Lavoro sportivo e sindacati....

Alla luce della prossima Riforma dello Sport registriamo un enorme iperattività da parte dei sindacati che, grazie al Covid, hanno scoperto, e non solo loro, che in Italia il lavoro sportivo esiste solo per pochi e che la maggior parte di chi lavora nello sport lo fa senza le più elementari tutele. Purtroppo è evidente che chi dei sindacati si avvicina, spesso per la prima volta, al complesso mondo dello sport brancoli nel buio e riesca a malapena a districarsi in un mondo per lui alieno. In questi giorni 2 diverse proposte a firma di distinte sezioni dei 3 sindacati confederali sono state presentate e questo denota l'enorme confusione attuale in mancanza di strutturati ORGANISMI DI BASE che avrebbero potuto descrivere la situazione in maniera più reale. Purtroppo i lavoratori sportivi mai si sono strutturati in ORGANISMI rappresentativi quasi non avessero nulla da rappresentare. Niente di più falso. La situazione lavorativa nello sport è in una condizione di totale mancanza, lo ripeto, dei diritti più elementari e fondamentali!
I sindacati che mai si sono interessati al problema oggi comprendono che la platea dei lavoratori sportivi, un milione o giù di lì, potrebbero essere una enorme quantità di nuovi iscritti e quindi ci si buttano a capofitto cominciando a comprendere qualcosa, veramente poco.
Fanno riferimento a un contratto nazionale che vedeva da una parte i sindacati e dall'altra la Confederazione dello Sport che rappresenta un percentuale irrisoria delle più di 72.000 associazioni sportive che operano nel territorio nazionale.
Fanno riferimento a un socio della Confederazione dello Sport, l'ASC, che è un Ente di Promozione Sportiva che non sappiamo come possa ergersi a rappresentante dei datori di lavoro.
Tanta confusione e superficialità per non parlare dei contenuti che analizzerò in un prossimo post.