Marconi, polo notatorio abbandonato:
piscina da 16 milioni già da buttare
di Elena Panarella
ROMA
- Doveva essere una struttura modernissima. Costruita lungo l’ansa del
Tevere, a pochi passi da viale Marconi e dall’Università Roma Tre.
Realizzata in occasione dei mondiali di Nuoto del 2009: oggi è completamente inutilizzata. Sullo stato di degrado e di abbandono in cui versa il Polo natatorio di Valco San Paolo, in carico all’Unità di Missione della Presidenza del Consiglio, c’è davvero poco da discutere. Basta guardarsi attorno per capire come stanno le cose: discariche abusive, insediamenti rom, campetti di calcio e una totale incuria. Un luogo spettrale e fatiscente con ancora impalcature e impianti che visto lo stato di degrado in cui si trovano andrebbero completamente risistemati.
Fuori non c’è nessun cartello che segnala l’inizio e la fine dei lavori, né tantomeno chi li gestisce. E i 16 milioni di euro spesi per questo gigantesco monumento, sono diventati «l’ennesimo simbolo dello spreco italiano», tuonano i residenti. Risultato: due piscine coperte non ancora ultimate, una piscina all’aperto completamente abbandonata, una palestra inagibile e una sala per le conferenze da terminare. Le rassicurazioni sulla previsione dei tempi dei lavori di completamento dell’opera, ferma da quasi tre anni, sono state totalmente disattese.
VIETATO L’ACCESSO
«Omertà e disprezzo delle regole», tuona il presidente dell’XI Municipio, Andrea Catarci, arrivato davanti alla struttura con i vigili urbani per verificare lo stato dei lavori. «Non ci sono altre espressioni per definire il comportamento di Palazzo Chigi in relazione alla vicenda di questo luogo - aggiunge il minisindaco - costato milioni e milioni di euro, in funzione un mese e poi abbandonato al degrado. Siamo di fronte, a un cantiere che lavora senza farsene accorgere da nessuno da mesi, al punto da non esibire neanche una tabella con le basilari e necessarie informazioni previste dalla normativa. Un cantiere che ha pretese di extraterritorialità rispetto all’Ente municipale e alla Polizia Giudiziaria». Dopo una serie di telefonate e di autorizzazioni negate al presidente del municipio e agli agenti di polizia giudiziaria dell’XI gruppo, è stato interdetto l’accesso «in nome della presunta attività di un cantiere che in realtà risulta da mesi del tutto immobile», spiegano i vigili.
IL COMUNE
Alessandro Cochi, delegato del sindaco allo Sport, sottolinea che le attività di completamento «sono di competenza esclusiva dell’Unità Tecnica di Missione, come disposto dall’Ordinanza del 2010. Abbiamo chiesto ripetutamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - mediante atti concreti e riunioni formali, l’ultima delle quali si è tenuta proprio nelle scorse settimane - di completare gli interventi. E finalmente è arrivata la notizia che sono riusciti ad individuare i fondi per il completamento della struttura. Il cantiere viene regolarmente sorvegliato dalla Federazione Italiana Nuoto».
I LAVORI
Quello che doveva essere l’edificio-paesaggio, con l’integrazione di spazi artificiali e naturali, oggi presenta sul suo tetto anziché l’erba e gli accorgimenti termici d’avanguardia, «un desolante aspetto che lo rende più simile all’asfalto», aggiunge Catarci. Un anno fa si registrarono problemi di instabilità strutturali, poi smentiti dalle successive verifiche di collaudo. Malgrado tutto questo però oggi non si vede luce.
Realizzata in occasione dei mondiali di Nuoto del 2009: oggi è completamente inutilizzata. Sullo stato di degrado e di abbandono in cui versa il Polo natatorio di Valco San Paolo, in carico all’Unità di Missione della Presidenza del Consiglio, c’è davvero poco da discutere. Basta guardarsi attorno per capire come stanno le cose: discariche abusive, insediamenti rom, campetti di calcio e una totale incuria. Un luogo spettrale e fatiscente con ancora impalcature e impianti che visto lo stato di degrado in cui si trovano andrebbero completamente risistemati.
Fuori non c’è nessun cartello che segnala l’inizio e la fine dei lavori, né tantomeno chi li gestisce. E i 16 milioni di euro spesi per questo gigantesco monumento, sono diventati «l’ennesimo simbolo dello spreco italiano», tuonano i residenti. Risultato: due piscine coperte non ancora ultimate, una piscina all’aperto completamente abbandonata, una palestra inagibile e una sala per le conferenze da terminare. Le rassicurazioni sulla previsione dei tempi dei lavori di completamento dell’opera, ferma da quasi tre anni, sono state totalmente disattese.
VIETATO L’ACCESSO
«Omertà e disprezzo delle regole», tuona il presidente dell’XI Municipio, Andrea Catarci, arrivato davanti alla struttura con i vigili urbani per verificare lo stato dei lavori. «Non ci sono altre espressioni per definire il comportamento di Palazzo Chigi in relazione alla vicenda di questo luogo - aggiunge il minisindaco - costato milioni e milioni di euro, in funzione un mese e poi abbandonato al degrado. Siamo di fronte, a un cantiere che lavora senza farsene accorgere da nessuno da mesi, al punto da non esibire neanche una tabella con le basilari e necessarie informazioni previste dalla normativa. Un cantiere che ha pretese di extraterritorialità rispetto all’Ente municipale e alla Polizia Giudiziaria». Dopo una serie di telefonate e di autorizzazioni negate al presidente del municipio e agli agenti di polizia giudiziaria dell’XI gruppo, è stato interdetto l’accesso «in nome della presunta attività di un cantiere che in realtà risulta da mesi del tutto immobile», spiegano i vigili.
IL COMUNE
Alessandro Cochi, delegato del sindaco allo Sport, sottolinea che le attività di completamento «sono di competenza esclusiva dell’Unità Tecnica di Missione, come disposto dall’Ordinanza del 2010. Abbiamo chiesto ripetutamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - mediante atti concreti e riunioni formali, l’ultima delle quali si è tenuta proprio nelle scorse settimane - di completare gli interventi. E finalmente è arrivata la notizia che sono riusciti ad individuare i fondi per il completamento della struttura. Il cantiere viene regolarmente sorvegliato dalla Federazione Italiana Nuoto».
I LAVORI
Quello che doveva essere l’edificio-paesaggio, con l’integrazione di spazi artificiali e naturali, oggi presenta sul suo tetto anziché l’erba e gli accorgimenti termici d’avanguardia, «un desolante aspetto che lo rende più simile all’asfalto», aggiunge Catarci. Un anno fa si registrarono problemi di instabilità strutturali, poi smentiti dalle successive verifiche di collaudo. Malgrado tutto questo però oggi non si vede luce.




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