mercoledì 30 luglio 2014

Il Tempo 30/07/2014 - Il Campidoglio rischia il crac con i mutui dei «Punti verde»

Il Campidoglio rischia il crac con i mutui dei «Punti verde»

Per il Comune un'esposizione da 360 milioni di euro

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A pagina 59 della relazione sul bilancio consuntivo approvato dal Comune di Roma il 26 giugno scorso c'è una notizia che dovrebbe togliere il sonno a Ignazio Marino. «L'amministrazione», è scritto nel documento, «potrebbe essere chiamata, in qualità di garante, a far fronte a richieste di pagamento fino a 19 milioni di euro annui». Poche righe asciutte, per dire che tra le mani del sindaco in carica rischia di esplodere a breve la tormentata vicenda dei Punti Verde Qualità.
Il progetto era stato partorito da Rutelli nel 1995: 75 aree verdi da riqualificare dandole in affidamento gratuitamente (per 33 anni) ai privati per la manutenzione in cambio della possibilità di realizzare attività commerciali. Da allora, per garantire l'investimento e i mutui di chi rilevava i PVQ messi a bando, le amministrazioni di destra e sinistra hanno ampliato allegramente le fidejussioni con le banche fino a raggiungere la cifra monstre di 408,7 milioni di euro. Adesso, complice la crisi economica che ha fermato i cantieri e le inchieste che nel 2012 hanno sradicato la struttura incaricata di gestire il progetto, ci sono almeno 30 concessionari in grave sofferenza economica. E un Comune dalle casse già dissestate che rischia di dover iniziare a versare alle banche - per le rate rimaste scoperte - decine di milioni di euro ogni anno. Finora l'unica iniziativa assunta dal comune è stata l'istituzione ad aprile di un «ufficio straordinario di scopo» per i PVQ, guidato da Giovanni Serra. Il quale, a maggio, ha prodotto una relazione con cifre allarmanti.
«Rispetto a un'ipotetica esposizione finanziaria di 360 milioni di euro - è scritto - risultano incagliati mutui per 233 milioni di euro per i quali le banche hanno richiesto richiesto l'intervento a garanzia dell'amministrazione». Serra però propone anche delle soluzioni.
A inizio 2014 il Tar, giudicando il ricorso di uno dei gestori di PVQ, ha per esempio stabilito che questi ultimi sono da considerare dei veri e propri concessionari di lavori pubblici. E dunque, in base alla legge 163 del 2006, hanno diritto alla revisione del piano economico finanziario con le banche visto che la crisi economica e altre variabili intervenute nel frattempo (compresa la paralisi amministrativa seguita all'inchiesta giudiziaria su Punti Verde) hanno modificato le condizioni originarie del patto tra committente e concessionario. Serra ha subito scritto alla ragioneria del Comune per segnalare questa possibilità, ma non si è mossa foglia.
I tecnici del Campidoglio e del ministero dell'Economia hanno anche proposto di scaricare i mutui accesi prima di aprile 2008 sulla «gestione commissariale per il rientro del debito pregresso» istituita subito dopo l'avvento di Alemanno alle prese con il maxi buco lasciato da Veltroni. In questo modo il comune di sgraverebbe di 130 milioni di euro.
L'ultima opzione proposta da Serra è quella di ridurre l'esposizione finanziaria verso le banche «ricontrattando i tempi e le modalità di rientro dell'esposizione stessa, contestando agli istituti finanziatori la mancanza di un'adeguata istruttoria alla sostenibilità dei piani economico finanziari allegati alla richiesta di mutuo». «La responsabilità delle banche", aggiunge Serra, "appare determinante in tutta la sua gravità".
Oggi l'associazione Punti Verde Qualità, che riunisce molti concessionari (quelli in pieno esercizio sono per ora 18) ha convocato una conferenza stampa per ribadire un concetto: le inchieste giudiziarie che hanno smascherato la corruzione e gli intrallazzi di alcuni imprenditori e amministratori nella gestione dei PVQ non possono distruggere il futuro di chi ha seriamente creduto nel progetto. Esistono delle soluzioni per evitare il collasso dei concessionari, con ricadute occupazionali e per le casse comunali potenzialmente disastrose. «Peccato - dicono all'associazione PVQ -che di fronte a questa prospettiva il comune abbia scelto la linea dell'immobilismo totale».
Martino Villosio

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