La sprecopoli dei centri sportivi Il Campidoglio ripiana pure i debiti
Il Comune di Roma incassa poche decine di migliaia di euro l’anno per le concessioni degli oltre 160 impianti sportivi di sua proprietà
Il Comune di Roma incassa poche decine di migliaia di euro l’anno per le concessioni degli oltre 160 impianti sportivi di sua proprietà, ma allo stesso tempo è costretto a farsi carico delle rate dei mutui nella veste di garante delle società che non riescono a onorare il proprio debito con il Credito Sportivo. Ammonterebbe a circa 10 milioni di euro, infatti, la quota che il Campidoglio starebbe tutt’ora pagando all’istituto di credito per «quattro o cinque soggetti» che negli anni hanno ottenuto prestiti per ammodernare gli spazi ottenuti in concessione, ma che poi per vari motivi hanno smesso pagare. Soldi che non sembrano esser stati contabilizzati in bilancio e che, in assenza di un piano di rientro ad hoc, potrebbero rappresentare un ulteriore buco nei conti pubblici.
FIDEIUSSIONI PER 50 MILIONI
Ma andiamo con ordine. Negli ultimi 15 anni il Campidoglio ha modificato i criteri di assegnazione dei propri impianti comunali. Non potendo spendere direttamente per ammodernarli tutti, ha legato le assegnazioni a due criteri fondamentali: un canone molto agevolato per i progetti di «sport sociale» e concessioni più lunghe per la ristrutturazione dei circoli. Questi lavori di restyling sono stati finanziati attraverso l’accesso a mutui contratti con il Credito Sportivo, di cui però il Comune di Roma si è fatto garante per il 95% dell’importo. Parliamo di un’esposizione fideiussoria totale di circa 50 milioni di euro. Un meccanismo simile, sebbene più ridotto, a quello che ha generato il buco dei Punti Verdi Qualità. Come rivelato a Il Tempo dall’attuale assessore allo Sport, Paolo Masini, infatti, alcuni club gestori presentavano progetti di ampliamento o miglioramento dei propri centri sportivi nei pressi della scadenza delle concessioni, lavori in molti casi «non richiesti», a cui però corrispondevano altrettanti prestiti con il Credito Sportivo e un potenziale nuovo indebitamento del Comune.
Ma andiamo con ordine. Negli ultimi 15 anni il Campidoglio ha modificato i criteri di assegnazione dei propri impianti comunali. Non potendo spendere direttamente per ammodernarli tutti, ha legato le assegnazioni a due criteri fondamentali: un canone molto agevolato per i progetti di «sport sociale» e concessioni più lunghe per la ristrutturazione dei circoli. Questi lavori di restyling sono stati finanziati attraverso l’accesso a mutui contratti con il Credito Sportivo, di cui però il Comune di Roma si è fatto garante per il 95% dell’importo. Parliamo di un’esposizione fideiussoria totale di circa 50 milioni di euro. Un meccanismo simile, sebbene più ridotto, a quello che ha generato il buco dei Punti Verdi Qualità. Come rivelato a Il Tempo dall’attuale assessore allo Sport, Paolo Masini, infatti, alcuni club gestori presentavano progetti di ampliamento o miglioramento dei propri centri sportivi nei pressi della scadenza delle concessioni, lavori in molti casi «non richiesti», a cui però corrispondevano altrettanti prestiti con il Credito Sportivo e un potenziale nuovo indebitamento del Comune.
IL REGALO AI GESTORI
Il risultato è che l’amministrazione comunale si trova a gestire una patata bollente. Ad agosto 2014 (quando assessore allo Sport era ancora Luca Pancalli) in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione, in Assemblea Capitolina passò extremis un emendamento che di fatto bloccava la revoca delle concessioni ai morosi (come da regolamento) e, anzi, dava la possibilità a questi ultimi di rateizzare il debito allungando così la durata dell’assegnazione dell’impianto. «La procedura di rientro – si legge alla fine dell’emendamento – potrà essere applicata anche nei confronti di altri concessionari considerati inadempienti per mancato pagamento dei ratei di mutuo, per i quali pendono procedure amministrative di revoca, non ancora perfezionate con l’emanazione del provvedimento conclusivo». Addirittura, una mozione datata 17 marzo 2014 e firmata dalla presidente della Commissione Sport, Svetlana Celli, e dai consiglieri Marco Palumbo (Pd) e Giovanni Quarzo (Fi) puntava alla sospensione del rimborso di parte dei mutui, alla loro rinegoziazione, alla trasformazione della concessione in «diritto di superficie» (ovvero una concessione di 99 anni) o perfino alla vendita degli impianti alle società assegnatarie. Il documento fu approvato ma, finora, mai applicato.
Il risultato è che l’amministrazione comunale si trova a gestire una patata bollente. Ad agosto 2014 (quando assessore allo Sport era ancora Luca Pancalli) in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione, in Assemblea Capitolina passò extremis un emendamento che di fatto bloccava la revoca delle concessioni ai morosi (come da regolamento) e, anzi, dava la possibilità a questi ultimi di rateizzare il debito allungando così la durata dell’assegnazione dell’impianto. «La procedura di rientro – si legge alla fine dell’emendamento – potrà essere applicata anche nei confronti di altri concessionari considerati inadempienti per mancato pagamento dei ratei di mutuo, per i quali pendono procedure amministrative di revoca, non ancora perfezionate con l’emanazione del provvedimento conclusivo». Addirittura, una mozione datata 17 marzo 2014 e firmata dalla presidente della Commissione Sport, Svetlana Celli, e dai consiglieri Marco Palumbo (Pd) e Giovanni Quarzo (Fi) puntava alla sospensione del rimborso di parte dei mutui, alla loro rinegoziazione, alla trasformazione della concessione in «diritto di superficie» (ovvero una concessione di 99 anni) o perfino alla vendita degli impianti alle società assegnatarie. Il documento fu approvato ma, finora, mai applicato.
LE RAGIONI DEI CONCESSIONARI
Ma quale interesse hanno le società sportive a contrarre mutui per poi non pagare il loro debito? A differenza dei Punti Verdi Qualità, infatti, il Comune resta in tutto e per tutto proprietario degli impianti sportivi dati in concessione, mentre i soggetti morosi gettano al vento la loro credibilità verso gli istituti di credito. L’impressione, stando a quanto racconta uno dei gestori morosi (che preferisce restare anonimo) è che il Comune non abbia pianificato bene la geografia delle concessioni. «È vero – sottolinea – ho pagato solo un quarto di quanto dovevo al Credito Sportivo. Ma ho finito per rimetterci, perché all’avanzare della crisi il Comune ha risposto dando altre concessioni e altri mutui, anche società gestite da personaggi molto importanti: la concorrenza in zona è aumentata ed io ho perso sponsor e clienti. Ci ho già rimesso tanto di mio: non ricomincerò a pagare finché con il Dipartimento Sport non si saranno chiariti diversi aspetti di tutta la vicenda».
Ma quale interesse hanno le società sportive a contrarre mutui per poi non pagare il loro debito? A differenza dei Punti Verdi Qualità, infatti, il Comune resta in tutto e per tutto proprietario degli impianti sportivi dati in concessione, mentre i soggetti morosi gettano al vento la loro credibilità verso gli istituti di credito. L’impressione, stando a quanto racconta uno dei gestori morosi (che preferisce restare anonimo) è che il Comune non abbia pianificato bene la geografia delle concessioni. «È vero – sottolinea – ho pagato solo un quarto di quanto dovevo al Credito Sportivo. Ma ho finito per rimetterci, perché all’avanzare della crisi il Comune ha risposto dando altre concessioni e altri mutui, anche società gestite da personaggi molto importanti: la concorrenza in zona è aumentata ed io ho perso sponsor e clienti. Ci ho già rimesso tanto di mio: non ricomincerò a pagare finché con il Dipartimento Sport non si saranno chiariti diversi aspetti di tutta la vicenda».
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