Dopo il primo capitolo di questo secondo “Profilo di Roma”, dedicato al ridicolo, passiamo ai confronti con altri due spazi e Punti Verdi Qualità di Roma sud, che contrassegnamo come il buono ed il cattivo, ma non prima di fare alcune brevi considerazioni.
Come ho già scritto in un altro articolo, la città che amo si sta trasformando da metropoli più bella del mondo a città più comica del mondo, soprattutto per merito dei suoi cittadini.
Avrei preferito molto di più che la capitale fosse rimasta il luogo della campagna romana, anche del paesaggio del circo e dei broccoli, piuttosto che la città delle “ambite” e sopravvalutate villette a schiera, l’esempio edilizio più misero dal dopoguerra ad oggi proposto come il grande sogno della casa con giardino.
In altri parchi si pensa di mettere delle tecnologiche luci con i pannelli fotovoltaici piuttosto che curare un semplice ma funzionale giardino.
Prima di parlare del buono e del cattivo, due esempi di spazi pubblici che non sono poi così agli opposti estremi come li stiamo definendo, offriamo un confronto immediato con uno degli spazi pubblici destinati a verde comune più incredibili di Roma sud, il Punto Verde Qualità di Madonnetta, il “central park” di Acilia, che nonostante offra un verde di qualità complessiva medio bassa, mette in imbarazzo qualsiasi altro spazio del Municipio XIII grazie al suo generoso e lungimirante dimensionamento, dovuto all’attenta e corretta gestione di chi si è reso promotore dell’unico, forse, Punto Verde Qualità con bilancio attivo. Vi rimandiamo quindi ad un articolo molto interessante sul blog di Andrea Ciabocco (gestore del PVQ Madonnetta) che smaschera affari illegali e poco chiari legati alla gestione dei PVQ con il rischio di un mega buco finanziario che dovrà essere coperto dal Comune di Roma….
IL BUONO
Anche se nel Municipio XIII ci sono altri due Punti Verde Qualità di maggiore pregio, quello del Canale dello Stagno per qualità naturalistiche, e quello di Madonnetta per estensione generale e percentuale di superficie dedicata al verde contro quella dedicata ai servizi, non si può certo dire che l’esperimento del Punto Verde Qualità Parchi della Colombo, non sia positivo. Nato dal nulla in uno dei quartieri con casette e villette a schiera che tanto diluiscono la capitale nella campagna circostante creando un ibrido informe, Parchi della Colombo offre un centro commerciale all’aperto con una parte dedicata a parco vero e proprio. Non parliamo del centro commerciale, che offre oltre a negozi di abbigliamento vari anche una palestra, bar e ristoranti, ma concentriamo sulla qualità del parco. L’impatto estetico è sicuramente gradevole. Sono offerti percorsi snodati, in parte pavimentati ed in parte in sabbia, che circondano quello che dovrebbe essere il punto di richiamo del parco, una duna alta circa un metro e mezzo, sostenuta sui fianchi da una ricca associazione di cespugli di specie mediterranee dominate da pini domestici, cipressi ed olivi, che sinceramente trovo, oltre che scontati, disposti in maniera molto arbitraria. Il carattere generale degli spazi è da casale rustico, per merito dell’utilizzo di recinzioni in legno. Completano l’offerta agli utenti, l’immancabile percorso fitness con attrezzature colorate di rosso e blu e le generose aree gioco per bambini.
Nel complesso il parco è più che dignitoso, ma da meschini paesaggisti vogliamo dire al progettista, l’arch. Rolando Catalani, che sembra evidente il parco sia stato disegnato proprio da un architetto e non da un paesaggista. Crediamo che la scelta giusta delle specie mediterranee sia stata vanificata da una serie di scelte successive, stereotipi sul paesaggio che verrebbero considerati come banali da qualsiasi professionista che vive con passione il paesaggio. Comunque, ripeto, il risultato generale del progetto, compresa la parte del centro commerciale e dei parcheggi, è sicuramente di livello sufficiente a garantire un utilizzo piacevole ed appropriato da parte dei “clienti” del Punto Verde Qualità. Se poi confrontiamo questo PVQ con quello di Dragona, possiamo dire con certezza che Parchi della Colombo è un ottimo esemplare di spazio pubblico della periferia romana.
Alleghiamo un documento in PDF dell’Associazione Infernetto Ridens da cui abbiamo tratto alcune informazioni sul progetto.
IL CATTIVO
In verità giudichiamo cattivo non il parchetto annesso all’area commerciale Arcade situata sulla collina di Casal Bernocchi, un tempo naturale e panoramica, bensì crediamo sia da considerare negativa tutta la situazione. Innanzitutto la collina di Casal Bernocchi è stata investita da ben tre aggressioni edilizie. La prima, l’unica che ha lasciato un decente patrimonio edilizio, è quella della lottizzazione Ina Casa degli anni ’60, che ha prodotto un quartiere a misura d’uomo con differenti tipologie, da quella delle due torri che dominano il paesaggio del bacino fluviale sud del Tevere (la più gradevole delle quali disegnata da Del Debbio), a quella delle palazzine a tre piani disposte secondo il disegno generale del Perugini, senza dimenticare la bella stazione omonima del quartiere, realizzata tra ’60 e ’70. Le altre due fasi edilizie sono state quella spontanea degli anni ’70 e ’80, comune alla fase di abusivismo edilizio che ha interessato tutta la periferia di Roma, e l’ultima ancora in atto, che vede la proliferazione di quartierini con casine adornate di giardinetti lillipuziani, la più spregevole, secondo il mio modesto parere.
Il parchetto in questione è in realtà composto di due aree distinte, realizzate in tempi diversi da ditte diverse, una di bassissima qualità legata alla realizzazione del centro commerciale Le Arcade, e l’altra di qualità media, legata all’edificazione del quartierino, indicato come “comprensorio G3 Malafede”, e composto da 23 fabbricati ad uso residenziale, le già citate villette insomma. Della parte fronte centro commerciale si può dire solo che “cade” a pezzi nonostante i pezzi siano già a terra. Un percorso in materiale sintetico indicherebbe una squallida passeggiata tra pochi giovani sughere in forte sofferenza. Peccato, perché il parchetto è in posizione panoramica da cui è possibile scorgere anche il Tevere.
Del parchetto del comprensorio G3, ancora in costruzione ed al quale abbiamo acceduto attraverso un cancelletto aperto, possiamo testimoniare il piccolo sussulto che ci ha regalato durante la visita. L’opera è dovuta sicuramente alla sistemazione dello scorrimento delle acque meteoriche superficiali, obbligata dalla pendenza del fianco della collina. L’architetto Marco Fiorentino, a cui viene attribuito il progetto, sembra aver preso lo spunto da questa esigenza tecnica, per ottenere uno spazio comune che non si è fermato solo all’opera idraulica, ma, forse grazie alle già alte potenzialità della piccola gola incassata su cui giace il parco, ha ritenuto di procedere alla progettazione di un parchetto gradevole. Questo piccolo luogo romantico è quindi attraversato da piccoli canali di scolo tra cui insistono alberi di specie azonali tipiche delle aree umide, come il pioppo nero, a cui sono stati aggiunti, in maniera forzata ma non inappropriata a mio avviso, dei cipressi. Dichiaro di essermi divertito nel passeggiare dentro quest’area. Anche in questo caso dobbiamo però dire “peccato”, perché quest’area è nascosta solo nella parte più bassa, dominata da un quartiere che ha occupato tutta la parte panoramica.
Sarebbe possibile dunque arrivare a delle prime conclusioni sulla situazione e la tendenza nella realizzazione degli spazi pubblici della capitale nell’ultimo ventennio, ma aspettiamo di arrivare al terzo ed ultimo articolo del secondo “Profilo di Roma”. Lasciamo solo un indizio che dovrebbe farci riflettere: l’iniziativa privata sarà capace di consegnare a Roma una periferia degna finalmente della città più celebre d’Italia e forse del mondo?
Francesco Tonini
Nessun commento:
Posta un commento