giovedì 10 gennaio 2013

Corriere della Sera 9/1/2013 - La legge sugli stadi privati, una scelta di campo Il disegno di legge a fine legislatura viene fermato in Senato -



La legge sugli stadi privati, una scelta di campo
Il disegno di legge a fine legislatura viene fermato in Senato -
Michele Buono

“Disposizioni per favorire la costruzione e la
ristrutturazione di impianti sportivi anche a sostegno
della candidatura dell’Italia a manifestazioni sportive di rilievo
europeo o internazionale”. Questo il titolo del disegno di legge
che nasce nel 2009 e viene praticamente messo da parte il 21
dicembre in Senato.
Si rammarica Giancarlo Abete – presidente della Figc –
«I primi mesi della nuova legislatura dovranno sciogliere il nodo
di una legge che sembrava arrivasse e non è mai arrivata,
creando così più danni che opportunità. Una legge che è a costo
zero per la comunità e che renderebbe più facili le procedure, nel
rispetto della tutela ambientale».
Ed è proprio questo ultimo passaggio il punto di
dissenso tra chi ha proposto il disegno di legge e chi si è
opposto. «La cosiddetta legge sugli stadi era un norma
pessima, un regalo a pochi grandi speculatori che con il pretesto
dello sport avrebbe portato cementificazione senza limiti né
regole».
Lo dicono i senatori Pd Roberto Della Seta, Francesco Ferrante e
Raffaele Ranucci dopo che il disegno di legge sugli stadi è stato
di fatto accantonato. «Noi per primi - affermano i parlamentari
Ecodem – vorremmo stadi più moderni e sicuri, ma questo non
ha nulla a che fare con il testo in discussione, che avrebbe
consentito a qualcuno di costruire interi quartieri fuori dalle
regole e dalle previsioni urbanistiche».
Insomma i dubbi nascono dalla facilità di procedure di cui parla
Abete che significano praticamente deroghe.
Del resto i dati oggettivi sono questi: deficit profondi delle
società calcistiche e, secondo le statistiche della Lega calcio, gli
introiti delle partite che rappresentano il 18 per cento dei bilanci
societari. Mentre i diritti televisivi valgono più del 50 per cento.
Servono quindi gli stadi per rimettere a posto i bilanci? O l’affare
sta nella parte immobiliare?
Si afferma che la legge sia a costo zero ma se, come
sospettano i suoi oppositori, gli stadi rappresentano solo un
cavallo di Troia per aumentare i pesi urbanistici di una città
aggiungendoci centri commerciali, negozi, alberghi è ancora a
costo zero?
Intanto a fine dicembre è stato siglato l’accordo tra il
presidente giallorosso Pallotta e il costruttore Parnasi
per la costruzione del nuovo stadio a Tor di Valle. La
legge sugli stadi non c’è e oggi, se si vogliono aumentare aree e
cubature, esiste solo uno strumento: l’accordo di programma
con il comune.
Si chiama urbanistica contrattata: io costruttore ti rimetto a
posto qualcosa nel quartiere e tu comune mi dai in cambio delle
deroghe.
Ma se nel frattempo con la nuova legislatura fosse
approvata una nuova legge sugli stadi, le deroghe
urbanistiche e ambientali potrebbero scattare in automatico e i
vantaggi della contrattazione potrebbero pendere verso i
proprietari di aree e immobili.
Michele Buono
9 gennaio 2013

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