giovedì 19 aprile 2012
CINQUEGIORNI 19/4/2012 - Barbaro interroga il ministro Severino sui Punti Verdi Qualità
Barbaro interroga il ministro Severino sui Punti Verdi Qualità
Per il parlamentare, se i fatti trovassero riscontro oggettivo, si tratterebbe di una truffa da centinaia di milioni di euro ai
danni della collettività ed anche del Campidoglio,di cui la Corte dei Conti dovrebbe essere informata.
L’onorevole Claudio Barbaro,deputato di Futuro e libertà, nella sua interrogazione al ministro della Giustizia dopo aver premesso i fini originari e la successiva storia dei PVQ,accenna all’inchiesta della procura di Roma «in base alla quale verrebbero riscontrati presunti illeciti correlati alla realizzazione e all’affido di alcune aree dei parchi romani da parte
dei privati, con la complicità di alcuni funzionari pubblici. I primi avrebbero gonfiato, sfruttando le garanzie
del comune, i budget per la realizzazione dei lavori che, in alcuni casi, non sarebbero mai finiti o addirittura
mai cominciati».
E aggiunge che se tali fatti trovassero riscontro oggettivo,si tratterebbe di una truffa da centinaia di milioni
di euro ai danni della collettività e anche del Campidoglio, di cui la Corte dei Conti dovrebbe essere
informata.
Detto questo,crive della vicenda di Massimo Boni che nel 2004 ha vinto l’appalto per il punto verde di via della Mendola
288, denunciando il comportamento illegittimo del suo socio Carlo Corsini e della moglie Letizia Cotrone.
«Si era infatti accorto che i costi del progetto per il punto verde sopra citato erano inspiegabilmente lievitati,
che esistevano fatture in numero maggiore rispetto ai contratti di appalto sottoscritti (che avevano
peraltro computi metrici estimativi gonfiati), e che vi erano pagamenti effettuati a fronte di lavori
mai eseguiti.
Il tribunale civile per ben sette volte dava ragione a Boni nel contenzioso contro i suoi soci, mentre in sede penale
veniva disposta l’archiviazione del caso». Barbaro sottolinea poi che nell’atto di archiviazione il pubblico
ministero Lina Cusano «riconosceva la fondatezza delle ragioni dell’imprenditore Boni, ma ritenendo
che si trattasse di una lite tra soci, chiedeva l’archiviazione,disposta dal giudice per le indagini preliminari
Silvia Castagnoli il 7 gennaio 2010. L’ordinanzastabiliva che, pur essendo attendibili le argomentazioni
di Boni, le doglianze dovevano essere ricondotte nella competente sede civile». Il riconoscimento
della fondatezza delle motivazioni dell’imprenditore nell’atto di archiviazione del 2010 ha
permesso al Boni di proporre l’azione civile per ottenere il risarcimento del danno 50 milioni di euro
sono stati richiesti. «Poiché gli avvisi di garanzia sono stati inviati nel gennaio 2008 – sottolinea il deputato
finiano - chiedo se il Governo ritenga di dover assumere iniziative ispettiv presso la procura della Repubblica di Roma ai fini
dell’esercizio dei poteri di competenza in relazione e alla luce dei fatti descritti in premessa
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