Punti verde, ombre e debiti
La vicenda dei punti verde qualità nasce con l'esposto alla Procura presentato nell'autunno del 2010 dal consigliere regionale Enzo Foschi sugli intrecci e passaggi societari sulle concessioni per queste strutture che facevano riferimento sempre e comunque a determinati gruppi. Ma l'inchiesta vera e propria nasce da una denuncia partita dallo stesso Dipartimento ambiente del Comune di Roma, sulla realizzazione del PVQ di Feronia di Lucia Mokbel, sorella di Gennaro finito in carcere per l'inchiesta Fastweb, e del parco di Spinaceto.
Come segnalato in diversi articoli di Cinque Giorni e da altri quotidiani, per la realizzazione delle aree verdi si gonfiavano i budget per lavori che in alcuni casi non sarebbero mai finiti o addirittura mai iniziati, sfruttando le garanzie fideiussorie del Comune per il 95% dei crediti erogati dalla BCC. Cadevano così sotto il mirino degli inquirenti altre situazioni fra le quali quella del parco di Spinaceto che hanno portato all'arresto dell'imprenditore Massimo Dolce che peraltro non apparirebbe mai ufficialmente come titolare diretto di alcun PVQ.
Queste aree nell'originario progetto di Rutelli avrebbero dovuto rappresentare, grazie ai finanziamenti erogati a particolari condizioni di favore, un’occasione per riconvertire aree verde destinate alla pubblica utilità con attrezzature ricreative, sportive e aree di ristoro, come per alcuni punti è effettivamente avvenuto, ma nei casi di evidente speculazione l'operazione finiva per costituire un business spesso oltre i limiti della liceità. Questo spiega l'arresto avvenuto questa mattina dell'architetto Stefano Volpe e della dottoressa Anna Maria Parisi, responsabili dei controlli e delle verifiche sullo stato avanzamenti lavori dei punti verdi in costruzione, ai quali corrispondeva regolarmente l'erogazione delle tranches di mutuo. Ultimamente pare che anche la Bcc abbia cominciato a stringere i cordoni della borsa in considerazione anche della difficoltà che numerosi concessionari di PVQ, anche “virtuosi”, registrano nel rimborsare all'istituto di credito le rate dei mutui contratti.
Anche se non è ancora nota la dimensione dell'affaire sotto il profilo finanziario si presume che l'esposizione della banca nei confronti dei concessionari si aggiri attorno a qualche centinaio di milioni di euro dei quali il Campidoglio potrebbe rispondere direttamente creando un danno erariale al Comune di dimensioni inusitate.
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