LETTERA APERTA AI DIRIGENTI DI ROMA CAPITALE:
IL RUOLO A SERVIZIO DELLA COMUNITÀ CITTADINA
E L’ORGOGLIO DI APPARTENENZA AD UNA ISTITUZIONE DEMOCRATICA
I fatti sono noti e per
fortuna una stampa attenta ne ha preso cognizione.
I dirigenti di Roma
Capitale ed in particolare quelli assegnati al Dipartimento Patrimonio hanno
ricevuto da un Vice Procuratore della Corte dei Conti 140 atti di citazione e
si prevedono altri 700 atti.
I dirigenti presi di mira,
secondo il Procuratore avrebbero omesso di sfrattare e di pretendere il canone di mercato
da tutte le associazioni alle quali, nel rispetto dei vigenti regolamenti
comunali, erano stati assegnati beni immobili del Comune per lo svolgimento di
attività coerenti con gli interessi pubblici perseguiti dalla stessa
Amministrazione.
L’aggressione del Vice
Procuratore si è sviluppata con inviti e diffide ad operare sfratti e a
pretendere milioni di euro, con relativi arretrati, pena la citazione per danno
erariale nei confronti dei dirigenti riottosi a recepire i “suggerimenti” dello
stesso Procuratore.
Il Governo della città è
rimasto passivo ed ha accettato che un Procuratore
della Corte dei Conti operasse scelte di esclusiva competenza dell’istituzione
comunale.
A fronte di una situazione,
che offende ed umilia l’istituzione democratica attraverso forme di
persecuzione di singoli dirigenti seri e rispettati, nessuna
organizzazione sindacale ha
dato segno di vita: encefalogramma piatto.
Altrettanto grave è il
comportamento degli altri dirigenti comunali che, per paura o quieto vivere,
hanno omesso qualsiasi iniziativa nei confronti del Sindaco degli Assessori e
del Consiglio Comunale. Neppure un volantino di protesta.
Le scriventi associazioni,
destinatarie dei provvedimenti di sfratto e di richieste economiche, assurde
prima che illegittime, hanno deciso di fare chiarezza e contrastare abusi e
sopraffazioni.
Ma diciamo anche, che non
apprezziamo una dirigenza burocratica, impaurita e
priva del senso delle istituzioni, che abdica al dovere-potere di operare
scelte.
Si avverte la necessità di
una burocrazia nuova, preoccupata non solo di aggiustamenti
stipendiali o incarichi fuori busta, ma capace di confrontarsi a viso aperto
con altri poteri pubblici e con la società civile nel rispetto di regole chiare
e partecipate.
Questo è un diritto civile
dei cittadini che pagano gli stipendi ai dipendenti pubblici e pretendono
schiene dritte verso tutte le articolazioni istituzionali compresi i
magistrati.
È impellente la necessità
di ricostituire una fiducia, oggi compromessa e purtroppo
produttiva di danni sempre più gravi.
Anche se avvertiamo come
un’ingiuria nei confronti della comunità forme di persecuzione arroganti ed
abusive sotto il falso schermo di un presunto danno erariale nei confronti di singoli
dirigenti, non staremo dalla vostra parte se non sarà dimostrato nei fatti il
sentimento dell’onore di servire la collettività.
Nessun commento:
Posta un commento