del Comune di Roma, dove i pubblici funzionari Stefano Volpe e Anna Maria Parisi avevano rilasciato i nulla osta al pagamento, autorizzando così la Banca di Credito Cooperativo di Roma all’erogazione dei primi due mutui, ammontanti a circa un milione e 778mila euro e 463mila euro. A fronte di tale importo sarebbe stato effettuato soltanto un movimento terra e una parziale costruzione dell’area destinata al mercato rionale, per un controvalore stimato in 700mila euro. In cambio del loro intervento, Volpe e Parisi avrebbero ricevuto dai due imprenditori somme di denaro e altri doni quali auto, smartphone e televisori. Altre irregolarità sono stati individuate anche in relazione alla realizzazione dei Punti verde qualità “Tor Sapienza” e “Parco Feronia”. L’impressione tuttavia è che l’inchiesta in corso possa allargarsi a macchia d’olio soprattutto dopo la notizia diffusa nella tarda serata di ieri che ci sono anche Lucia Mokbel e il marito tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui Punti verde di qualità. Lucia Mokbel, sorella dell’uomo d’affari Gennaro finito in carcere nell’ambito delle indagini su Fastweb e Telecom Italia Sparkle, è la titolare della società “Luoghi del Tempo” assegnataria della concessione del Parco Feronia. La sede della società è stata ieri perquisita dalla guardia di finanza. Nel decreto di perquisizione si contestano i reati di truffa e corruzione e non si ipotizza allo stato una convocazione in Procura per essere interrogati.
Ma facciamo un passo indietro. Già nell’autunno del 2010 il consigliere regionale Enzo Foschi aveva presentato alla Procura un esposto sugli intrecci e i passaggi societari relativi a concessioni di Pvq che riportavano sempre e comunque a determinati gruppi, uno dei quali riconducibile, almeno sino alla fine degli anni ‘90, all’attuale segretario del sindaco Antonio Lucarelli, che si affrettava a smentire e querelare. Alla fine dello scorso anno lo stesso Dipartimento ambiente del Comune di Roma presentava alla Procura un esposto sulla realizzazione del Pvq di Feronia concesso alla “Luoghi del tempo” di Lucia Mokbel. A questo punto la vicenda dei Pvq finisce sulla stampa. L’inchiesta di Cinque Giorni dimostrerebbe ad esempio che nel caso più eclatante di Parco Feronia si sarebbero gonfiati i costi per la realizzazione dei Pvq addirittura per svariati milioni. Mentre, accertato lo stato di avanzamento lavori (Sal) dal Volpe e dalla Parisi, la Bcc si sarebbe affrettata ad erogare i corrispondenti finanziamenti alla concessionaria Luoghi del Tempo garantiti per tutti dal Campidoglio con una fideiussione del 95% del credito erogato. Così alcune di quelle aree che nell’originario progetto di Rutelli dovevano rappresentare aree verdi attrezzate destinate alla pubblica utilità, hanno potuto trasformarsi in un vero e proprio bengodi di liquidità a costo zero o quasi.
Certo ci sono anche molti Pvq virtuosi e funzionanti, arricchiti da strutture sportive, ricreative e di ristoro, ma anche in molti di questi casi gli imprenditori faticano a restituire le rate di mutuo e molti concessionari sono addirittura in gravi difficoltà. Una tensione finanziaria diffusa che negli ultimi tempi (meglio tardi che mai) avrebbe messo in allarme la stessa BCC esposta per alcune centinaia di milioni di euro. D’altra parte se non si preoccupa il comune dell’eventuale enorme danno erariale da lui garantito al 95%, perché dovrebbe farlo la banca? Ma alla fine di questa pericolosa fiera alcuni fatti sono inoppugnabili: se i controlli della commissione fossero stati accurati, e non solo da oggi, casi come quello di Feronia e Spinaceto non sarebbero esplosi, così come prima o poi esploderà quello della Vigor Perconti che le rate non le versa da tempo e le cui strutture rischiano il sequestro. Il secondo elemento è che le concessioni di molti Pvq si sono in qualche modo verticalizzate tanto che oltre a Dolce e Lucia Mokbel ricorrono spesso i nomi del di lei marito, l’ingegner Scarrozza direttore ai lavori a Feronia e quelli di altri imprenditori, non ultimo Fabrizio Moro. Infine sino all’inizio dello scorso anno se le concessioni dovevano essere revocate per motivi vari, i concessionari di quelle venivano compensati con la concessione di aree ancor più vantaggiose. Ora la bomba del danno erariale per il Comune potrebbe esplodere anche per i concessionari “virtuosi”, che oggi si affrettano a chiedere una soluzione “politica”: ovvero il prolungamento (secolare?) della concessione e il pagamento dei soli interessi almeno per un bel po’. Così dallo svago si rischia di passare al disastro come di solito accade quando si intrecciano soldi e pubblica amministrazione, a danno ovviamente del solito Pantalone.
Giuliano Longo
Fatture false a fronte di crediti facili garantiti dal Campidoglio
LA GRANDE TRUFFA: esplode lo scandalo dei Punti verde
Una truffa di un milione e trecentomila euro quella che ha mandato ieri in carcere alcuni funzionari e businessman dei Punti verde qualità, a seguito dell’inchiesta che ha portato all’esecuzione di quattro misure di custodia cautelare disposte dal gip Bernadette Nicotra per l’architetto del Comune Stefano Volpe e gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini, mentre agli arresti domiciliari Anna Maria Parisi (architetto dello stesso ufficio).
I due imprenditori sono amministratori di fatto della Maspen Center Sport srl, società concessionaria del Comune per la realizzazione del Pvq “Parco Spinaceto” del quale ebbe modo di scrivere anche questo giornale il 10 gennaio scorso. Nel frattempo i finanzieri del nucleo di polizia tributaria e del I Gruppo del provinciale eseguivano 19 decreti di perquisizione presso uffici e società. Truffa aggravata ai danni del Comune di Roma e abuso delle proprie funzioni, falso ideologico e materiale, corruzione, sono i reati ipotizzati. L’inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Nello Rossi e Alberto Caperna, aveva preso il via dalle denunce presentate alla magistratura dall’architetto Annunziato Seminara, titolare della Euroimpresa, e dall’imprenditore Sergio Cerqueti, titolare della Tecma, accortisi che sui conti correnti aziendali erano state convogliate, a loro insaputa, somme di denaro corrisposte dal Credito Cooperativo a titolo di mutuo per dei lavori sul Punto verde Spinaceto e che Dolce e Bernardini intendevano così distrarre dalla loro destinazione. Dalle indagini è emerso che Dolce e Bernardini, attraverso altre due società a loro riconducibili, avevano emesso fatture false e compilato “stati di avanzamento lavori” (SAL), per lavori mai eseguiti presso quel Pvq.
Tale documentazione era stata presentata alla competente unità operativa del Comune di Roma, dove i pubblici funzionari Stefano Volpe e Anna Maria Parisi avevano rilasciato i nulla osta al pagamento, autorizzando così la Banca di Credito Cooperativo di Roma all’erogazione dei primi due mutui, ammontanti a circa un milione e 778mila euro e 463mila euro. A fronte di tale importo sarebbe stato effettuato soltanto un movimento terra e una parziale costruzione dell’area destinata al mercato rionale, per un controvalore stimato in 700mila euro. In cambio del loro intervento, Volpe e Parisi avrebbero ricevuto dai due imprenditori somme di denaro e altri doni quali auto, smartphone e televisori. Altre irregolarità sono stati individuate anche in relazione alla realizzazione dei Punti verde qualità “Tor Sapienza” e “Parco Feronia”. L’impressione tuttavia è che l’inchiesta in corso possa allargarsi a macchia d’olio soprattutto dopo la notizia diffusa nella tarda serata di ieri che ci sono anche Lucia Mokbel e il marito tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui Punti verde di qualità. Lucia Mokbel, sorella dell’uomo d’affari Gennaro finito in carcere nell’ambito delle indagini su Fastweb e Telecom Italia Sparkle, è la titolare della società “Luoghi del Tempo” assegnataria della concessione del Parco Feronia. La sede della società è stata ieri perquisita dalla guardia di finanza. Nel decreto di perquisizione si contestano i reati di truffa e corruzione e non si ipotizza allo stato una convocazione in Procura per essere interrogati.
Ma facciamo un passo indietro. Già nell’autunno del 2010 il consigliere regionale Enzo Foschi aveva presentato alla Procura un esposto sugli intrecci e i passaggi societari relativi a concessioni di Pvq che riportavano sempre e comunque a determinati gruppi, uno dei quali riconducibile, almeno sino alla fine degli anni ‘90, all’attuale segretario del sindaco Antonio Lucarelli, che si affrettava a smentire e querelare. Alla fine dello scorso anno lo stesso Dipartimento ambiente del Comune di Roma presentava alla Procura un esposto sulla realizzazione del Pvq di Feronia concesso alla “Luoghi del tempo” di Lucia Mokbel. A questo punto la vicenda dei Pvq finisce sulla stampa. L’inchiesta di Cinque Giorni dimostrerebbe ad esempio che nel caso più eclatante di Parco Feronia si sarebbero gonfiati i costi per la realizzazione dei Pvq addirittura per svariati milioni. Mentre, accertato lo stato di avanzamento lavori (Sal) dal Volpe e dalla Parisi, la Bcc si sarebbe affrettata ad erogare i corrispondenti finanziamenti alla concessionaria Luoghi del Tempo garantiti per tutti dal Campidoglio con una fideiussione del 95% del credito erogato. Così alcune di quelle aree che nell’originario progetto di Rutelli dovevano rappresentare aree verdi attrezzate destinate alla pubblica utilità, hanno potuto trasformarsi in un vero e proprio bengodi di liquidità a costo zero o quasi.
Certo ci sono anche molti Pvq virtuosi e funzionanti, arricchiti da strutture sportive, ricreative e di ristoro, ma anche in molti di questi casi gli imprenditori faticano a restituire le rate di mutuo e molti concessionari sono addirittura in gravi difficoltà. Una tensione finanziaria diffusa che negli ultimi tempi (meglio tardi che mai) avrebbe messo in allarme la stessa BCC esposta per alcune centinaia di milioni di euro. D’altra parte se non si preoccupa il comune dell’eventuale enorme danno erariale da lui garantito al 95%, perché dovrebbe farlo la banca? Ma alla fine di questa pericolosa fiera alcuni fatti sono inoppugnabili: se i controlli della commissione fossero stati accurati, e non solo da oggi, casi come quello di Feronia e Spinaceto non sarebbero esplosi, così come prima o poi esploderà quello della Vigor Perconti che le rate non le versa da tempo e le cui strutture rischiano il sequestro. Il secondo elemento è che le concessioni di molti Pvq si sono in qualche modo verticalizzate tanto che oltre a Dolce e Lucia Mokbel ricorrono spesso i nomi del di lei marito, l’ingegner Scarrozza direttore ai lavori a Feronia e quelli di altri imprenditori, non ultimo Fabrizio Moro. Infine sino all’inizio dello scorso anno se le concessioni dovevano essere revocate per motivi vari, i concessionari di quelle venivano compensati con la concessione di aree ancor più vantaggiose. Ora la bomba del danno erariale per il Comune potrebbe esplodere anche per i concessionari “virtuosi”, che oggi si affrettano a chiedere una soluzione “politica”: ovvero il prolungamento (secolare?) della concessione e il pagamento dei soli interessi almeno per un bel po’. Così dallo svago si rischia di passare al disastro come di solito accade quando si intrecciano soldi e pubblica amministrazione, a danno ovviamente del solito Pantalone.
Giuliano Longo
CINQUEGIORNI 28/3/2012 Punti verde, rimpallo di responsabilità fra destra e sinistra
Punti verde, rimpallo di responsabilità fra destra e sinistra
Dalle intercettazioni risulterebbe anche il coinvolgimento della vicesindaco Sveva Belviso
Punti verde, rimpallo di responsabilità fra destra e sinistra
Nel corso della giornata di ieri si sono susseguite le polemiche fra gli schieramenti politici soprattutto dopo le dichiarazioni dell’assessore Visconti che richiamava in qualche modo alle responsabilità anche delle precedenti amministrazioni tanto che Loredana De Petris, assessore all’Ambiente delle giunte Rutelli, definiva patetico il tentativo della maggioranza di confondere le acque tirando in ballo amministratori in carica oltre 12 anni fa. Ma la De Petris si richiamava soprattutto alle precedenti dichiarazioni di Stefano Mastrangelo, ex direttore del Dipartimento Ambiente del Comune di Roma e ideatore dei “Punti verde qualità”. Infatti il Mastrangelo in una lunga nota aveva parlato dei punti verde come «un meccanismo unico e innovativo che ha permesso di riqualificare il verde a Roma». E aggiungeva che questo meccanismo «non può essere infangato da parte di speculatori e incompetenti che hanno lucrato sul progetto e di amministratori che non hanno controllato la sua corretta gestione ».
Infatti dal 1994 in poi il progetto consentì di recuperare più di 1000 ettari di zone verdi nel Comune di Roma «che versavano in condizione di abbandono e degrado e di cui il comune rischiava anche di perdere la proprietà». Inoltre grazie a quell’idea «si ebbe la possibilità di risistemate quelle aree con il contributo dei privati (quando ancora non c’era il bando per il project financing) e senza dover dare in cambio i diritti di superficie». Mastrangelo spiega poi che il Comune, tramite il fondo di garanzia, aveva solo il compito di fare da garante del mutuo (10% per cento dal privato e per il 90% del Comune) che i privati stessi avevano preso per risistemare le aree verdi. Grazie a questa scelta – spiega ancora - «nel 1997- 1998 è decollato questo progetto che fino a quando è stato gestivo dalle giunte Rutelli e Veltroni era sotto controllo e non si sono mai verificati abusi o inadempienze nei pagamenti». Secondo quanto emerge dalle indagini della Magistratura - prosegue Mastrangelo - «sembra, invece, che dal 2008 ci sono stati dei problemi per il pagamento da parte di alcuni concessionari delle rate del mutuo e si sono verificati casi in cui i preventivi sono stati gonfiati ad arte per lucrarci sopra. Tutti i casi di abusi o ruberie - che la Magistratura accerterà - non possono in alcun modo ricadere sulle giunte passate che hanno, invece, il merito di essere riuscite a trovare il modo per salvare una grossa parte del verde a Roma, senza pesare sulle casse comunali». Anche se l’inventore dei Pvq sembra soprassedere sulle attuali difficoltà finanziarie di molti concessionari dei Pvq, queste affermazioni puntano il dito contro la gestione di Alemanno adombrando truffe e ruberie d’ogni sorta.
A rendere più torbida la situazione interveniva in tarda serata un passaggio del provvedimento cautelare emesso dal gip Bernadette Nicotra nel quale si afferma testualmente che per sbloccare il pagamento, Massimo Dolce e Marco Bernardini «abbiamo predisposto una lettera di diffida per la banca ed effettuato pressioni nei confronti dell’assessore all’ambiente, Marco Visconti, ottenendo l’interessamento del vicesindaco, Sveva Belviso». E in proposito il giudice ricorda una “conversazione telefonica agli atti” tra Dolce e il vicesindaco del 14 dicembre 2011, anzi in proposito il gip evidenzia come gli indagati potevano «contare su una rete di rapporti all’interno del comune di Roma, ancora solo parzialmente esplorate». Il giudice afferma ancora che un altro «dirigente della Unità operativa decoro urbano del dipartimento tutela ambiente e del verde» si interessò per il rilascio di un nulla-osta per far ottenere il pagamento di somme dalla banca in favore degli imprenditori indagati. Dalle indagini e in particolare dalle conversazioni tra Dolce, Bernardini e Volpe, emergono «pressioni effettuate sui vertici della Banca di Credito cooperativo, oltre che su esponenti del mondo della politica e degli affari». Del coinvolgimento sia pure indiretto dell’attuale compagno della Belviso aveva parlato anche questo giornale a inizio anno suscitando le sdegnate reazioni dell’interessata soprattutto dopo le interrogazioni di alcuni consiglieri del Pd. Oggi invece emergerebbe un coinvolgimento diretto e interessato della vice sindaco che lascia presagire pesanti contraccolpi politici
Dalle intercettazioni risulterebbe anche il coinvolgimento della vicesindaco Sveva Belviso
Punti verde, rimpallo di responsabilità fra destra e sinistra
Nel corso della giornata di ieri si sono susseguite le polemiche fra gli schieramenti politici soprattutto dopo le dichiarazioni dell’assessore Visconti che richiamava in qualche modo alle responsabilità anche delle precedenti amministrazioni tanto che Loredana De Petris, assessore all’Ambiente delle giunte Rutelli, definiva patetico il tentativo della maggioranza di confondere le acque tirando in ballo amministratori in carica oltre 12 anni fa. Ma la De Petris si richiamava soprattutto alle precedenti dichiarazioni di Stefano Mastrangelo, ex direttore del Dipartimento Ambiente del Comune di Roma e ideatore dei “Punti verde qualità”. Infatti il Mastrangelo in una lunga nota aveva parlato dei punti verde come «un meccanismo unico e innovativo che ha permesso di riqualificare il verde a Roma». E aggiungeva che questo meccanismo «non può essere infangato da parte di speculatori e incompetenti che hanno lucrato sul progetto e di amministratori che non hanno controllato la sua corretta gestione ».
Infatti dal 1994 in poi il progetto consentì di recuperare più di 1000 ettari di zone verdi nel Comune di Roma «che versavano in condizione di abbandono e degrado e di cui il comune rischiava anche di perdere la proprietà». Inoltre grazie a quell’idea «si ebbe la possibilità di risistemate quelle aree con il contributo dei privati (quando ancora non c’era il bando per il project financing) e senza dover dare in cambio i diritti di superficie». Mastrangelo spiega poi che il Comune, tramite il fondo di garanzia, aveva solo il compito di fare da garante del mutuo (10% per cento dal privato e per il 90% del Comune) che i privati stessi avevano preso per risistemare le aree verdi. Grazie a questa scelta – spiega ancora - «nel 1997- 1998 è decollato questo progetto che fino a quando è stato gestivo dalle giunte Rutelli e Veltroni era sotto controllo e non si sono mai verificati abusi o inadempienze nei pagamenti». Secondo quanto emerge dalle indagini della Magistratura - prosegue Mastrangelo - «sembra, invece, che dal 2008 ci sono stati dei problemi per il pagamento da parte di alcuni concessionari delle rate del mutuo e si sono verificati casi in cui i preventivi sono stati gonfiati ad arte per lucrarci sopra. Tutti i casi di abusi o ruberie - che la Magistratura accerterà - non possono in alcun modo ricadere sulle giunte passate che hanno, invece, il merito di essere riuscite a trovare il modo per salvare una grossa parte del verde a Roma, senza pesare sulle casse comunali». Anche se l’inventore dei Pvq sembra soprassedere sulle attuali difficoltà finanziarie di molti concessionari dei Pvq, queste affermazioni puntano il dito contro la gestione di Alemanno adombrando truffe e ruberie d’ogni sorta.
A rendere più torbida la situazione interveniva in tarda serata un passaggio del provvedimento cautelare emesso dal gip Bernadette Nicotra nel quale si afferma testualmente che per sbloccare il pagamento, Massimo Dolce e Marco Bernardini «abbiamo predisposto una lettera di diffida per la banca ed effettuato pressioni nei confronti dell’assessore all’ambiente, Marco Visconti, ottenendo l’interessamento del vicesindaco, Sveva Belviso». E in proposito il giudice ricorda una “conversazione telefonica agli atti” tra Dolce e il vicesindaco del 14 dicembre 2011, anzi in proposito il gip evidenzia come gli indagati potevano «contare su una rete di rapporti all’interno del comune di Roma, ancora solo parzialmente esplorate». Il giudice afferma ancora che un altro «dirigente della Unità operativa decoro urbano del dipartimento tutela ambiente e del verde» si interessò per il rilascio di un nulla-osta per far ottenere il pagamento di somme dalla banca in favore degli imprenditori indagati. Dalle indagini e in particolare dalle conversazioni tra Dolce, Bernardini e Volpe, emergono «pressioni effettuate sui vertici della Banca di Credito cooperativo, oltre che su esponenti del mondo della politica e degli affari». Del coinvolgimento sia pure indiretto dell’attuale compagno della Belviso aveva parlato anche questo giornale a inizio anno suscitando le sdegnate reazioni dell’interessata soprattutto dopo le interrogazioni di alcuni consiglieri del Pd. Oggi invece emergerebbe un coinvolgimento diretto e interessato della vice sindaco che lascia presagire pesanti contraccolpi politici
martedì 27 marzo 2012
LIBERO 27/3/2012 Roma: De Luca (Pd), dal 2010 denunciamo irregolarita' in punti verdi qualita'
Roma: De Luca (Pd), dal 2010 denunciamo irregolarita' in punti verdi qualita'
Cronaca
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - ''Dal luglio del 2010 denunciamo le gravi irregolarita' nelle procedure seguite dagli uffici nella gestione dei punti verdi qualita' ma l'Amministrazione non ha mai voluto fare chiarezza''. Lo afferma il vicepresidente della Commissione Ambiente del Campidoglio Athos De Luca, spiegando di aver denunciato il caso ''anche alla Corte dei Conti'' e ''ripetutamente nella stessa Commissione Ambiente''.
In particolare, a quanto riferisce De Luca, si tratta di ''finanziamenti attraverso le banche di centinaia di milioni (265.600.000) di cui il Comune e' garante presso il ICS (Credito sportivo) e BCC (Banca di credito cooperativo)''.
De Luca fa un'analisi punto per punto delle procedure. Sul fronte della congruita' economica, spiega, ''il Comune deve stabilire che la richiesta di finanziamento dei soggetti attuativi sia congrua al progetto presentato. Il Comune ha stabilito anche dei limiti quantitativi e qualitativi delle superfici edificabili che, tuttavia, sono stati superati in molti progetti, senza l'approvazione del Consiglio Comunale''. Su quello della soglia di finanziamento, ''il Consiglio Comunale ha stabilito in 15 milioni la soglia massima di finanziamento (un punto verde qualita' di ottimo livello si puo' realizzare anche con 3/4 milioni) e guarda caso il 90% dei progetti richiede sempre il massimo del finanziamento. In un caso sono stati superati addirittura i 20 milioni'', sostiene. (segue)
Cronaca
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - ''Dal luglio del 2010 denunciamo le gravi irregolarita' nelle procedure seguite dagli uffici nella gestione dei punti verdi qualita' ma l'Amministrazione non ha mai voluto fare chiarezza''. Lo afferma il vicepresidente della Commissione Ambiente del Campidoglio Athos De Luca, spiegando di aver denunciato il caso ''anche alla Corte dei Conti'' e ''ripetutamente nella stessa Commissione Ambiente''.
In particolare, a quanto riferisce De Luca, si tratta di ''finanziamenti attraverso le banche di centinaia di milioni (265.600.000) di cui il Comune e' garante presso il ICS (Credito sportivo) e BCC (Banca di credito cooperativo)''.
De Luca fa un'analisi punto per punto delle procedure. Sul fronte della congruita' economica, spiega, ''il Comune deve stabilire che la richiesta di finanziamento dei soggetti attuativi sia congrua al progetto presentato. Il Comune ha stabilito anche dei limiti quantitativi e qualitativi delle superfici edificabili che, tuttavia, sono stati superati in molti progetti, senza l'approvazione del Consiglio Comunale''. Su quello della soglia di finanziamento, ''il Consiglio Comunale ha stabilito in 15 milioni la soglia massima di finanziamento (un punto verde qualita' di ottimo livello si puo' realizzare anche con 3/4 milioni) e guarda caso il 90% dei progetti richiede sempre il massimo del finanziamento. In un caso sono stati superati addirittura i 20 milioni'', sostiene. (segue)
LIBERO 37/3/2012 Roma: cooperativa 29 giugno, estranea a vicenda 'punti verdi qualita'
Regioni
Roma: cooperativa 29 giugno, estranea a vicenda 'punti verdi qualita'
Cronaca
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - La Cooperativa 29 Giugno e' "completamente estranea alla vicenda sulla quale sta indagando la magistratura e ritiene di essere vittima sia dal punto di vista morale sia sotto l'aspetto patrimoniale tanto che, ancora oggi, deve ricevere la liquidazione completa della cessione". Lo sottolinea in una nota il presidente della Cooperativa 29 Giugno Salvatore Buzzi facendo riferimento all'indagine sui 'Punti Verdi Qualita' del Comune di Roma'.
"La Cooperativa 29 Giugno e' stata socia della 'Luoghi del tempo Srl' alla data di partecipazione al bando per la realizzazione del Punto Verde Qualita' Feronia del quale Luoghi del Tempo e' risulta aggiudicataria - spiega - In data 8 luglio 2005 la Cooperativa 29 Giugno dopo molti anni dall'aggiudicazione, a causa di problemi tecnici ed anche per mancanza di solidita' poiche' il progetto richiedeva elevati investimenti, ha ceduto le quote della Luoghi del Tempo ad imprenditori terzi, non conoscendo le loro inclinazioni politiche".
"Contestualmente - continua - ha mantenuto il 5% delle quote allo scopo di permettere ai propri soci di poter svolgere attivita' ludico-sportive all'interno del centro sportivo che sarebbe sorto proprio davanti la sede sociale". "Sul portale del Comune di Roma - conclude - figura ancora erroneamente il vecchio indirizzo societario cambiato nel 2005 proprio a seguito della cessione delle quote".
Roma: cooperativa 29 giugno, estranea a vicenda 'punti verdi qualita'
Cronaca
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - La Cooperativa 29 Giugno e' "completamente estranea alla vicenda sulla quale sta indagando la magistratura e ritiene di essere vittima sia dal punto di vista morale sia sotto l'aspetto patrimoniale tanto che, ancora oggi, deve ricevere la liquidazione completa della cessione". Lo sottolinea in una nota il presidente della Cooperativa 29 Giugno Salvatore Buzzi facendo riferimento all'indagine sui 'Punti Verdi Qualita' del Comune di Roma'.
"La Cooperativa 29 Giugno e' stata socia della 'Luoghi del tempo Srl' alla data di partecipazione al bando per la realizzazione del Punto Verde Qualita' Feronia del quale Luoghi del Tempo e' risulta aggiudicataria - spiega - In data 8 luglio 2005 la Cooperativa 29 Giugno dopo molti anni dall'aggiudicazione, a causa di problemi tecnici ed anche per mancanza di solidita' poiche' il progetto richiedeva elevati investimenti, ha ceduto le quote della Luoghi del Tempo ad imprenditori terzi, non conoscendo le loro inclinazioni politiche".
"Contestualmente - continua - ha mantenuto il 5% delle quote allo scopo di permettere ai propri soci di poter svolgere attivita' ludico-sportive all'interno del centro sportivo che sarebbe sorto proprio davanti la sede sociale". "Sul portale del Comune di Roma - conclude - figura ancora erroneamente il vecchio indirizzo societario cambiato nel 2005 proprio a seguito della cessione delle quote".
LIBERO 27/3/2012 Roma: Visconti, punti verde qualita' pasticcio ereditato ''Il progetto Punti verdi qualita' e' un pasticcio ereditato
Roma: Visconti, punti verde qualita' pasticcio ereditato
Cronaca
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - ''Il progetto Punti verdi qualita' e' un pasticcio ereditato dalle giunte di centrosinistra che, da Rutelli a Veltroni, hanno impegnato il Campidoglio ad intervenire con fondi pubblici a garanzia di gestori privati, attraverso il rilascio di fidejussioni che coprivano anche le spese per gli arredi e per le consulenze professionali''. E' quanto dichiara l'assessore all'ambiente di Roma Capitale, Marco Visconti.
''Appena questa Amministrazione si e' insediata, dopo aver gestito l'ordinario, il Dipartimento Ambiente ha avviato l'anno scorso una puntigliosa verifica di tutti i progetti Punti verdi Qualita', revocando due concessioni ai gestori insolventi dei Punti verdi Maximo e Vigor Perconti, e denunciando alla Procura della Repubblica le irregolarita' gestionali riscontrate a carico dei concessionari del Punto Verde Parco Feronia''.
''In questo momento - conclude l'Assessore all'ambiente - attendiamo che la Magistratura completi il proprio lavoro individuando eventuali responsabilita' e, al contempo, invito tutti ad avere prudenza, evitare speculazioni politiche e facili strumentalizzazioni che evidentemente non risparmiano responsabilita' ai precedenti governi cittadini''.
Cronaca
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - ''Il progetto Punti verdi qualita' e' un pasticcio ereditato dalle giunte di centrosinistra che, da Rutelli a Veltroni, hanno impegnato il Campidoglio ad intervenire con fondi pubblici a garanzia di gestori privati, attraverso il rilascio di fidejussioni che coprivano anche le spese per gli arredi e per le consulenze professionali''. E' quanto dichiara l'assessore all'ambiente di Roma Capitale, Marco Visconti.
''Appena questa Amministrazione si e' insediata, dopo aver gestito l'ordinario, il Dipartimento Ambiente ha avviato l'anno scorso una puntigliosa verifica di tutti i progetti Punti verdi Qualita', revocando due concessioni ai gestori insolventi dei Punti verdi Maximo e Vigor Perconti, e denunciando alla Procura della Repubblica le irregolarita' gestionali riscontrate a carico dei concessionari del Punto Verde Parco Feronia''.
''In questo momento - conclude l'Assessore all'ambiente - attendiamo che la Magistratura completi il proprio lavoro individuando eventuali responsabilita' e, al contempo, invito tutti ad avere prudenza, evitare speculazioni politiche e facili strumentalizzazioni che evidentemente non risparmiano responsabilita' ai precedenti governi cittadini''.
LIBERO 27/3/2012 Roma: Visconti, punti verde qualita' pasticcio ereditato Cron''Il progetto Punti verdi qualita' e' un pasticcio eredi
Roma: Visconti, punti verde qualita' pasticcio ereditato
Cronaca
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - ''Il progetto Punti verdi qualita' e' un pasticcio ereditato dalle giunte di centrosinistra che, da Rutelli a Veltroni, hanno impegnato il Campidoglio ad intervenire con fondi pubblici a garanzia di gestori privati, attraverso il rilascio di fidejussioni che coprivano anche le spese per gli arredi e per le consulenze professionali''. E' quanto dichiara l'assessore all'ambiente di Roma Capitale, Marco Visconti.
''Appena questa Amministrazione si e' insediata, dopo aver gestito l'ordinario, il Dipartimento Ambiente ha avviato l'anno scorso una puntigliosa verifica di tutti i progetti Punti verdi Qualita', revocando due concessioni ai gestori insolventi dei Punti verdi Maximo e Vigor Perconti, e denunciando alla Procura della Repubblica le irregolarita' gestionali riscontrate a carico dei concessionari del Punto Verde Parco Feronia''.
''In questo momento - conclude l'Assessore all'ambiente - attendiamo che la Magistratura completi il proprio lavoro individuando eventuali responsabilita' e, al contempo, invito tutti ad avere prudenza, evitare speculazioni politiche e facili strumentalizzazioni che evidentemente non risparmiano responsabilita' ai precedenti governi cittadini''.
Cronaca
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - ''Il progetto Punti verdi qualita' e' un pasticcio ereditato dalle giunte di centrosinistra che, da Rutelli a Veltroni, hanno impegnato il Campidoglio ad intervenire con fondi pubblici a garanzia di gestori privati, attraverso il rilascio di fidejussioni che coprivano anche le spese per gli arredi e per le consulenze professionali''. E' quanto dichiara l'assessore all'ambiente di Roma Capitale, Marco Visconti.
''Appena questa Amministrazione si e' insediata, dopo aver gestito l'ordinario, il Dipartimento Ambiente ha avviato l'anno scorso una puntigliosa verifica di tutti i progetti Punti verdi Qualita', revocando due concessioni ai gestori insolventi dei Punti verdi Maximo e Vigor Perconti, e denunciando alla Procura della Repubblica le irregolarita' gestionali riscontrate a carico dei concessionari del Punto Verde Parco Feronia''.
''In questo momento - conclude l'Assessore all'ambiente - attendiamo che la Magistratura completi il proprio lavoro individuando eventuali responsabilita' e, al contempo, invito tutti ad avere prudenza, evitare speculazioni politiche e facili strumentalizzazioni che evidentemente non risparmiano responsabilita' ai precedenti governi cittadini''.
LIBERO 27/3/2012 Roma: Comune su 'punti verde qualita'', smentito interessamento Visconti
Roma: Comune su 'punti verde qualita'', smentito interessamento Visconti
Cronaca
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - "Riguardo a quanto riportato in un passaggio del provvedimento cautelare nell'ambito dell'inchiesta sui Punti verdi qualita', si precisa la totale estraneita' dell'assessore all'ambiente Marco Visconti rispetto ad ogni forma di interessamento in relazione alla vicenda che ha coinvolto gli imprenditori Dolce e Bernardini". Lo comunica l'ufficio stampa del Campidoglio.
"A seguito di numerose richieste di appuntamento - precisa - Visconti ha ricevuto Massimo Dolce il quale lamentava il mancato pagamento da parte della Banca ottenendo in risposta dall'assessore un netto rifiuto di interessamento poiche' la questione non riguardava in nessun modo le competenze dell'assessorato".
"Allo stesso modo - conclude la nota - si ribadisce che Visconti non ha mai chiesto ne' ottenuto l'interessamento di altri organi istituzionali. Rispetto alle questioni di ordine tecnico, infine, il dirigente di area, Fabio Tancredi, informa di non aver mai firmato alcun nulla osta a vantaggio dei citati imprenditori".
Cronaca
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - "Riguardo a quanto riportato in un passaggio del provvedimento cautelare nell'ambito dell'inchiesta sui Punti verdi qualita', si precisa la totale estraneita' dell'assessore all'ambiente Marco Visconti rispetto ad ogni forma di interessamento in relazione alla vicenda che ha coinvolto gli imprenditori Dolce e Bernardini". Lo comunica l'ufficio stampa del Campidoglio.
"A seguito di numerose richieste di appuntamento - precisa - Visconti ha ricevuto Massimo Dolce il quale lamentava il mancato pagamento da parte della Banca ottenendo in risposta dall'assessore un netto rifiuto di interessamento poiche' la questione non riguardava in nessun modo le competenze dell'assessorato".
"Allo stesso modo - conclude la nota - si ribadisce che Visconti non ha mai chiesto ne' ottenuto l'interessamento di altri organi istituzionali. Rispetto alle questioni di ordine tecnico, infine, il dirigente di area, Fabio Tancredi, informa di non aver mai firmato alcun nulla osta a vantaggio dei citati imprenditori".
REPUBBLICA 27/3/2012Punti verde qualità, la Gdf in Comune
Punti verde qualità, la Gdf in Comune
4 arresti, coinvolta Lucia Mokbel
Dopo la denuncia da parte del Dipartimento per presunti illeciti, la finanza ha effettuato in mattinata un blitz e notificato i provvedimenti a carico di quattro persone. In carcere due dirigenti comunali. Nell'indagine anche la sorella dell'imprenditore implicato nella vicenda sul riciclaggio internazionale che ha riguardato alcune compagnie telefoniche
di MARIA ELENA VINCENZI
Punti verde qualità, la Gdf in Comune 4 arresti, coinvolta Lucia Mokbel
Blitz della guardia di finanza in Comune, perquisizioni a tappeto. L'operazione è scattata dopo la denuncia alla Procura della Repubblica da parte del Dipartimento Tutela ambientale e del verde per presunti illeciti. Da questa mattina gli agenti stanno effettuando diversi controlli nelle sedi dello stesso Dipartimento a Porta Metronia e sulla circonvallazione Ostiense, nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Roma sui punti verde qualità, zone gioco all'interno dei parchi della città, che il Comune ha dato in gestione ad aziende private. La guardia di finanza ha già notificato provvedimenti dell'autorità giudiziaria a carico di sei dipendenti del Dipartimento Tutela ambientale.
In carcere sono finiti Stefano Volpe, Massimo Dolce e Marco Bernardini. Ai domiciliari invece Annamaria Parisi. Due degli arrestati, Volpe e Parisi, sono dirigenti comunali. Le perquisizioni effettuate dalla Guardia di finanza sono state circa trenta e sono state eseguite non solo presso il Dipartimento ambiente ma anche in altri uffici capitolini.
L'inchiesta, aperta dalla procura di Roma sulla base di diversi esposti arrivati negli ultimi mesi, è una matassa complicata, tanto da essere stata delegata a magistrati di due gruppi diversi (quello dei reati contro la pubblica amministrazione e quello per la lotta alla criminalità economica) in cui sembra esserci di tutto. Dal punto di vista politico, ma anche da quello giudiziario.
La vicenda riguarda un contratto di 33 anni, a canone zero, per cui il Campidoglio figura
anche come fideiussore per i finanziamenti bancari necessari per le spese di costruzione. Un modo per garantire a tutti i concessionari senza alcuna distinzione un accesso agevolato al credito. Basti pensare che per tutto l'affare il Campidoglio ha firmato fideiussioni per 400 milioni di euro. Per non avere quasi nulla. Il problema sollevato negli esposti è proprio questo: nella stragrande maggioranza di questi punti verde, i lavori non solo non sono mai finiti, ma spesso non sono nemmeno iniziati. A fronte dei fondi che, invece, sono stati elargiti, spesso sulla base di documentazione di avanzamento lavori che, oggi è chiaro, non corrisponde al vero. E le domande a cui i pm, coordinati dagli aggiunti Alberto Caperna e Nello Rossi e i finanzieri del nucleo di polizia tributaria, vogliono risposte riguardano proprio queste irregolarità. Perché alle imprese concessionarie è stato concesso tanto? E da chi? È davvero possibile che il comune non si sia accorto di nulla? E si tratta solo di una colpevole omissione di controllo o c' è qualcosa di più grave?
Diversi gli episodi al vaglio dei magistrati. Uno su tutti quello del punto verde del Parco Feronia di Lucia Mokbel, sorella del faccendiere Gennaro finito in carcere per l'inchiesta che ha coinvolto anche Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Lavori denunciati per 15 milioni, anche se per il direttore ammonterebbero a poco più di tredici. Di questi, solo 7 sono stati eseguiti. E dall'aprile dello scorso anno il cantiere è fermo perché mancano 3 milioni per completare l'opera.
Una storia come molte altre in cui tra impossibilità di andare avanti coi lavori o addirittura buchi in bilancio, il Campidoglio rischia di perdere parecchi soldi: essendo fideiussore, infatti, non basta ritirare la concessione. Come, peraltro, in certi casi è stato pure fatto.
4 arresti, coinvolta Lucia Mokbel
Dopo la denuncia da parte del Dipartimento per presunti illeciti, la finanza ha effettuato in mattinata un blitz e notificato i provvedimenti a carico di quattro persone. In carcere due dirigenti comunali. Nell'indagine anche la sorella dell'imprenditore implicato nella vicenda sul riciclaggio internazionale che ha riguardato alcune compagnie telefoniche
di MARIA ELENA VINCENZI
Punti verde qualità, la Gdf in Comune 4 arresti, coinvolta Lucia Mokbel
Blitz della guardia di finanza in Comune, perquisizioni a tappeto. L'operazione è scattata dopo la denuncia alla Procura della Repubblica da parte del Dipartimento Tutela ambientale e del verde per presunti illeciti. Da questa mattina gli agenti stanno effettuando diversi controlli nelle sedi dello stesso Dipartimento a Porta Metronia e sulla circonvallazione Ostiense, nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Roma sui punti verde qualità, zone gioco all'interno dei parchi della città, che il Comune ha dato in gestione ad aziende private. La guardia di finanza ha già notificato provvedimenti dell'autorità giudiziaria a carico di sei dipendenti del Dipartimento Tutela ambientale.
In carcere sono finiti Stefano Volpe, Massimo Dolce e Marco Bernardini. Ai domiciliari invece Annamaria Parisi. Due degli arrestati, Volpe e Parisi, sono dirigenti comunali. Le perquisizioni effettuate dalla Guardia di finanza sono state circa trenta e sono state eseguite non solo presso il Dipartimento ambiente ma anche in altri uffici capitolini.
L'inchiesta, aperta dalla procura di Roma sulla base di diversi esposti arrivati negli ultimi mesi, è una matassa complicata, tanto da essere stata delegata a magistrati di due gruppi diversi (quello dei reati contro la pubblica amministrazione e quello per la lotta alla criminalità economica) in cui sembra esserci di tutto. Dal punto di vista politico, ma anche da quello giudiziario.
La vicenda riguarda un contratto di 33 anni, a canone zero, per cui il Campidoglio figura
anche come fideiussore per i finanziamenti bancari necessari per le spese di costruzione. Un modo per garantire a tutti i concessionari senza alcuna distinzione un accesso agevolato al credito. Basti pensare che per tutto l'affare il Campidoglio ha firmato fideiussioni per 400 milioni di euro. Per non avere quasi nulla. Il problema sollevato negli esposti è proprio questo: nella stragrande maggioranza di questi punti verde, i lavori non solo non sono mai finiti, ma spesso non sono nemmeno iniziati. A fronte dei fondi che, invece, sono stati elargiti, spesso sulla base di documentazione di avanzamento lavori che, oggi è chiaro, non corrisponde al vero. E le domande a cui i pm, coordinati dagli aggiunti Alberto Caperna e Nello Rossi e i finanzieri del nucleo di polizia tributaria, vogliono risposte riguardano proprio queste irregolarità. Perché alle imprese concessionarie è stato concesso tanto? E da chi? È davvero possibile che il comune non si sia accorto di nulla? E si tratta solo di una colpevole omissione di controllo o c' è qualcosa di più grave?
Diversi gli episodi al vaglio dei magistrati. Uno su tutti quello del punto verde del Parco Feronia di Lucia Mokbel, sorella del faccendiere Gennaro finito in carcere per l'inchiesta che ha coinvolto anche Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Lavori denunciati per 15 milioni, anche se per il direttore ammonterebbero a poco più di tredici. Di questi, solo 7 sono stati eseguiti. E dall'aprile dello scorso anno il cantiere è fermo perché mancano 3 milioni per completare l'opera.
Una storia come molte altre in cui tra impossibilità di andare avanti coi lavori o addirittura buchi in bilancio, il Campidoglio rischia di perdere parecchi soldi: essendo fideiussore, infatti, non basta ritirare la concessione. Come, peraltro, in certi casi è stato pure fatto.
L'ESPRESSO 27/3/2012 -Roma, la cresta sui giardini
Roma, la cresta sui giardini
di Emiliano Fittipaldi
Il Comune finanziava il restauro di aree verdi, ma chi si prendeva i soldi poi non faceva i lavori o ne faceva pochissimi. Già arrestati due dirigenti pubblici e due imprenditori, e ora ci si chiede se abbiano avuto coperture politiche
(27 marzo 2012)
L'inchiesta della procura di Roma sui 'Punti Verde Qualità' fa tremare la giunta di Gianni Alemanno.
Stamattina sono state arrestate quattro persone: in carcere sono finiti Stefano Volpe, architetto e dirigente del Comune, gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini, e Annamaria Parisi, dirigente comunale messa ai domiciliari.
Il Nucleo tributario della Guardia di Finanzia che sta conducendo le indagini ha effettuato perquisizioni anche al Dipartimento Tutela Ambientale (dove risultano indagati altri sei dipendenti comunali) e in altri uffici del Campidoglio. I reati contestati vanno dalla corruzione (per i primi tre) alla truffa aggravata ai danni del Comune.
I Punti verde Qualità sono un progetto ideato dalla prima giunta Rutelli, ma realizzato dagli uomini di Alemanno: si tratta di aree verdi di proprietà del Comune concesse in uso ai privati con contratti molto lunghi (33 anni). Per realizzare i lavori gli imprenditori hanno avuto la possibilità di ottenere ricche fideiussioni dal Comune, che si è esposto con le banche per circa 400 milioni di euro. Peccato che in molti casi (come nel Parco di Spinaceto e nel 'Punto' di Parco Feronia, dato in concessione a Lucia Mokbel, sorella del faccendiere di estrema destra Gennaro finito in carcere per l'affaire Fastweb-Finmeccanica) i conti non tornino, e che i lavori per attrezzare le aree - nonostante i finanziamenti ottenuti dalle imprese - spesso e volentieri siano rimasti sulla carta.
In alcuni casi i lavori non sarebbero mai partiti, in altri avrebbero avuto un costo reale decisamente inferiore rispetto alle somme ottenute, esibendo una documentazione gonfiata che testimoniava uno stato avanzamento dei lavori fittizio.
Secondo i pm, per ottenere più soldi e far chiudere un occhio ai dirigenti comunali Lucia Mokbel avrebbe girato 50 mila euro a Dolce e Bernardini, imprenditori che intervenivano poi su Volpe e altri dirigenti comunali. Una cifra un po' più bassa avrebbero pagato invece i titolari del Parco di Tor Sapienza (48 mila euro), mentre gli investigatori sarebbero riusciti a dimostrare per un terzo 'Punto Verde Qualità', quello di Parco Spinaceto, sovrafatturazioni per oltre 1,3 milioni di euro.
Nel caso di Lucia Mokbel le indagini non sono ancora concluse, ma si parla complessivamente di 6 milioni ricevuti per lavori mai realizzati.
Il direttore dei lavori del Punto assegnato alla Mokbel è suo marito, Giancarlo Scarrozza. Che ha lavorato pure per la Mondo Verde, una srl fondata tanti anni fa da Antonio Lucarelli e alcuni suoi cugini. Lucarelli, capo della segreteria di Alemanno, uscì dalla società prima del 2000, e ha sempre negato rapporti con gli imprenditori che hanno poi ottenuto le concessioni.
«Ora ci domandiamo» ha detto Paolo Foschi del Pd, che sulla questione presentò un esposto in procura nell'ottobre del 2010 «se la vicenda riguarda solo dipendenti comunali infedeli o se ci siano state anche copertura di natura politica»
di Emiliano Fittipaldi
Il Comune finanziava il restauro di aree verdi, ma chi si prendeva i soldi poi non faceva i lavori o ne faceva pochissimi. Già arrestati due dirigenti pubblici e due imprenditori, e ora ci si chiede se abbiano avuto coperture politiche
(27 marzo 2012)
L'inchiesta della procura di Roma sui 'Punti Verde Qualità' fa tremare la giunta di Gianni Alemanno.
Stamattina sono state arrestate quattro persone: in carcere sono finiti Stefano Volpe, architetto e dirigente del Comune, gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini, e Annamaria Parisi, dirigente comunale messa ai domiciliari.
Il Nucleo tributario della Guardia di Finanzia che sta conducendo le indagini ha effettuato perquisizioni anche al Dipartimento Tutela Ambientale (dove risultano indagati altri sei dipendenti comunali) e in altri uffici del Campidoglio. I reati contestati vanno dalla corruzione (per i primi tre) alla truffa aggravata ai danni del Comune.
I Punti verde Qualità sono un progetto ideato dalla prima giunta Rutelli, ma realizzato dagli uomini di Alemanno: si tratta di aree verdi di proprietà del Comune concesse in uso ai privati con contratti molto lunghi (33 anni). Per realizzare i lavori gli imprenditori hanno avuto la possibilità di ottenere ricche fideiussioni dal Comune, che si è esposto con le banche per circa 400 milioni di euro. Peccato che in molti casi (come nel Parco di Spinaceto e nel 'Punto' di Parco Feronia, dato in concessione a Lucia Mokbel, sorella del faccendiere di estrema destra Gennaro finito in carcere per l'affaire Fastweb-Finmeccanica) i conti non tornino, e che i lavori per attrezzare le aree - nonostante i finanziamenti ottenuti dalle imprese - spesso e volentieri siano rimasti sulla carta.
In alcuni casi i lavori non sarebbero mai partiti, in altri avrebbero avuto un costo reale decisamente inferiore rispetto alle somme ottenute, esibendo una documentazione gonfiata che testimoniava uno stato avanzamento dei lavori fittizio.
Secondo i pm, per ottenere più soldi e far chiudere un occhio ai dirigenti comunali Lucia Mokbel avrebbe girato 50 mila euro a Dolce e Bernardini, imprenditori che intervenivano poi su Volpe e altri dirigenti comunali. Una cifra un po' più bassa avrebbero pagato invece i titolari del Parco di Tor Sapienza (48 mila euro), mentre gli investigatori sarebbero riusciti a dimostrare per un terzo 'Punto Verde Qualità', quello di Parco Spinaceto, sovrafatturazioni per oltre 1,3 milioni di euro.
Nel caso di Lucia Mokbel le indagini non sono ancora concluse, ma si parla complessivamente di 6 milioni ricevuti per lavori mai realizzati.
Il direttore dei lavori del Punto assegnato alla Mokbel è suo marito, Giancarlo Scarrozza. Che ha lavorato pure per la Mondo Verde, una srl fondata tanti anni fa da Antonio Lucarelli e alcuni suoi cugini. Lucarelli, capo della segreteria di Alemanno, uscì dalla società prima del 2000, e ha sempre negato rapporti con gli imprenditori che hanno poi ottenuto le concessioni.
«Ora ci domandiamo» ha detto Paolo Foschi del Pd, che sulla questione presentò un esposto in procura nell'ottobre del 2010 «se la vicenda riguarda solo dipendenti comunali infedeli o se ci siano state anche copertura di natura politica»
PAESE SERA ONLINE 27/3/2012 Punti verde qualità, arrestati due funzionari comunali
Punti verde qualità, arrestati due funzionari comunali
L'opposizione: "Ancora scandali per il sindaco"
L'indagine riguarda presunte irregolarità sulle aree verdi concesse per 33 anni ai privati. L'operazione della Guardia di finanza è scattata dopo la denuncia alla Procura della Repubblica da parte del Dipartimento Tutela ambientale. Corruzione e truffa i reati ipotizzati. Le verifiche degli inquirenti erano partite in seguito ad un esposto che riguardava il Parco Feronia di Lucia Mokbel (Indagata insieme al marito), sorella dell'imprenditore coinvolto nel procedimento sul riciclaggio internazionale. Nella maggioranza di questi Punti Verde i lavori spesso non sono nemmeno iniziati. Marroni (Pd): "Denuncia Pd trascurata, si rischia buco bilancio"
Ha come parti offese il Comune e la Banca Credito Cooperativo, ma soprattutto l'intera collettività, l'inchiesta della Procura sulle irregolarità legate alle aree pubbliche denominate Punti Verde Qualità. Una vicenda che ha fruttato ai due imprenditori indagati un milione e trecento mila euro. L’inchiesta è culminata con l'esecuzione di quattro misure di custodia cautelare disposte dal gip Bernadette Nicotra che ha mandato in carcere l'architetto del Comune Stefano Volpe e gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini, mentre agli arresti domiciliari Anna Maria Parisi (anche lei architetto dello stesso ufficio).
I due imprenditori sono amministratori di fatto della Maspen Center Sport srl, società concessionaria del Comune per la realizzazione del Punto Verde Qualità “Parco Spinaceto”. Le fiamme gialle del nucleo di polizia tributaria e del I Gruppo del provinciale inoltre hanno eseguito 19 decreti di perquisizione emessi dai pm titolari dell’indagine, Francesco Minisci, Giorgio Orano e Alberto Pioletti, nei confronti di 25 obiettivi.
Truffa aggravata ai danni del Comune e con abuso delle proprie funzioni, falso ideologico e materiale, corruzione, sono i reati ipotizzati a seconda delle singole posizioni. L'inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Nello Rossi e Alberto Caperna, aveva preso il via dalle denunce presentate alla magistratura dall'architetto Annunziato Seminara, titolare della Euroimpresa, e dall'imprenditore Sergio Cerqueti, titolare della Tecma, che si erano accorti che sui conti correnti aziendali erano state convogliate, a loro insaputa, somme di denaro corrisposte dal Credito Cooperativo a titolo di mutuo per l'effettuazione dei lavori sul Punto Verde Spinaceto e che Dolce e Bernardini intendevano così distrarre dalla loro destinazione.
INDAGATA LUCIA MOKBEL - Ci sono anche Lucia Mokbel e il marito tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta. Lucia Mokbel, sorella dell’uomo d’affari Gennaro finito in carcere nell’ambito delle indagini su Fastweb e Telecom Italia Sparkle, è la titolare della società “Luoghi del Tempo” assegnataria della concessione del Parco Feronia. La sede della società è stata oggi perquisita dalla guardia di finanza. Nel decreto di perquisizione si contestano i reati di truffa e corruzione e non si ipotizza allo stato una convocazione in Procura per essere interrogati. “Sono certo dell’estraneità miei assistiti ai fatti contestati – ha commentato il legale dei due coniugi, l’avvocato Cesare Placanica – Lo dimostreremo”.
LA TRUFFA - Il progetto della realizzazione di aree verdi ha origini lontane e prevedeva la realizzazione di 67 punti. Di questi, 17 però sono quelli avviati effettivamente, solo alcuni quelli completati. L’iniziativa prevede che una società proponga al Comune un project financing che, una volta approvato dal Campidoglio, permette all’azienda di accedere ad un mutuo agevolato con la banca con una garanzia fideiussoria da parte del Comune che così, in caso di inadempienza, è tenuto a pagare le somme versate. Per ottenere questo mutuo sono necessari una serie di documenti.
Dalle indagini è emerso che Dolce e Bernardini, attraverso altre due società a loro riconducibili, hanno emesso fatture false e compilato “stati di avanzamento lavori” (SAL), attestanti lavori mai eseguiti presso “Parco Spinaceto”. Tale documentazione è stata presentata alla competente unità operativa del Comune di Roma, dove i pubblici funzionari Stefano Volpe e Anna Maria Parisi hanno rilasciato i nulla osta al pagamento, autorizzando così la Banca di Credito Cooperativo di Roma all'erogazione dei primi due mutui, ammontanti a circa un milione e 778mila euro e 463mila euro. Di questi, soltanto la prima tranche è stata poi effettivamente erogata dalla banca a Dolce e Bernardini.
SOLDI, AUTO E SMARTPHONE PER CORROMPERE - A fronte di tale importo, hanno accertato le Fiamme Gialle, presso l'area destinata al Punto Verde Qualità di “Parco Spinaceto”, è stato effettuato soltanto un movimento terra e una parziale costruzione dell'area destinata al mercato rionale, per un controvalore stimato in 700mila euro. In cambio del loro intervento, Volpe e Parisi hanno ricevuto dai due imprenditori somme di denaro ed altre utilità (auto, smartphone e televisori). Altre irregolarità sono stati individuate in relazione alla realizzazione dei Punti Verde Qualità “Tor Sapienza” e “Parco Feronia”. Gli inquirenti hanno verificato che gli stessi Dolce e Bernardini, quali mediatori, e Volpe, quale responsabile del procedimento, hanno ricevuto somme di denaro dai gestori delle società “Tor Sapienza 2008 srl” (48mila euro) e “Luoghi del Tempo” (50mila euro), concessionarie dei due Punti Verde, finalizzate ad agevolare lo svincolo dei finanziamenti concessi a titolo di mutuo dal Credito Cooperativo per la realizzazione dei vari interventi. La società “Luoghi del Tempo”, di cui è titolare Lucia Mokbel, era affidataria dell’area relativa al Parco Feronia.
LE INDAGINI - Le verifiche degli inquirenti erano partite in seguito ad un esposto che riguardava il Parco Feronia di Lucia Mokbel, sorella dell'imprenditore coinvolto nel procedimento sul riciclaggio internazionale che ha riguardato alcune compagnie telefoniche. Una segnalazione all'autorità giudiziaria fatta dal Dipartimento Tutela ambientale e del verde le cui sedi a Porta Metronia e a Circonvallazione Ostiense vengono ora setacciate dalle Fiamme Gialle. L'indagine riguarda presunte irregolarità dei Punti Verdi Qualità, cioé le aree concesse per 33 anni ai privati, a canone zero, in cambio della realizzazione di attrezzature e servizi, e viene portata avanti da due gruppi di magistrati: il pool dei reati economici guidato dal procuratore aggiunto Nello Rossi e quello dei reati contro la pubblica amministrazione coordinato da Alberto Caperna.
IL COMUNE AVREBBE VERSATO FIDEIUSSIONI PER 11 MILIONI - I progetti dei Punti Verde Qualità sono costati al Comune di Roma 11 milioni di euro nel 2011. Il dato emerge dagli accertamenti svolti dalla guardia di finanza nell’ambito della relativa inchiesta. La realizzazione di tali aree verdi infatti prevede che una società proponga al Comune un project financing che, una volta approvato dal Campidoglio, permette all’azienda, dal 2006, di accedere ad un mutuo agevolato con la banca con una garanzia fideiussoria da parte del Comune che così, in caso di inadempienza, è tenuto a pagare le somme versate. Gli undici milioni sono infatti la somma che il Campidoglio ha versato quali fideiussioni a causa dell’inadempienza delle società affidatarie del progetto. La cifra è un dato complessivo che non riguarda esclusivamente i tre punti verdi (Tor Sapienza, Parco Feronia, Parco Spinaceto) in relazione ai quali sono stati emessi i quattro provvedimenti cautelari. Gli accertamenti degli inquirenti ora proseguiranno con verifiche anche sugli altri Punti Verdi di Qualità.
L'OPPOSIZIONE: "NUOVO SCANDALO PER ALEMANNO" - “Questa sarà ricordata come l'amministrazione degli scandali e delle inchieste giudiziarie. Dopo Parentopoli e le assunzioni di figure legate all'estrema destra, un'altra vicenda che presenta molti lati oscuri e che coinvolge direttamente persone scelte dall'amministrazione capitolina nella gestione di servizi importanti come quello dei dodici Punti Verdi Qualità. Si tratta delle aree verdi all'interno dei parchi della città, che il Comune ha dato in gestione ad aziende private. Secondo quanto emerge finora dall'inchiesta, il Campidoglio avrebbe firmato fideiussioni per 400 milioni di euro, ma nella maggioranza di questi Punti Verde i lavori spesso non sono nemmeno iniziati. Il malgoverno di Roma deve volgere al tramonto, è necessaria una svolta radicale che può passare solo attraverso le dimissioni del sindaco”. A dichiararlo in una nota è Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà.
“In attesa che emergano tutti i fatti dell’inchiesta sui Punti Verdi Qualità del comune di Roma, che ha portato agli arresti odierni, esprimo il mio plauso alla Guardia di Finanza che oggi ha finalmente sollevato il velo che copriva un sistema del malaffare tanto radicato quanto esteso, che ha coinvolto cattivi imprenditori e dipendenti pubblici . Fin dal 14 ottobre del 2010 ho presentato un esposto alla Procura di Roma per denunciare quanto stava accadendo e contemporaneamente ho ritenuto doveroso inviarlo per conoscenza all’allora Capo di Gabinetto del Sindaco di Roma, Antonio Lucarelli e alla segreteria. E’, dunque, evidente, che l’amministrazione Alemanno non poteva non conoscere quanto di grave stava accadendo e quindi, ci domandiamo, se la vicenda riguarda solo dipendenti comunali infedeli o se ci siano state anche coperture di natura politica. E’ assurdo e grave, infatti, che il sindaco Alemanno non abbia ritenuto doveroso avviare un’indagine interna. Appare chiaro, quindi, che esiste una responsabilità di natura politica e morale sui mancati controlli sulla quale il primo cittadino di Roma deve oggi fornire risposte. Ora è da verificare, e sarà compito della magistratura, se ci siano elementi di natura giudiziaria che coinvolgano anche protagonisti dell’ amministrazione capitolina di centrodestra”. E’ quanto dichiarato, in una nota, da Enzo Foschi, consigliere del Pd della regione Lazio.
Sulla questione è intervenuto anche Massimiliano Valeriani (Pd) presidente commissione Controllo e Garanzia al Comune: "Assistiamo oggi alle conseguenze di quello che da mesi ormai denunciavamo su questo grande e oscuro capitolo che vede coinvolta l’amministrazione di Roma Capitale e che conferma il degrado etico morale, a cui si è arrivati - continua Valeriani - Ci auguriamo che la magistratura faccia al più presto chiarezza su questa vicenda, perché i cittadini possano tornare a credere nell’amministrazione capitolina. Alemanno, conclude Valeriani, invece di immaginare operazioni spericolate per recuperate qualche milione di euro facendo holding e svendendo le aziende del Campidoglio farebbe bene ad occuparsi di questa vicenda dei punti verdi qualità che rischia di esporre l’amministrazione capitolina a giganteschi buchi di bilancio".
"L'inchiesta sui punti verdi qualità che ha avuto come epilogo l'arresto di alcuni funzionari comunali mette in luce uno scandalo da tempo denunciato dal gruppo del Pd su cui Giunta e Sindaco hanno omesso di intervenire". È quanto dichiarato, in una nota, dal capogruppo del Pd in Campidoglio Umberto Marroni.
"Il Sindaco faccia immediata chiarezza su quanto è accaduto e prenda rapidi provvedimenti sulle procedure fideiussorie autorizzate dal Comune che espongono l'Amministrazione Capitolina a veri e propri buchi di bilancio nell'ordine di centinaia di milioni - continua Marroni - Somme di molto superiori al risparmio ipotizzato in questi giorni da Alemanno con la proposta di costituzione dell'Holding Capitolina. Chiediamo pertanto la verifica immediata di tutti i procedimenti e le autorizzazioni fideiussorie concesse e previste fino ad oggi sulla base delle dichiarazioni relative allo stato di avanzamento lavori finalizzati alla realizzazione dei punti versi qualità. Le procedure e i meccanismi fin quì adottati dal comune espongono l'Amministrazione a possibili truffe con conseguenze incalcolabi e vanno immediatamente rivisti".
L'opposizione: "Ancora scandali per il sindaco"
L'indagine riguarda presunte irregolarità sulle aree verdi concesse per 33 anni ai privati. L'operazione della Guardia di finanza è scattata dopo la denuncia alla Procura della Repubblica da parte del Dipartimento Tutela ambientale. Corruzione e truffa i reati ipotizzati. Le verifiche degli inquirenti erano partite in seguito ad un esposto che riguardava il Parco Feronia di Lucia Mokbel (Indagata insieme al marito), sorella dell'imprenditore coinvolto nel procedimento sul riciclaggio internazionale. Nella maggioranza di questi Punti Verde i lavori spesso non sono nemmeno iniziati. Marroni (Pd): "Denuncia Pd trascurata, si rischia buco bilancio"
Ha come parti offese il Comune e la Banca Credito Cooperativo, ma soprattutto l'intera collettività, l'inchiesta della Procura sulle irregolarità legate alle aree pubbliche denominate Punti Verde Qualità. Una vicenda che ha fruttato ai due imprenditori indagati un milione e trecento mila euro. L’inchiesta è culminata con l'esecuzione di quattro misure di custodia cautelare disposte dal gip Bernadette Nicotra che ha mandato in carcere l'architetto del Comune Stefano Volpe e gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini, mentre agli arresti domiciliari Anna Maria Parisi (anche lei architetto dello stesso ufficio).
I due imprenditori sono amministratori di fatto della Maspen Center Sport srl, società concessionaria del Comune per la realizzazione del Punto Verde Qualità “Parco Spinaceto”. Le fiamme gialle del nucleo di polizia tributaria e del I Gruppo del provinciale inoltre hanno eseguito 19 decreti di perquisizione emessi dai pm titolari dell’indagine, Francesco Minisci, Giorgio Orano e Alberto Pioletti, nei confronti di 25 obiettivi.
Truffa aggravata ai danni del Comune e con abuso delle proprie funzioni, falso ideologico e materiale, corruzione, sono i reati ipotizzati a seconda delle singole posizioni. L'inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Nello Rossi e Alberto Caperna, aveva preso il via dalle denunce presentate alla magistratura dall'architetto Annunziato Seminara, titolare della Euroimpresa, e dall'imprenditore Sergio Cerqueti, titolare della Tecma, che si erano accorti che sui conti correnti aziendali erano state convogliate, a loro insaputa, somme di denaro corrisposte dal Credito Cooperativo a titolo di mutuo per l'effettuazione dei lavori sul Punto Verde Spinaceto e che Dolce e Bernardini intendevano così distrarre dalla loro destinazione.
INDAGATA LUCIA MOKBEL - Ci sono anche Lucia Mokbel e il marito tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta. Lucia Mokbel, sorella dell’uomo d’affari Gennaro finito in carcere nell’ambito delle indagini su Fastweb e Telecom Italia Sparkle, è la titolare della società “Luoghi del Tempo” assegnataria della concessione del Parco Feronia. La sede della società è stata oggi perquisita dalla guardia di finanza. Nel decreto di perquisizione si contestano i reati di truffa e corruzione e non si ipotizza allo stato una convocazione in Procura per essere interrogati. “Sono certo dell’estraneità miei assistiti ai fatti contestati – ha commentato il legale dei due coniugi, l’avvocato Cesare Placanica – Lo dimostreremo”.
LA TRUFFA - Il progetto della realizzazione di aree verdi ha origini lontane e prevedeva la realizzazione di 67 punti. Di questi, 17 però sono quelli avviati effettivamente, solo alcuni quelli completati. L’iniziativa prevede che una società proponga al Comune un project financing che, una volta approvato dal Campidoglio, permette all’azienda di accedere ad un mutuo agevolato con la banca con una garanzia fideiussoria da parte del Comune che così, in caso di inadempienza, è tenuto a pagare le somme versate. Per ottenere questo mutuo sono necessari una serie di documenti.
Dalle indagini è emerso che Dolce e Bernardini, attraverso altre due società a loro riconducibili, hanno emesso fatture false e compilato “stati di avanzamento lavori” (SAL), attestanti lavori mai eseguiti presso “Parco Spinaceto”. Tale documentazione è stata presentata alla competente unità operativa del Comune di Roma, dove i pubblici funzionari Stefano Volpe e Anna Maria Parisi hanno rilasciato i nulla osta al pagamento, autorizzando così la Banca di Credito Cooperativo di Roma all'erogazione dei primi due mutui, ammontanti a circa un milione e 778mila euro e 463mila euro. Di questi, soltanto la prima tranche è stata poi effettivamente erogata dalla banca a Dolce e Bernardini.
SOLDI, AUTO E SMARTPHONE PER CORROMPERE - A fronte di tale importo, hanno accertato le Fiamme Gialle, presso l'area destinata al Punto Verde Qualità di “Parco Spinaceto”, è stato effettuato soltanto un movimento terra e una parziale costruzione dell'area destinata al mercato rionale, per un controvalore stimato in 700mila euro. In cambio del loro intervento, Volpe e Parisi hanno ricevuto dai due imprenditori somme di denaro ed altre utilità (auto, smartphone e televisori). Altre irregolarità sono stati individuate in relazione alla realizzazione dei Punti Verde Qualità “Tor Sapienza” e “Parco Feronia”. Gli inquirenti hanno verificato che gli stessi Dolce e Bernardini, quali mediatori, e Volpe, quale responsabile del procedimento, hanno ricevuto somme di denaro dai gestori delle società “Tor Sapienza 2008 srl” (48mila euro) e “Luoghi del Tempo” (50mila euro), concessionarie dei due Punti Verde, finalizzate ad agevolare lo svincolo dei finanziamenti concessi a titolo di mutuo dal Credito Cooperativo per la realizzazione dei vari interventi. La società “Luoghi del Tempo”, di cui è titolare Lucia Mokbel, era affidataria dell’area relativa al Parco Feronia.
LE INDAGINI - Le verifiche degli inquirenti erano partite in seguito ad un esposto che riguardava il Parco Feronia di Lucia Mokbel, sorella dell'imprenditore coinvolto nel procedimento sul riciclaggio internazionale che ha riguardato alcune compagnie telefoniche. Una segnalazione all'autorità giudiziaria fatta dal Dipartimento Tutela ambientale e del verde le cui sedi a Porta Metronia e a Circonvallazione Ostiense vengono ora setacciate dalle Fiamme Gialle. L'indagine riguarda presunte irregolarità dei Punti Verdi Qualità, cioé le aree concesse per 33 anni ai privati, a canone zero, in cambio della realizzazione di attrezzature e servizi, e viene portata avanti da due gruppi di magistrati: il pool dei reati economici guidato dal procuratore aggiunto Nello Rossi e quello dei reati contro la pubblica amministrazione coordinato da Alberto Caperna.
IL COMUNE AVREBBE VERSATO FIDEIUSSIONI PER 11 MILIONI - I progetti dei Punti Verde Qualità sono costati al Comune di Roma 11 milioni di euro nel 2011. Il dato emerge dagli accertamenti svolti dalla guardia di finanza nell’ambito della relativa inchiesta. La realizzazione di tali aree verdi infatti prevede che una società proponga al Comune un project financing che, una volta approvato dal Campidoglio, permette all’azienda, dal 2006, di accedere ad un mutuo agevolato con la banca con una garanzia fideiussoria da parte del Comune che così, in caso di inadempienza, è tenuto a pagare le somme versate. Gli undici milioni sono infatti la somma che il Campidoglio ha versato quali fideiussioni a causa dell’inadempienza delle società affidatarie del progetto. La cifra è un dato complessivo che non riguarda esclusivamente i tre punti verdi (Tor Sapienza, Parco Feronia, Parco Spinaceto) in relazione ai quali sono stati emessi i quattro provvedimenti cautelari. Gli accertamenti degli inquirenti ora proseguiranno con verifiche anche sugli altri Punti Verdi di Qualità.
L'OPPOSIZIONE: "NUOVO SCANDALO PER ALEMANNO" - “Questa sarà ricordata come l'amministrazione degli scandali e delle inchieste giudiziarie. Dopo Parentopoli e le assunzioni di figure legate all'estrema destra, un'altra vicenda che presenta molti lati oscuri e che coinvolge direttamente persone scelte dall'amministrazione capitolina nella gestione di servizi importanti come quello dei dodici Punti Verdi Qualità. Si tratta delle aree verdi all'interno dei parchi della città, che il Comune ha dato in gestione ad aziende private. Secondo quanto emerge finora dall'inchiesta, il Campidoglio avrebbe firmato fideiussioni per 400 milioni di euro, ma nella maggioranza di questi Punti Verde i lavori spesso non sono nemmeno iniziati. Il malgoverno di Roma deve volgere al tramonto, è necessaria una svolta radicale che può passare solo attraverso le dimissioni del sindaco”. A dichiararlo in una nota è Gianluca Peciola, consigliere provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà.
“In attesa che emergano tutti i fatti dell’inchiesta sui Punti Verdi Qualità del comune di Roma, che ha portato agli arresti odierni, esprimo il mio plauso alla Guardia di Finanza che oggi ha finalmente sollevato il velo che copriva un sistema del malaffare tanto radicato quanto esteso, che ha coinvolto cattivi imprenditori e dipendenti pubblici . Fin dal 14 ottobre del 2010 ho presentato un esposto alla Procura di Roma per denunciare quanto stava accadendo e contemporaneamente ho ritenuto doveroso inviarlo per conoscenza all’allora Capo di Gabinetto del Sindaco di Roma, Antonio Lucarelli e alla segreteria. E’, dunque, evidente, che l’amministrazione Alemanno non poteva non conoscere quanto di grave stava accadendo e quindi, ci domandiamo, se la vicenda riguarda solo dipendenti comunali infedeli o se ci siano state anche coperture di natura politica. E’ assurdo e grave, infatti, che il sindaco Alemanno non abbia ritenuto doveroso avviare un’indagine interna. Appare chiaro, quindi, che esiste una responsabilità di natura politica e morale sui mancati controlli sulla quale il primo cittadino di Roma deve oggi fornire risposte. Ora è da verificare, e sarà compito della magistratura, se ci siano elementi di natura giudiziaria che coinvolgano anche protagonisti dell’ amministrazione capitolina di centrodestra”. E’ quanto dichiarato, in una nota, da Enzo Foschi, consigliere del Pd della regione Lazio.
Sulla questione è intervenuto anche Massimiliano Valeriani (Pd) presidente commissione Controllo e Garanzia al Comune: "Assistiamo oggi alle conseguenze di quello che da mesi ormai denunciavamo su questo grande e oscuro capitolo che vede coinvolta l’amministrazione di Roma Capitale e che conferma il degrado etico morale, a cui si è arrivati - continua Valeriani - Ci auguriamo che la magistratura faccia al più presto chiarezza su questa vicenda, perché i cittadini possano tornare a credere nell’amministrazione capitolina. Alemanno, conclude Valeriani, invece di immaginare operazioni spericolate per recuperate qualche milione di euro facendo holding e svendendo le aziende del Campidoglio farebbe bene ad occuparsi di questa vicenda dei punti verdi qualità che rischia di esporre l’amministrazione capitolina a giganteschi buchi di bilancio".
"L'inchiesta sui punti verdi qualità che ha avuto come epilogo l'arresto di alcuni funzionari comunali mette in luce uno scandalo da tempo denunciato dal gruppo del Pd su cui Giunta e Sindaco hanno omesso di intervenire". È quanto dichiarato, in una nota, dal capogruppo del Pd in Campidoglio Umberto Marroni.
"Il Sindaco faccia immediata chiarezza su quanto è accaduto e prenda rapidi provvedimenti sulle procedure fideiussorie autorizzate dal Comune che espongono l'Amministrazione Capitolina a veri e propri buchi di bilancio nell'ordine di centinaia di milioni - continua Marroni - Somme di molto superiori al risparmio ipotizzato in questi giorni da Alemanno con la proposta di costituzione dell'Holding Capitolina. Chiediamo pertanto la verifica immediata di tutti i procedimenti e le autorizzazioni fideiussorie concesse e previste fino ad oggi sulla base delle dichiarazioni relative allo stato di avanzamento lavori finalizzati alla realizzazione dei punti versi qualità. Le procedure e i meccanismi fin quì adottati dal comune espongono l'Amministrazione a possibili truffe con conseguenze incalcolabi e vanno immediatamente rivisti".
CINQUEGIORNI - 24/3/2012 Fabrizio Moro, dai Pvq all’emergenza abitativa
Fabrizio Moro, dai Pvq all’emergenza abitativa
L’imprenditore di destra è titolare di diverse società coinvolte in molti affari sul territorio del Comune di Roma
Fabrizio Moro, dai Pvq all’emergenza abitativa
Gli affari sono affari, ma c’è chi riesce a farne meglio di altri. Parliamo di Fabrizio Moro, l’imprenditore che balzò agli onori delle cronache romane dopo la denuncia nell’autunno del 2010 del consigliere regionale Enzo Foschi sui singolari intrecci di concessione sui Punti Verdi Qualità che sfociò nello scandalo del costosissimo e mai realizzato Pvq di Feronia. Un Pvq concesso a Lucia Mokbel sorella del più famoso Gennaro attualmente sotto processo per riciclaggio con un incredibile giro di milioni.
La denuncia di Foschi riguardava la creazione nel 2009 di una società, la Pat srl, la cui proprietaria è la Planet Immobili, intestata a Giulia Pozzi e Fabrizio Moro, gestore di altri 4 Punti Verdi, fino al 2005 assieme ad Antonio Lucarelli, attuale capo segreteria di Alemanno. Lucarelli si affrettò a smentire il suo coinvolgimento ricordando di essere uscito già dal ‘99 da ogni affare relativo ai Pvq, ma ammettendo di conoscere e aver frequentato il Moro a quei tempi suo consulente. La vicenda della Pat ruotava attorno alla stranezza che a una società con lo stesso nome (Pat snc) era stato assegnato un Punto Verde denominato Pino Lecce.
Mentre la prima Pat attendeva da 6 anni per avere un’area alternativa a quella assegnata, nel frattempo non più disponibile, la nuova società omonima il 15 maggio del 2009 comunica al Comune di Roma di essere il soggetto concessionario del Pvq. L’11 giugno2009 il Comune di Roma riconosceva il cambio di assegnatario e il 10 maggio 2010le concedeva al posto di Pino Lecce un’area alternativa, molto più appetibile, di ben18 ettari, inviando però la lettera a un indirizzo sbaglia-to, ovvero alla cooperativa sociale Millenium, di Patrizia Allieri, già concessionaria dimolti Punti Verdi. L’esposto che poi Foschi presentò alla procura su questo e altri intrecci nella sostanza girava attorno all’ipotesi che ai Pvq sovrintendesse una sorta di “cupola nera” anche se fra i concessionari attuali si ravvisano alti soggetti di sinistra. Per tutto l’anno scorso il nostro e altri quotidiani denunciarono, soprattutto dopo il caso di Feronia, il rischio che il Comune dovesse subentrare nel debito dei concessionari nei confronti della Bcc per alcune centinaia di milioni di euro garantiti dal Campidoglio al 95% con fideiussione.
Ora pare che la magistratura si stia muovendo e che la stessa banca cominci a stringere i cordoni della borsa non solo sulla concessione di alti mutui, ma chiedendo il rientro dei ratei concordati con i concessionari, non pochi in grande difficoltà finanziaria. Stoppati i Pvq per force majeur emerge tutto lo spirito di iniziativa di Fabrizio Moro titolare di numerose società. Eccolo allora riapparire in un’altra operazione immobiliare che questa volta riguarda l’emergenza abitativa dove le attenzioni della politica non sono mai venute meno. Parliamo dell’area di circa otto ettari a Tor Cervara da destinare alla costruzione di alloggi per l’emergenza abitativa.
Agli inizi del 2008 (con l’amministrazione Veltroni),l’area passa da industriale a residenziale grazie a una variante urbanistica. La convenzione viene poi sottoscritta dall’allora direttore del dipartimento patrimonio e casa Raffaele Marra e le società MB sviluppo industriale spa e la Servizi & Servizi, entrambe facenti capo al dott.Giampaolo Bonazzi. Il 4 agosto del 2010 il Bonazzi che aveva la convenzione cede i diritti sull’area alla Parco Aniene, società consortile srl per 20 milioni ed è proprio in questa società consortile che il Moro appare con il 20% delle quote come secondo socio. L’operazione a questo punto si finanzia con un corrispondente prestito della Bpm che accende ipoteca sui terreni per 124 milioni, ma quando la Parco Aniene chiede ai soci il finanziamento dei 4.450.000 pro quota, l’unica a pagare è il socio riconducibile alla famiglia Salini.
La Fmg di Moro, una fra le tante che fanno capo a lui, è una società recente, probabilmente costituita ad hoc giusto giusto in tempo per entrare nell’affare. Il bello è che il Moro ci entra alla grande senza cacciare un euro, almeno sino ad oggi. Questa la sostanza e l’unica illazione possibile è che il Moro, consulente del Lucarelli tanti anni fa, è davvero forte, tanto forte da spaziare dai Pvq all’emergenza abitativa. Ovviamente dei lavori di costruzione del primo complesso immobiliare che dovevano iniziare lo scorso anno nemmeno l’ombra. Mentre i soldi,quelli si, continuano a girare.
Giuliano Longo
L’imprenditore di destra è titolare di diverse società coinvolte in molti affari sul territorio del Comune di Roma
Fabrizio Moro, dai Pvq all’emergenza abitativa
Gli affari sono affari, ma c’è chi riesce a farne meglio di altri. Parliamo di Fabrizio Moro, l’imprenditore che balzò agli onori delle cronache romane dopo la denuncia nell’autunno del 2010 del consigliere regionale Enzo Foschi sui singolari intrecci di concessione sui Punti Verdi Qualità che sfociò nello scandalo del costosissimo e mai realizzato Pvq di Feronia. Un Pvq concesso a Lucia Mokbel sorella del più famoso Gennaro attualmente sotto processo per riciclaggio con un incredibile giro di milioni.
La denuncia di Foschi riguardava la creazione nel 2009 di una società, la Pat srl, la cui proprietaria è la Planet Immobili, intestata a Giulia Pozzi e Fabrizio Moro, gestore di altri 4 Punti Verdi, fino al 2005 assieme ad Antonio Lucarelli, attuale capo segreteria di Alemanno. Lucarelli si affrettò a smentire il suo coinvolgimento ricordando di essere uscito già dal ‘99 da ogni affare relativo ai Pvq, ma ammettendo di conoscere e aver frequentato il Moro a quei tempi suo consulente. La vicenda della Pat ruotava attorno alla stranezza che a una società con lo stesso nome (Pat snc) era stato assegnato un Punto Verde denominato Pino Lecce.
Mentre la prima Pat attendeva da 6 anni per avere un’area alternativa a quella assegnata, nel frattempo non più disponibile, la nuova società omonima il 15 maggio del 2009 comunica al Comune di Roma di essere il soggetto concessionario del Pvq. L’11 giugno2009 il Comune di Roma riconosceva il cambio di assegnatario e il 10 maggio 2010le concedeva al posto di Pino Lecce un’area alternativa, molto più appetibile, di ben18 ettari, inviando però la lettera a un indirizzo sbaglia-to, ovvero alla cooperativa sociale Millenium, di Patrizia Allieri, già concessionaria dimolti Punti Verdi. L’esposto che poi Foschi presentò alla procura su questo e altri intrecci nella sostanza girava attorno all’ipotesi che ai Pvq sovrintendesse una sorta di “cupola nera” anche se fra i concessionari attuali si ravvisano alti soggetti di sinistra. Per tutto l’anno scorso il nostro e altri quotidiani denunciarono, soprattutto dopo il caso di Feronia, il rischio che il Comune dovesse subentrare nel debito dei concessionari nei confronti della Bcc per alcune centinaia di milioni di euro garantiti dal Campidoglio al 95% con fideiussione.
Ora pare che la magistratura si stia muovendo e che la stessa banca cominci a stringere i cordoni della borsa non solo sulla concessione di alti mutui, ma chiedendo il rientro dei ratei concordati con i concessionari, non pochi in grande difficoltà finanziaria. Stoppati i Pvq per force majeur emerge tutto lo spirito di iniziativa di Fabrizio Moro titolare di numerose società. Eccolo allora riapparire in un’altra operazione immobiliare che questa volta riguarda l’emergenza abitativa dove le attenzioni della politica non sono mai venute meno. Parliamo dell’area di circa otto ettari a Tor Cervara da destinare alla costruzione di alloggi per l’emergenza abitativa.
Agli inizi del 2008 (con l’amministrazione Veltroni),l’area passa da industriale a residenziale grazie a una variante urbanistica. La convenzione viene poi sottoscritta dall’allora direttore del dipartimento patrimonio e casa Raffaele Marra e le società MB sviluppo industriale spa e la Servizi & Servizi, entrambe facenti capo al dott.Giampaolo Bonazzi. Il 4 agosto del 2010 il Bonazzi che aveva la convenzione cede i diritti sull’area alla Parco Aniene, società consortile srl per 20 milioni ed è proprio in questa società consortile che il Moro appare con il 20% delle quote come secondo socio. L’operazione a questo punto si finanzia con un corrispondente prestito della Bpm che accende ipoteca sui terreni per 124 milioni, ma quando la Parco Aniene chiede ai soci il finanziamento dei 4.450.000 pro quota, l’unica a pagare è il socio riconducibile alla famiglia Salini.
La Fmg di Moro, una fra le tante che fanno capo a lui, è una società recente, probabilmente costituita ad hoc giusto giusto in tempo per entrare nell’affare. Il bello è che il Moro ci entra alla grande senza cacciare un euro, almeno sino ad oggi. Questa la sostanza e l’unica illazione possibile è che il Moro, consulente del Lucarelli tanti anni fa, è davvero forte, tanto forte da spaziare dai Pvq all’emergenza abitativa. Ovviamente dei lavori di costruzione del primo complesso immobiliare che dovevano iniziare lo scorso anno nemmeno l’ombra. Mentre i soldi,quelli si, continuano a girare.
Giuliano Longo
Punti verde, ombre e debiti - CINQUEGIORNI 27/3/2012
Punti verde, ombre e debiti
La vicenda dei punti verde qualità nasce con l'esposto alla Procura presentato nell'autunno del 2010 dal consigliere regionale Enzo Foschi sugli intrecci e passaggi societari sulle concessioni per queste strutture che facevano riferimento sempre e comunque a determinati gruppi. Ma l'inchiesta vera e propria nasce da una denuncia partita dallo stesso Dipartimento ambiente del Comune di Roma, sulla realizzazione del PVQ di Feronia di Lucia Mokbel, sorella di Gennaro finito in carcere per l'inchiesta Fastweb, e del parco di Spinaceto.
Come segnalato in diversi articoli di Cinque Giorni e da altri quotidiani, per la realizzazione delle aree verdi si gonfiavano i budget per lavori che in alcuni casi non sarebbero mai finiti o addirittura mai iniziati, sfruttando le garanzie fideiussorie del Comune per il 95% dei crediti erogati dalla BCC. Cadevano così sotto il mirino degli inquirenti altre situazioni fra le quali quella del parco di Spinaceto che hanno portato all'arresto dell'imprenditore Massimo Dolce che peraltro non apparirebbe mai ufficialmente come titolare diretto di alcun PVQ.
Queste aree nell'originario progetto di Rutelli avrebbero dovuto rappresentare, grazie ai finanziamenti erogati a particolari condizioni di favore, un’occasione per riconvertire aree verde destinate alla pubblica utilità con attrezzature ricreative, sportive e aree di ristoro, come per alcuni punti è effettivamente avvenuto, ma nei casi di evidente speculazione l'operazione finiva per costituire un business spesso oltre i limiti della liceità. Questo spiega l'arresto avvenuto questa mattina dell'architetto Stefano Volpe e della dottoressa Anna Maria Parisi, responsabili dei controlli e delle verifiche sullo stato avanzamenti lavori dei punti verdi in costruzione, ai quali corrispondeva regolarmente l'erogazione delle tranches di mutuo. Ultimamente pare che anche la Bcc abbia cominciato a stringere i cordoni della borsa in considerazione anche della difficoltà che numerosi concessionari di PVQ, anche “virtuosi”, registrano nel rimborsare all'istituto di credito le rate dei mutui contratti.
Anche se non è ancora nota la dimensione dell'affaire sotto il profilo finanziario si presume che l'esposizione della banca nei confronti dei concessionari si aggiri attorno a qualche centinaio di milioni di euro dei quali il Campidoglio potrebbe rispondere direttamente creando un danno erariale al Comune di dimensioni inusitate.
La vicenda dei punti verde qualità nasce con l'esposto alla Procura presentato nell'autunno del 2010 dal consigliere regionale Enzo Foschi sugli intrecci e passaggi societari sulle concessioni per queste strutture che facevano riferimento sempre e comunque a determinati gruppi. Ma l'inchiesta vera e propria nasce da una denuncia partita dallo stesso Dipartimento ambiente del Comune di Roma, sulla realizzazione del PVQ di Feronia di Lucia Mokbel, sorella di Gennaro finito in carcere per l'inchiesta Fastweb, e del parco di Spinaceto.
Come segnalato in diversi articoli di Cinque Giorni e da altri quotidiani, per la realizzazione delle aree verdi si gonfiavano i budget per lavori che in alcuni casi non sarebbero mai finiti o addirittura mai iniziati, sfruttando le garanzie fideiussorie del Comune per il 95% dei crediti erogati dalla BCC. Cadevano così sotto il mirino degli inquirenti altre situazioni fra le quali quella del parco di Spinaceto che hanno portato all'arresto dell'imprenditore Massimo Dolce che peraltro non apparirebbe mai ufficialmente come titolare diretto di alcun PVQ.
Queste aree nell'originario progetto di Rutelli avrebbero dovuto rappresentare, grazie ai finanziamenti erogati a particolari condizioni di favore, un’occasione per riconvertire aree verde destinate alla pubblica utilità con attrezzature ricreative, sportive e aree di ristoro, come per alcuni punti è effettivamente avvenuto, ma nei casi di evidente speculazione l'operazione finiva per costituire un business spesso oltre i limiti della liceità. Questo spiega l'arresto avvenuto questa mattina dell'architetto Stefano Volpe e della dottoressa Anna Maria Parisi, responsabili dei controlli e delle verifiche sullo stato avanzamenti lavori dei punti verdi in costruzione, ai quali corrispondeva regolarmente l'erogazione delle tranches di mutuo. Ultimamente pare che anche la Bcc abbia cominciato a stringere i cordoni della borsa in considerazione anche della difficoltà che numerosi concessionari di PVQ, anche “virtuosi”, registrano nel rimborsare all'istituto di credito le rate dei mutui contratti.
Anche se non è ancora nota la dimensione dell'affaire sotto il profilo finanziario si presume che l'esposizione della banca nei confronti dei concessionari si aggiri attorno a qualche centinaio di milioni di euro dei quali il Campidoglio potrebbe rispondere direttamente creando un danno erariale al Comune di dimensioni inusitate.
IL MESSAGGERO 27/3/2012
Truffa sui giardini gestiti dai privati
svolta nell’inchiesta della procura
Abuso e corruzione: nel mirino dei pm imprenditori e dirigenti comunali. L'indagine dopo l'esposto del consigliere Foschi
di Sara Menafra
ROMA - E’ alla stretta finale, l’inchiesta della procura di Roma sui Punti Verde Qualità del Comune. Nelle ultime settimane, si sono conclusi gli accertamenti dei pm Alberto Caperna, Nello Rossi, Giorgio Orano e Alberto Pioletti. E nelle prossime ore il quadro dovrebbe essere definitivamente chiaro.
L’indagine era partita alcuni mesi fa dall’esposto del consigliere regionale del Pd Enzo Foschi. Poi, dopo alcuni mesi di stasi, la svolta a gennaio scorso quando i magistrati hanno chiuso il cerchio su quattro persone, tra dirigenti comunali e imprenditori, per reati che vanno dall’abuso d’ufficio al falso e alla corruzione.
Secondo i pm romani, nell’assegnazione degli spazi pubblici ci sarebbero stati pesanti abusi sia da parte di alcuni dirigenti infedeli, sia per mano di imprenditori interessati all’assegnazione degli spazi.
Di certo, il progetto dei Punti Verde Qualità non ha mai funzionato come previsto. L’idea risale alla prima giunta Rutelli. Un’iniziativa tutto sommato semplice: affidare a imprenditori privati aree verdi di proprietà del Comune ma insufficientemente attrezzate o addirittura abbandonate. Gli imprenditori realizzano attrezzature e servizi - anche grazie alle fideiussioni bancarie garantite dall’amministrazione comunale - che a quel punto diventano di proprietà del Comune anch’esse. Ma ciascun imprenditore ha in usufrutto gratuito per 33 anni tanto le strutture quanto lo spazio in cui sono state realizzate, per gestire attività sportive o ricreative aperte al pubblico.
Il problema però è che molti di questi progetti non sono mai stati effettivamente conclusi. E il Comune, che si era fatto garante presso le banche, ci ha rimesso parecchi soldi.
I casi più clamorosi sono almeno tre. La vicenda che riguarda la Polisportiva Vigor Perconti, in zona Colli Aniene, che grazie alle garanzie del Comune ha ottenuto un mutuo per avviare i lavori. Soldi mai pagati e rimborsati dall’amministrazione pubblica alla banca per circa quattro milioni di euro. Poi c’è il caso dello spazio di Parco Feronia, affidato alla società di Lucia Mokbel, sorella dell’imprenditore Gennaro a giudizio per riciclaggio in un’altra inchiesta. L’azienda ha denunciato lavori per quindici milioni ma ne ha realizzati solo per sette. Infine, il caso del parco di Spinaceto che sarebbe riuscito ad ampliare l’area a disposizione dei privati grazie alla decisione di un ex direttore dell’Assessorato all’ambiente. Proprio la concessionaria dell’area parco di Spinaceto, la Maspen Center Sport srl, ha depositato una denuncia per tentata estorsione contro un imprenditore che avrebbe sostenuto di essere in grado di bloccare l’assegnazione se la Maspen non gli avesse venduto le proprie quote.
Il consigliere Pd autore della prima denuncia, Enzo Foschi, ha sempre sostenuto che «dodici punti verde sono riconducibili a parenti e amici dell’area politica di Antonio Lucarelli, il capo segreteria della giunta Alemanno». Che invece ha sempre smentito: «Tutte le assegnazioni risalgono alla giunta precedente».
Martedì 27 Marzo 2012 - 11:17 Ultimo aggiornamento: 11:20
svolta nell’inchiesta della procura
Abuso e corruzione: nel mirino dei pm imprenditori e dirigenti comunali. L'indagine dopo l'esposto del consigliere Foschi
di Sara Menafra
ROMA - E’ alla stretta finale, l’inchiesta della procura di Roma sui Punti Verde Qualità del Comune. Nelle ultime settimane, si sono conclusi gli accertamenti dei pm Alberto Caperna, Nello Rossi, Giorgio Orano e Alberto Pioletti. E nelle prossime ore il quadro dovrebbe essere definitivamente chiaro.
L’indagine era partita alcuni mesi fa dall’esposto del consigliere regionale del Pd Enzo Foschi. Poi, dopo alcuni mesi di stasi, la svolta a gennaio scorso quando i magistrati hanno chiuso il cerchio su quattro persone, tra dirigenti comunali e imprenditori, per reati che vanno dall’abuso d’ufficio al falso e alla corruzione.
Secondo i pm romani, nell’assegnazione degli spazi pubblici ci sarebbero stati pesanti abusi sia da parte di alcuni dirigenti infedeli, sia per mano di imprenditori interessati all’assegnazione degli spazi.
Di certo, il progetto dei Punti Verde Qualità non ha mai funzionato come previsto. L’idea risale alla prima giunta Rutelli. Un’iniziativa tutto sommato semplice: affidare a imprenditori privati aree verdi di proprietà del Comune ma insufficientemente attrezzate o addirittura abbandonate. Gli imprenditori realizzano attrezzature e servizi - anche grazie alle fideiussioni bancarie garantite dall’amministrazione comunale - che a quel punto diventano di proprietà del Comune anch’esse. Ma ciascun imprenditore ha in usufrutto gratuito per 33 anni tanto le strutture quanto lo spazio in cui sono state realizzate, per gestire attività sportive o ricreative aperte al pubblico.
Il problema però è che molti di questi progetti non sono mai stati effettivamente conclusi. E il Comune, che si era fatto garante presso le banche, ci ha rimesso parecchi soldi.
I casi più clamorosi sono almeno tre. La vicenda che riguarda la Polisportiva Vigor Perconti, in zona Colli Aniene, che grazie alle garanzie del Comune ha ottenuto un mutuo per avviare i lavori. Soldi mai pagati e rimborsati dall’amministrazione pubblica alla banca per circa quattro milioni di euro. Poi c’è il caso dello spazio di Parco Feronia, affidato alla società di Lucia Mokbel, sorella dell’imprenditore Gennaro a giudizio per riciclaggio in un’altra inchiesta. L’azienda ha denunciato lavori per quindici milioni ma ne ha realizzati solo per sette. Infine, il caso del parco di Spinaceto che sarebbe riuscito ad ampliare l’area a disposizione dei privati grazie alla decisione di un ex direttore dell’Assessorato all’ambiente. Proprio la concessionaria dell’area parco di Spinaceto, la Maspen Center Sport srl, ha depositato una denuncia per tentata estorsione contro un imprenditore che avrebbe sostenuto di essere in grado di bloccare l’assegnazione se la Maspen non gli avesse venduto le proprie quote.
Il consigliere Pd autore della prima denuncia, Enzo Foschi, ha sempre sostenuto che «dodici punti verde sono riconducibili a parenti e amici dell’area politica di Antonio Lucarelli, il capo segreteria della giunta Alemanno». Che invece ha sempre smentito: «Tutte le assegnazioni risalgono alla giunta precedente».
Martedì 27 Marzo 2012 - 11:17 Ultimo aggiornamento: 11:20
ANSA 27/3/2012 - SENZA PAROLE
NSA.it > Regioni > Lazio > News
Inchiesta punti verde Roma, quattro arrestati
Trenta perquisizioni eseguite in uffici del Comune
27 marzo, 10:57
(ANSA) - ROMA, 27 MAR - Perquisizioni negli uffici del Comune di Roma e quattro arresti nell'ambito dell'inchiesta sui Punti verde qualita'. La Guardia di Finanza ha eseguito almeno trenta ispezioni al Dipartimento ambiente ed in altri uffici comunali.
Quattro le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalle Fiamme Gialle: in carcere sono finiti Stefano Volpe, Massimo Dolce e Marco Bernardini, ai domiciliari invece Annamaria Parisi.
L'inchiesta e' partita da una denuncia del Dipartimento Tutela ambientale e del verde su alcuni presunti illeciti.(ANSA)
Inchiesta punti verde Roma, quattro arrestati
Trenta perquisizioni eseguite in uffici del Comune
27 marzo, 10:57
(ANSA) - ROMA, 27 MAR - Perquisizioni negli uffici del Comune di Roma e quattro arresti nell'ambito dell'inchiesta sui Punti verde qualita'. La Guardia di Finanza ha eseguito almeno trenta ispezioni al Dipartimento ambiente ed in altri uffici comunali.
Quattro le ordinanze di custodia cautelare eseguite dalle Fiamme Gialle: in carcere sono finiti Stefano Volpe, Massimo Dolce e Marco Bernardini, ai domiciliari invece Annamaria Parisi.
L'inchiesta e' partita da una denuncia del Dipartimento Tutela ambientale e del verde su alcuni presunti illeciti.(ANSA)
lunedì 26 marzo 2012
Parco di Spinaceto, minacce e querele Così volevano entrare nell' affare - Repubblica
Parco di Spinaceto, minacce e querele Così volevano entrare nell' affare
21 marzo 2012 — pagina 9 sezione: ROMA
MINACCE e ricatti. Nel mondo dei Punti Verdi arriva anche il giallo. La Maspen Center Sport srl, concessionaria dell' area del parco di Spinaceto, ha depositato una denuncia querela alla Procura per tentata estorsione. «Alcuni personaggi» afferma Massimo Dolce, consulente commerciale della società «ci avevano chiesto di entrare nel business dei Punti Verdi acquistando le quote della società e minacciando che, se i soci non avessero accettato la proposta, ci avrebbero scatenato contro il Comune, la banca e la Procura per non permettere di procedere con i lavori». E così nell' intricata vicenda di lavori fatturati e mai fatti, come nel caso del centro Feronia, oppure di mutui non pagati e per i quali il Campidoglio ha firmato fedejussioni,è la storia della concessionaria Perconti di via delle Vigne Nuove, oppure ancora di aree ampliate con una semplice decisione di un ex direttore dell' assessorato all' Ambiente, come a Spinaceto, ecco entrare anche le carte bollate in tribunale. L' esposto è di quattro pagine, nelle quali Claudio Testi, responsabile della concessionaria, racconta di una doppia visita di un ex socio e di un avvocato nelle stanze del direttore del Servizio Giardini Vallorosi, il 12 luglio e il 2 agosto dello scorso anno. Nel corso delle quali volano accuse verso la Maspene anche minacce di bloccare i finanziamenti della Banca di Credito cooperativo. Una pressione che Testi denuncia alla magistratura. Per il resto Dolce ribatte anche alle accuse mosse da un' interrogazione del Pd al sindaco. «La società Maspen Center Sport s.r.l. non è mia» afferma «ma di altri. Io svolgo, con regolare contratto, solo una consulenza di carattere commerciale». E ancora: «Non sono un imprenditore fallito: la Caffè Italiano è sì fallita nel 1998, ma io al momento del fallimento non ne ero più socio e prima partecipavo nella società come socio accomandatario, cioè senza rappresentanza e responsabilità societarie». Poi attacca: «Non vi è stato nessun ampliamento di 20 mila metri quadri del Punto Verde. Infatti quell' area è comunale, inserita con destinazione urbanistica a servizi per il municipio, per il mercato bisettimanale, nella delibera di consiglio comunale votata ad ottobre 2011. La struttura è stata realizzata grazie alla società concessionaria del Punto Verde in base a quanto previsto dall' art. 147 della legge sui lavori pubblici. E così si è sanata una situazione di abusivismo di un mercato non a norma, senza servizi igienici, senza rispetto delle norme di sicurezza e antincendio e senza un parcheggio per gli utenti. Tutto questo senza modificare l' importo complessivo previsto per il Punto Verde che era ed è rimasto di 15 milioni». Infine: «A Spinaceto non c' è stato nessun spianamento del depuratore dell' Acea, in quanto si trattava di un vecchio impianto di sollevamento dell' acqua non più funzionante dal 2009, che è stato prima bonificato dall' Acea stessa e poi, dopo la consegna dell' area, demolito». - PAOLO BOCCACCI
21 marzo 2012 — pagina 9 sezione: ROMA
MINACCE e ricatti. Nel mondo dei Punti Verdi arriva anche il giallo. La Maspen Center Sport srl, concessionaria dell' area del parco di Spinaceto, ha depositato una denuncia querela alla Procura per tentata estorsione. «Alcuni personaggi» afferma Massimo Dolce, consulente commerciale della società «ci avevano chiesto di entrare nel business dei Punti Verdi acquistando le quote della società e minacciando che, se i soci non avessero accettato la proposta, ci avrebbero scatenato contro il Comune, la banca e la Procura per non permettere di procedere con i lavori». E così nell' intricata vicenda di lavori fatturati e mai fatti, come nel caso del centro Feronia, oppure di mutui non pagati e per i quali il Campidoglio ha firmato fedejussioni,è la storia della concessionaria Perconti di via delle Vigne Nuove, oppure ancora di aree ampliate con una semplice decisione di un ex direttore dell' assessorato all' Ambiente, come a Spinaceto, ecco entrare anche le carte bollate in tribunale. L' esposto è di quattro pagine, nelle quali Claudio Testi, responsabile della concessionaria, racconta di una doppia visita di un ex socio e di un avvocato nelle stanze del direttore del Servizio Giardini Vallorosi, il 12 luglio e il 2 agosto dello scorso anno. Nel corso delle quali volano accuse verso la Maspene anche minacce di bloccare i finanziamenti della Banca di Credito cooperativo. Una pressione che Testi denuncia alla magistratura. Per il resto Dolce ribatte anche alle accuse mosse da un' interrogazione del Pd al sindaco. «La società Maspen Center Sport s.r.l. non è mia» afferma «ma di altri. Io svolgo, con regolare contratto, solo una consulenza di carattere commerciale». E ancora: «Non sono un imprenditore fallito: la Caffè Italiano è sì fallita nel 1998, ma io al momento del fallimento non ne ero più socio e prima partecipavo nella società come socio accomandatario, cioè senza rappresentanza e responsabilità societarie». Poi attacca: «Non vi è stato nessun ampliamento di 20 mila metri quadri del Punto Verde. Infatti quell' area è comunale, inserita con destinazione urbanistica a servizi per il municipio, per il mercato bisettimanale, nella delibera di consiglio comunale votata ad ottobre 2011. La struttura è stata realizzata grazie alla società concessionaria del Punto Verde in base a quanto previsto dall' art. 147 della legge sui lavori pubblici. E così si è sanata una situazione di abusivismo di un mercato non a norma, senza servizi igienici, senza rispetto delle norme di sicurezza e antincendio e senza un parcheggio per gli utenti. Tutto questo senza modificare l' importo complessivo previsto per il Punto Verde che era ed è rimasto di 15 milioni». Infine: «A Spinaceto non c' è stato nessun spianamento del depuratore dell' Acea, in quanto si trattava di un vecchio impianto di sollevamento dell' acqua non più funzionante dal 2009, che è stato prima bonificato dall' Acea stessa e poi, dopo la consegna dell' area, demolito». - PAOLO BOCCACCI
Iscriviti a:
Commenti (Atom)
Andrea Ciabocco "Vi racconto come è stato ucciso un bel sogno" - Il Quotidiano del Litorale
http://www.ilquotidianodellitorale.it/parco-della-madonnetta-andrea-ciabocco-vi-racconto-ucciso-un-bel-sogno-video/
-
Esiste un documento del dicembre 2016 che recita "dall'esame della documentazione fornita e dalle verifiche effettuate in relazion...
-
QUESTO E' L'ARTICOLO INTEGRALE DI CORRADO ZUNINO SU REPUBBLICA DEL 18/12/2015. L'EX SINDACO MARINO CI DOVREBBE SPIEGARE C...
-
Sport e attività fisica in Italia: i numeri del Piano Nazionale per la Promozione dell’Attività Sportiva Il Piano Nazionale ha diffuso l...