Pvq, i dolori degli “altri” concessionari
LO SCANDALO - Preoccupazione degli imprenditori non toccati dalle vicende giudiziarie emerse nei giorni scorsi
Era inevitabile che l'associazione dei concessionari dei punti verdi qualità levasse un grido di dolore per i suoi associati e più in generale per tutti i 17 concessionari che gestiscono realtà attive, ma anche per i nove in fase di completamento ed i 16 che hanno già pronti i progetti.
Per i 20 che attendono la delocalizzazzione, ovvero l'assegnazione definitiva dell'area avendo ottenuto la concessione, dubitiamo che si schiuda un avvenire radioso dopo lo scandalo esploso sui pvq. E di questo ha parlato ieri il presidente dell'associazione, Orlando Galimberti, in difesa del progetto originario che voleva riqualificare aree degradate liberando anche spazi verdi al pubblico. Soprattutto ha parlato in nome degli onesti, quelli che non sono stati coinvolti in vicende quali quella dell'imprenditore Massimo Dolce e dell'architetto Fabrizio Volpe.
Ma l'indagine della Procura in corso proietta un ombra sulla stessa sopravvivenza dei pvq attivi e sui loro 1200 dipendenti perché la Bcc ha stretto i cordoni della borsa e non eroga più i famosi crediti garantiti dal Campidoglio al 90/95%. «Ma - commenta Galimberti - dove erano i controlli della banca man mano che rogava le tranche dei mutui. Era sufficiente la firma dell'architetto Volpe sullo stato avanzamenti lavori o sarebbero stati necessari ulteriori controlli? In fondo- prosegue Galimberti- qualunque comune mortale quando chiede soldi alle banche rischia la vessazione fra carte e verifiche».
Ora anche il Comune vorrebbe fare chiarezza, come ha scritto l'assessore Marco Visconti in un messaggio all'assemblea, anzi, costituirà a breve una 'commissione di scopo' bipartisan e con i soggetti interessati. Anche i consiglieri Valeriani e Pelonzi del PD intendono muoversi per una revisione della normativa vigente, come peraltro da due anni chiedono i concessionari senza aver mai ricevuto risposta dal Comune. Eppure la faccenda è davvero grave perché se la ragioneria capitolina stima ad oggi l'esposizione fideiussoria del Comune in circa 90 milioni per le rate di mutuo non pagate, cosa potrebbe succedere per gli 280 milioni sino ad oggi? I concessionari vorrebbero una moratoria o un prolungamento dei tempi di restituzione dei mutui oggi a 15 anni, ma nessuno potrà, ad esempio, garantire il Campidoglio per quelle situazioni malsane quali Spinaceto sud o truffaldine quali il parco Feronia.
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Come al solito i cattivi lucrano ed i buoni pagano e fra i buoni ci siamo anche noi contribuenti. Eppure nell'introduzione di Galimberti abbiamo colto anche un'aspetto inquietante quando ha accennato a personaggi, non meglio identificati che si sono offerti di "dare una mano" ai concessionari o ai gestori degli impianti in difficoltà. Il che richiama la vicenda del tentativo di infiltrazione della 'nadrangheta sull'Olgiata Fitness all'interno dell'omonimo PVQ, riportato a suo tempo dalla stampa.
Evidentemente l'affare dei punti verde è ancora una partita interessante per chi vuol investire sia nella gestione degli impianti ma soprattutto nella costruzione delle strutture. Perché si tratterà pure di aree in abbandono o degradate, ma resta il fatto che sino ad oggi si è costruito su ben 120 ettari e se tanto ci da tanto, fra pvq da completare, progettati e da delocalizzare si potrebbe arrivare ad almeno il triplo. E anche se la proprietà di quelle aree rimane del Comune si tratta comunque di una delle più grosse operazioni immobiliari degli ultimi lustri. Qui sta la ciccia perché le concessioni durano 33 anni, probabilmente rinnovabili, anche se qualche concessionario oggi ne chiede il diritto di superficie con il quale si potrebbe forse alleggerire la posizione debitoria aumentando le garanzie offerte dai concessionari. Nel corso dell'assemblea aleggiava tuttavia un pesante interrogativo: perché il Campidoglio non è intervenuto prima per dare trasparenza, aggiornare e regolare tutta questa intricata matassa? Eppure era noto che gli esposti alla Procura risalgono al 2010, mentre l'anno successivo iniziarono gli accertamenti. Tutti sapevano e bisbigliavano sui favori ed il coinvolgimento degli uffici preposti dal Comune, ma non risulta che nessuno, tranne qualche coraggioso a rischio di querela, sia mai intervenuto con denunce circostanziate sull'operato di quegli stessi uffici. Lassaiz faire all'italiana o paura?
Giuliano Longo
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