LA GRANDE TRUFFA: esplode lo scandalo dei Punti verde
Fatture false a fronte di crediti facili garantiti dal Campidoglio
LA GRANDE TRUFFA: esplode lo scandalo dei Punti verde
Una truffa di un milione e trecentomila euro quella che ha mandato ieri in carcere alcuni funzionari e businessman dei Punti verde qualità, a seguito dell’inchiesta che ha portato all’esecuzione di quattro misure di custodia cautelare disposte dal gip Bernadette Nicotra per l’architetto del Comune Stefano Volpe e gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini, mentre agli arresti domiciliari Anna Maria Parisi (architetto dello stesso ufficio).
I due imprenditori sono amministratori di fatto della Maspen Center Sport srl, società concessionaria del Comune per la realizzazione del Pvq “Parco Spinaceto” del quale ebbe modo di scrivere anche questo giornale il 10 gennaio scorso. Nel frattempo i finanzieri del nucleo di polizia tributaria e del I Gruppo del provinciale eseguivano 19 decreti di perquisizione presso uffici e società. Truffa aggravata ai danni del Comune di Roma e abuso delle proprie funzioni, falso ideologico e materiale, corruzione, sono i reati ipotizzati. L’inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Nello Rossi e Alberto Caperna, aveva preso il via dalle denunce presentate alla magistratura dall’architetto Annunziato Seminara, titolare della Euroimpresa, e dall’imprenditore Sergio Cerqueti, titolare della Tecma, accortisi che sui conti correnti aziendali erano state convogliate, a loro insaputa, somme di denaro corrisposte dal Credito Cooperativo a titolo di mutuo per dei lavori sul Punto verde Spinaceto e che Dolce e Bernardini intendevano così distrarre dalla loro destinazione. Dalle indagini è emerso che Dolce e Bernardini, attraverso altre due società a loro riconducibili, avevano emesso fatture false e compilato “stati di avanzamento lavori” (SAL), per lavori mai eseguiti presso quel Pvq.
Tale documentazione era stata presentata alla competente unità operativa del Comune di Roma, dove i pubblici funzionari Stefano Volpe e Anna Maria Parisi avevano rilasciato i nulla osta al pagamento, autorizzando così la Banca di Credito Cooperativo di Roma all’erogazione dei primi due mutui, ammontanti a circa un milione e 778mila euro e 463mila euro. A fronte di tale importo sarebbe stato effettuato soltanto un movimento terra e una parziale costruzione dell’area destinata al mercato rionale, per un controvalore stimato in 700mila euro. In cambio del loro intervento, Volpe e Parisi avrebbero ricevuto dai due imprenditori somme di denaro e altri doni quali auto, smartphone e televisori. Altre irregolarità sono stati individuate anche in relazione alla realizzazione dei Punti verde qualità “Tor Sapienza” e “Parco Feronia”. L’impressione tuttavia è che l’inchiesta in corso possa allargarsi a macchia d’olio soprattutto dopo la notizia diffusa nella tarda serata di ieri che ci sono anche Lucia Mokbel e il marito tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sui Punti verde di qualità. Lucia Mokbel, sorella dell’uomo d’affari Gennaro finito in carcere nell’ambito delle indagini su Fastweb e Telecom Italia Sparkle, è la titolare della società “Luoghi del Tempo” assegnataria della concessione del Parco Feronia. La sede della società è stata ieri perquisita dalla guardia di finanza. Nel decreto di perquisizione si contestano i reati di truffa e corruzione e non si ipotizza allo stato una convocazione in Procura per essere interrogati.
Ma facciamo un passo indietro. Già nell’autunno del 2010 il consigliere regionale Enzo Foschi aveva presentato alla Procura un esposto sugli intrecci e i passaggi societari relativi a concessioni di Pvq che riportavano sempre e comunque a determinati gruppi, uno dei quali riconducibile, almeno sino alla fine degli anni ‘90, all’attuale segretario del sindaco Antonio Lucarelli, che si affrettava a smentire e querelare. Alla fine dello scorso anno lo stesso Dipartimento ambiente del Comune di Roma presentava alla Procura un esposto sulla realizzazione del Pvq di Feronia concesso alla “Luoghi del tempo” di Lucia Mokbel. A questo punto la vicenda dei Pvq finisce sulla stampa. L’inchiesta di Cinque Giorni dimostrerebbe ad esempio che nel caso più eclatante di Parco Feronia si sarebbero gonfiati i costi per la realizzazione dei Pvq addirittura per svariati milioni. Mentre, accertato lo stato di avanzamento lavori (Sal) dal Volpe e dalla Parisi, la Bcc si sarebbe affrettata ad erogare i corrispondenti finanziamenti alla concessionaria Luoghi del Tempo garantiti per tutti dal Campidoglio con una fideiussione del 95% del credito erogato. Così alcune di quelle aree che nell’originario progetto di Rutelli dovevano rappresentare aree verdi attrezzate destinate alla pubblica utilità, hanno potuto trasformarsi in un vero e proprio bengodi di liquidità a costo zero o quasi.
Certo ci sono anche molti Pvq virtuosi e funzionanti, arricchiti da strutture sportive, ricreative e di ristoro, ma anche in molti di questi casi gli imprenditori faticano a restituire le rate di mutuo e molti concessionari sono addirittura in gravi difficoltà. Una tensione finanziaria diffusa che negli ultimi tempi (meglio tardi che mai) avrebbe messo in allarme la stessa BCC esposta per alcune centinaia di milioni di euro. D’altra parte se non si preoccupa il comune dell’eventuale enorme danno erariale da lui garantito al 95%, perché dovrebbe farlo la banca? Ma alla fine di questa pericolosa fiera alcuni fatti sono inoppugnabili: se i controlli della commissione fossero stati accurati, e non solo da oggi, casi come quello di Feronia e Spinaceto non sarebbero esplosi, così come prima o poi esploderà quello della Vigor Perconti che le rate non le versa da tempo e le cui strutture rischiano il sequestro. Il secondo elemento è che le concessioni di molti Pvq si sono in qualche modo verticalizzate tanto che oltre a Dolce e Lucia Mokbel ricorrono spesso i nomi del di lei marito, l’ingegner Scarrozza direttore ai lavori a Feronia e quelli di altri imprenditori, non ultimo Fabrizio Moro. Infine sino all’inizio dello scorso anno se le concessioni dovevano essere revocate per motivi vari, i concessionari di quelle venivano compensati con la concessione di aree ancor più vantaggiose. Ora la bomba del danno erariale per il Comune potrebbe esplodere anche per i concessionari “virtuosi”, che oggi si affrettano a chiedere una soluzione “politica”: ovvero il prolungamento (secolare?) della concessione e il pagamento dei soli interessi almeno per un bel po’. Così dallo svago si rischia di passare al disastro come di solito accade quando si intrecciano soldi e pubblica amministrazione, a danno ovviamente del solito Pantalone.
Giuliano Longo
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