martedì 8 aprile 2014

Il Tempo 6/4/2014 - Nuove gare sostenibili per rimettere ordine ai punti verde qualità

Nuove gare sostenibili per rimettere ordine ai punti verde qualità

Pambianchi (Fiis): subito un tavolo con Comune, imprenditori e sindacati

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«La questione dei punti verde qualità e dei loro centri sportivi, va risolta presto per porre ordine al settore ed eliminare le enormi distorsioni esistenti, rimettendo per esempio in gara le aree, ma con vere condizioni sostenibili». Così esordisce Cesare Pambianchi di Confcommercio e presidente della Federazione degli Imprenditori di Impianti Sportivi (Fiis), in merito al disastro del Maximo Green su via di Casal Boccone. L'imprenditore lancia un appello al Comune e agli assessori comunali Estella Marino e Luca Pancalli affinché si formi un tavolo che riunisca anche gli imprenditori del settore e i sindacati dei lavoratori che operano nelle strutture sportive e dei punti verde qualità.
«Le idee migliori e più sicure vengono dal confronto - sottolinea Pambianchi - Il problema è conosciuto da tempo. I punti verde qualità erano in origine 75, si fece un elenco e poi, in un meccanismo di spartizione politica di questi terreni da recuperare al degrado, circa 50 furono affidati a privati: ben pochi i veri operatori dello Sport. L'idea di base poteva essere giusta. Fortunatamente però ne furono fatti solo una quindicina».
«Furono creati mutui agevolati quindicinali dati dal Credito sportivo, garantiti dal Credito Cooperativo - dice l'esponente di Confcommercio - che, a sua volta, secondo i regolamenti dei punti verde qualità, chiedeva agli operatori che prendevano in carico l'area una garanzia pari, allora, al 10%, poi ridotta al 5. Il resto della garanzia era a carico del Comune. Quest'ultimo quindi con una fideiussione garantiva il Credito Cooperativo che a sua volta garantiva il Credito Sportivo. In questa catena di Sant'Antonio sono venuti fuori progetti in gran parte faraonici quando non folli: il finanziamento era totale, il realizzatore delle strutture aveva campo libero. In economia era, a dir poco, un caso anomalo. Rischio limitato al minimo con progetti giganteschi e, a volte, con distorsioni gravi: mi finanziano 100, se li spendo tutti va bene; se ne spendo fino a 90 o 80 ne intasco 10 o 20». «I progetti realizzati si basavano su business plan sballati, incardinati su proiezioni assurde, per esempio, sul numero di iscritti potenziali. Numeri irreali spiegavano che si poteva pagare il mutuo e pure guadagnare - prosegue - Business plan che anche se esaminati da un ragazzo di terzo ragioneria sarebbero apparsi falsati. Nella realtà, tanto per dirne una, non si raggiungeva il numero di iscritti previsto. I peccati originali sono stati molteplici, dalla spartizione, alla copertura totale-spropositata-i progetti sovradimensionati non sostenibili da un rientro vero. Così i mutui non furono pagati e sorsero enormi difficoltà di gestione. Oggi l'ennesimo caso, quello del Maximo Green. Il Comune, sul discorso punti verdi qualità, si ritrova col problema sociale e con quello economico pari a un'esposizione di 350 milioni in fideiussioni a rischio. Il tutto ha creato anche concorrenza sleale nei confronti di operatori privati che hanno iniziato con le loro sole risorse».
«Un privato, con i soldi propri, non avrebbe mai fatto un impianto come quello del Maxi Green - conclude Pambianchi - perché sono strutture di difficile conduzione e realizzabilità dell'investimento non raggiungendo il dovuto rendimento».
Giuseppe Grifeo

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